a partire da un intervento di Marco Revelli

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a partire da un intervento di Marco Revelli

Come scrive Marco Revelli (https://www.tpi.it/opinioni/sardine-qualunquismo-sinistra-radicale-20191129506770/?fbclid=IwAR2K7FsywRYhsMoHo8wDr4XF4j7mcu2MoWDOfxH6ym5Bj_c3yxUM2uGSflM)faccio parte di quella “sinistra in preda a un disordine mentale culturale-politico” che va avanzando pur benevoli critiche a quel movimento spontaneo chiamato casualmente “sardine”.

Revelli aggiunge a sigillo della prima parte “sintetica” del suo intervento la frase “Scenario, verrebbe da dire, vagamente weimariano”. E che significa? Può questa accezione essere scaricata in senso negativo sulle forze di Sinistra? Ne dubito.

Allo stesso tempo proprio, concordando con quanto lui aggiunge in modo critico verso le

“tante sinistre, soprattutto quelle (ex) radicali, ognuna con i suoi fallimenti, le sue colpe nell’averli coltivati, i suoi atti mancati e le sue afasie, tutte sicuramente incapaci di opporre all’onda scura populista-sovranista la benché minima barriera, ma attivissime nel puntare indici accusatori (o in qualche caso medi offensivi) e loquacissime nel dispensare consigli e/o scomuniche.”

mi sento di confermare i miei giudizi ancor più negativi verso i proponenti, gli organizzatori, gli illusionisti di questo “popolo” chiamato “sardine”.

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Questi ultimi sono essenzialmente “figli di papà garantiti” né più né meno rispetto ai giovani di Valle Giulia apostrofati da Pier Paolo Pasolini (cosa avrebbe detto “oggi”?), che – se in buona fede – hanno dato il via ad un’operazione spontanea dilettantesca che ha avuto semplicemente il merito di chiamare a raccolta diverse forme associative o meno (molti singoli o gruppi formati da singoli) che avevano bisogno di dare sfogo pur se in modo pacifico alla loro rabbia repressa. Quelle piazze sono esclusivamente rappresentative di quella Sinistra borghese, antifascista ma vacua e timida, che, non più di quella parte che si pone criticamente, non è in grado di proporre unitariamente sbocchi risolutivi alle problematiche che sono state acuite dalle crisi degli ultimi decenni.
Sono “storicamente” anch’io critico (non intendo lasciare scettri ad altri “maitres à penser”) nei confronti di queste manifestazioni “di popolo” senza costrutti. E d’altra parte non è di certo “dal popolo” che dobbiamo attenderci le soluzioni. C’è un altissimo rischio di creare illusioni e di credere e far credere che, poichè si risponde con piazza” a “piazza”, il maggior numero possa significare maggiori consensi. Così come si rischia di delegare ruoli che sarebbero delle forze partitiche storiche e soprattutto antifasciste e “democratiche” (aver sperperato progressivamente il patrimonio della”Democrazia” è un vero e proprio crimine, dal riconoscimento e dal superamento del quale far ripartire una nuova “Storia”) affidando funzioni inusuali a gruppi del tutto misteriosamente anonimi ancor oggi.
A chi avverte con sensibilità il mio accento critico e riconosce in me l’appartenenza a una di quelle Sinistre di cui parla Revelli suggerirei di andarsi a leggere moltissimi dei miei interventi “politici” su questo Blog. In quelli non ho mai risparmiato critiche al radicalismo di Sinistra, tendente a sottolineare la propria identità specifica ed incapace di proporre scelte politiche davvero innovative. D’altronde, pur molto (ma molto e molto ancora) più importante di me, anche Marco Revelli esercita la sua azione politica nei salotti dei talk show e con gli articoli e, lo dico per giustificazione pur non richiesta, comprendo di non essere più fatto per le “barricate” e per le “piazze”. Detto questo, non è per l’età ma per convinzione che riaffermo la necessità dell’esigenza di applicare metodi democratici più coinvolgenti, campagne d’ascolto serie prima di addentrarsi verso scelte politiche a partire da quelle locali. E’ su queste linee che potremo affrontare il cammino nel deserto, il viaggio nuovo che quasi certamente dovremo fare, malgrado le “sardine” ed anche per responsabilità di chi crede che queste forme superficiali mediatiche possano innescare il recupero di credibilità ed attrarre consensi.

Joshua Madalon

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