TRE MIEI POST di fine agosto 2018 – per capire meglio il nostro presente

TRE MIEI POST di fine agosto 2018 – per capire meglio il nostro presente
(per essere chiari, sono sempre più convinto che il virus del “populismo” abbia contagiato anche la Sinistra)

IL DEGRADO STRUTTURALE DEL POPULISMO e i rischi che corriamo

Non è possibile affrontare i nodi nazionali ed internazionali che il nostro tempo ci presenta senza l’Europa. Lo era già da prima, molto prima; ma oggi, di fronte alle problematiche collegate da una parte ai nazionalismi diffusi e dall’altra alla necessità di fronteggiare emergenze mondiali, è ancora più urgente.

Parto con affermazioni ovvie, perfino banali, per segnalare gli immensi pericoli connessi alla volontà espressa dagli attuali nostri governanti in un contesto peraltro sempre più caratterizzato da una parcellizzazione di egoismi e visioni sovraniste che molto difficilmente potrebbero comprendersi e convergere su una linea comune che non preluda a soluzioni apocalittiche, quelle che con l’idea di Europa che molti dei nostri “padri” hanno costruito abbiamo potuto evitare per più di mezzo secolo.

Tra poco più di un anno l’Europa potrebbe cambiare; sarà ancor più nostra responsabilità indirizzarne gli obiettivi anche alla luce delle esigenze che vengono espresse da una larga parte delle popolazioni. Non sono qui a negare la legittimità di una forza di Governo a pretendere con forza che tutti i Paesi dell’Europa in modo indistinto e secondo un piano condiviso aprano le porte a coloro che fuggono da teatri di miserie e di guerre; rilevo tuttavia che tale richiesta cozza contro le idee di Paesi che altrettanto legittimamente negano l’accoglienza di tali immigrati. L’Europa è in questo senso estremamente disarmata, incapace ed impossibilitata ad agire se non di fronte ad emergenze umanitarie palesi.

Devo dire tuttavia che il nostro Paese pur avendo dimostrato di possedere una grande apertura nell’accoglienza di tantissimi immigrati non è stato in grado di organizzare al proprio interno un progetto di integrazione diffusa. I Governi di Centrodestra e quelli di Centrosinistra che si sono alternati e susseguiti nel corso degli ultimi venti anni non sono stati in grado di educare la popolazione ad accogliere ed integrare positivamente queste masse. Il tutto è peraltro avvenuto con la complicità di linee di politica economica e strutturali che si riferivano a forme neocapitalistiche che hanno progressivamente impoverito i ceti medi, che sono divenuti di riflesso il serbatoio di voti per populisti e sovranisti, diffondendo posizioni razzistiche di rifiuto totale verso gli immigrati. Gravissimi sono stati gli errori del Centrodestra, ma molto di più lo sono stati quelli del Centrosinistra che hanno prodotto sconquassi in particolare nel loro elettorato.

Alla base di tutto c’è stato certamente il rifiuto “organizzato” da parte di numerosi Enti locali afferenti alle Destre che hanno negato l’afflusso di poche unità di immigrati sui loro territori. Davanti a questa pur legittima opposizione si sono verificati concentramenti abnormi in poche realtà soprattutto urbane, anche per questo motivo male organizzate pur in presenza di interventi onerosi che hanno visto in azione numerose cooperative sociali, molte delle quali fondamentalmente inadeguate a svolgere tali ruoli ma ben pronte ad assumerseli. Hanno avuto di certo il loro bel da fare in situazioni di continua emergenza: molto guadagno ma una grande confusione.

E’ evidente che occorrerà continuare a riflettere su questi temi: l’immigrazione non si fermerà per le urla di qualche tribuno locale. Né peraltro è pensabile che basti dire “aiutiamoli a casa loro” per fronteggiarla. Soprattutto perché finora molti di quelli che lo hanno detto lo hanno fatto a loro vantaggio; escludo a tutta evidenza la miriade di persone per bene (ne conosco tantissime) che hanno inteso dedicare parte o tutta la loro vita alla cura di quelle popolazioni.

Ma chi pronuncia di nuovo quella frase è un ipocrita che non tiene conto volontariamente delle connessioni mondiali che stanno ancor più impoverendo quei territori con interventi monocolturali spropositati e depauperamento delle risorse, all’interno di un neocolonialismo perverso. Se non lo sa è un ignorante che non è degno di rappresentare un Paese a livello non solo europeo ma mondiale.

IL DEGRADO STRUTTURALE DEL POPULISMO e i rischi che corriamo – 2

 

 

Il nostro Paese è sull’orlo del tracollo; ne sono responsabili le classi politiche ed economiche che lo hanno governato finora e lo sono altrettanto quelle che si sono assunto il compito di governarlo, costituendo un conciliabolo di nuovo conio eterogeneo ma caratterizzato da una comune rabbia ed intolleranza condite entrambi con forme reazionarie.

Molti sono gli esempi che si possono portare, ma più di tutti vale quello che afferisce al comportamento schizofrenico delle due forze di Governo in relazione ai fatti di Genova.

Se qualcuno sperava in un cambiamento, in un rinnovamento delle pratiche di governo potrebbe avviare un suo ripensamento, se….se avesse ancora un po’ di sale in zucca. Temo che passeranno molti altri errori e sfaceli prima che ci si penta di aver sostenuto questa congerie rozza e volgare. Forse ciò avverrà quando il tracollo si sarà già verificato; speriamo possa essere un attimo, anche solo un attimo, prima.

In tal caso, se dovessimo ripagare i sostenitori dabbene di questo Governo della stessa moneta che ci porgono, non basterebbe un pur salutare “Vaffa!”; anche perché questo giochino rischia di mandare in fallimento l’intera società e servirebbe davvero a ben poco lamentarsi dei danni della Fornero, del Debito Pubblico stratosferico (ridotto con “fake” grazie a….), delle presunte e/o reali ruberie e delle incurie collegate peraltro ad un sistema economico finanziario attraverso il quale sia il Movimento 5 Stelle che la Lega ha potuto usufruire di vantaggi significativi, di cui ora negherebbero l’esistenza.

Tornando a Genova, trovo il comportamento di Di Maio e Salvini non diverso da quelle corna di Berlusconi o quel “culone in….” riservato alla Merkel dallo stesso nostro illustre “statista”, entrambi in sedi ufficiali internazionali. Un Di Maio vice premier e capo politico del M5S dovrebbe ben misurare il proprio eloquio e mantenere il giusto contegno di fronte alla tragedia. Sembra quasi che non ci sia il tempo per riflettere e ci si abbandona all’esternazione; mi ricorda (ma forse lo si è già dimenticato) il Di Maio “furioso” che annunciava a tamburo battente la richiesta di “impeachment” per Mattarella. Ora annuncia “immediatamente” a mercati aperti la revoca della concessione governativa alla Società Autostrade senza un minimo di atteggiamento pietoso verso le vittime.

Un Salvini vice premier e capo politico della Lega che va e viene da Genova, continuando a partecipare ad iniziative festose del Ferragosto, finendo con la ciliegina sulla torta del selfie vanitoso durante i funerali pubblici. Tout le monde lo hanno potuto ammirare. Questo sarebbe il “nuovo”?

Ma, per finire (ed è un the end amaro non solo per me e chi la pensa come me), voglio ricordare a tutti voi che le prospettive che abbiamo davanti non dipendono soltanto dalla irresponsabilità di quelli che c’erano prima ma in modo concatenato come un classico giochino di domino le scelte attuali producono contraccolpi tali da portare anche all’uscita necessitata dall’Europa (screditata giorno dopo giorno con-sa-pe-vol-men-te) e dall’euro. Se si continua ad essere ciechi si finirà con un referendum (non mi si dica che non è previsto; tutto si può fare con le attuali maggioranze parlamentari. Tenendo conto del fatto che i più ricchi e potenti spostano cifre stratosferiche da un paese all’altro con un click, avrà la sua moneta di cambio quel gruppo di “amici” che criticano le scelte sciagurate dei governi passati quando si troverà di fronte a “carta straccia” e come accade oggi in Venezuela ed è avvenuto in Grecia non venga a dirmi che “non l’avevo previsto”.
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IL DEGRADO STRUTTURALE DEL POPULISMO e i rischi che corriamo – 3

Non si esce dalla crisi politica nella quale stiamo vivendo in questi tempi senza aver prodotto una seria e profonda analisi dei motivi per cui a capo del nostro Paese sono arrivate persone che ottengono consensi ampi sulle problematiche tipicamente razziste e xenofobe.

La forza demagogica e populistica di alcune forze politiche ha potuto contare soprattutto sull’ignavia di molti e sull’uso ideologico del pensiero, per così dire “perentorio ed intransigente”. Troppo spesso di fronte ai problemi che venivano a crearsi ed alla conseguente richiesta di interventi che li affrontassero si è prodotta da parte della Sinistra e del Centrosinistra essenzialmente una contrapposizione diseducativa di stampo sciovinista. Quel popolo meno disponibile, per motivi e condizioni molto diversi tra loro, ad intraprendere una discussione, ha avvertito una percezione di abbandono e solitudine; spalleggiato da coloro che per motivi ideologici politici e culturali hanno felicemente accolto questa percezione per scopi spesso molto personali.

Occorrerà riprendere in mano anche se con grande fatica il ruolo cui democraticamente possiamo aspirare; ma non con i vecchi strumenti “solo” ideologici. Bisogna guardare ai problemi e sviscerarli a 360°; non si può chiudere ogni discussione intorno a temi che riguardano, ad esempio l’immigrazione, etichettando come “razzisti” tutti coloro che hanno più volte chiesto che vi sia un’organizzazione ed una progettazione seria che parta dal rispetto dei diritti umani e dalle regole della convivenza civile.

Qualche anno fa un gruppo di attivisti, quasi tutti afferenti al PD, in quel di San Paolo frazione di Prato, aveva lavorato ad un progetto. Purtroppo non si è potuto realizzare per diretta responsabilità del Partito a cui in quel periodo ci si riferiva. Troppo libero ed autonomo era il pensiero. Oggi è palese il disastro prodotto.

Dobbiamo dunque reagire con fermezza e compostezza. Essere dalla parte dei più deboli, qualsiasi sia la provenienza, lo stato civile, il colore della pelle, la lingua parlata, è il nostro punto di riferimento.

Ai dirigenti del Partito Democratico che si ergono ad opposizione di questo Governo, suggerisco di partire dalla autocritica più profonda possibile. Qualcuno che fa di tutta le erbe un solo mazzo chiede loro di sparire. Può essere utile un profondo serio ripensamento: oggi l’alternativa per voi del PD nelle attuali condizioni è solo un’alleanza con quel che resta di Berlusconi. La Sinistra è sempre più lontana e le politiche renziane lo hanno confermato e lo ribadiscono costantemente. Solo fuori da questo PD si possono costruire serie alternative al degrado politico, sociale ed economico che si respira e si preannuncia in modo peggiore.

 

J.M.

immigrazione

 

 

UN DOCUMENTO per la storia del Partito Democratico a Prato – 1

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UN DOCUMENTO per la storia del Partito Democratico a Prato – 1

Tredici anni fa, alla fine del 2006, alcuni attivisti provenienti soprattutto dai “Democratici di Sinistra” (D.S.), si impegnarono intorno alla costruzione di quel nuovo soggetto che venne chiamato “Partito Democratico” (P.D.). Si verificò una vivace e fertile discussione, coordinata prima dall’avvocato Alberto Rocca e poi, data l’indisponibilità di quest’ultimo a proseguire in modo meno accademico il progetto, da Tina Santini ed il sottoscritto, che costituirono concretamente, insieme a tante altre compagne ed altri compagni, il COMITATO DI PRATO PER IL PARTITO DEMOCRATICO. Il riferimento all’Ulivo, quell’ alleanza elettorale del centro-sinistra italiano che aveva costituito dal 1995 al 2005 lo schieramento dei diversi partiti politici nel centro-sinistra.

QUESTO DOCUMENTO DIVISO IN 6 BLOCCHI SI RIFERISCE AD UN INCONTRO, ORGANIZZATO PRESSO IL DOPOLAVORO FERROVIARIO, NEL QUALE SI APRI’ IL CONFRONTO CON LE FORZE POLITICHE DI CENTROSINISTRA

DALLA LETTURA DI QUESTO (e di altri) DOCUMENTO EMERGONO, OGGI, CON ESTREMA CHIAREZZA LA DIFFICOLTA’ A COSTRUIRE UN NUOVO SOGGETTO POLITICO CHE SUPERASSE LE CRITICITA’, METTESSE IN CAMPO UN VERO RINNOVAMENTO NEI METODI E NEI SISTEMI DI RECLUTAMENTO DEL PERSONALE DIRIGENTE E POLITICO – DA QUESTI DOCUMENTI SI EVINCE CHE TUTTO QUEL CHE E’ AVVENUTO NEI TREDICI ANNI FINO AD OGGI CHE HA CONDOTTO IL PARTITO VERSO UN DECLINO PERNICIOSO PER LE SORTI DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA E’ STATO ORIGINATO DALLA VELLEITA’ DI ALCUNE/I DIRIGENTI DI DS E MARGHERITA, ALCUNE/I DELLE/I QUALI ANCORA OGGI IN PRIMA FILA ED IN ATTESA DI AVERE RUOLI SEMPRE PIU’ IMPORTANTI

COMITATO DI PRATO PER IL PARTITO DEMOCRATICO DELL’ULIVO

Prato 12 dicembre 2006 – Dopolavoro Ferroviario
Incontro con i Partiti

Negli ultimi mesi si discute sempre più intensamente di questo nuovo soggetto politico che si chiama Partito Democratico.

Bisogna dire che non è sempre stato così, che vi sono stati periodi alterni durante i quali questo percorso veniva dato per interrotto più o meno in modo irrevocabile, si avanzavano dubbi irrisolvibili, si fermava il cammino, poi si riprendeva, poi ci si fermava nuovamente.

Tutto questo “balletto” di posizioni è stato interpretato dagli italiani come un rifiuto di gran parte degli uomini politici verso la formazione di un Partito che, prevedendo una destrutturazione, se pur accortamente e prudentemente guidata, degli organismi dirigenti delle attuali forze politiche, dovrà essere costruito su forme nuove, su regole nuove e puntare soprattutto su risorse umane in parte fresche raccolte fra quelle donne e quegli uomini che finora non hanno voluto o saputo appassionarsi alla Politica. Questo è accaduto anche a Prato ma poi ci ritorneremo su.

Il Partito Democratico di cui parliamo ha per ora un suo leader, e questo è chiaramente Romano Prodi. E nella nostra città l’attuale Presidente del Consiglio ha avuto estimatori già da prima che egli decidesse di impegnarsi in politica. E qui, a Prato, come in tante altre città, sono sorti i Comitati per Prodi, e successivamente un altro passaggio successivo con i Democratici per Prodi rispondendo ancora una volta a quella idealità profonda che ancora oggi ci ispira, dal momento che anche in questo nuovo progetto nel quale ci siamo lanciati vorremmo sottolineare la forte idealità ed un sano pragmatismo.

Nell’ultimo anno i passi incerti verso il futuro Partito Democratico hanno quasi vanificato quella forza prorompente espressa il 16 ottobre 2005 con le Primarie; al resto ha provveduto in modo negativo una legge elettorale oggettivamente pessima ed un avvio di legislatura caratterizzato da un assalto al potere fra poltrone di prima fila e comodi strapuntini di lusso. A tutto questo si aggiunga la difficoltosa capacità di comunicare gli intendimenti reali sottesi in una Finanziaria in perenne trasformazione che ha creato una grande confusione ed una perdita reale di credibilità fra gli elettori del Centrosinistra.

In questo ultimo periodo, proprio quando le difficoltà del Governo emergevano, è apparsa ancora più importante e non più rinviabile la costruzione del nuovo Partito Democratico: è necessario avviarsi verso una semplificazione del quadro politico, con aggregazioni su contenuti e idealità condivise anche se provenienti da radici culturali diverse; è ancora più necessario rinnovare la nostra democrazia con una iniezione di democraticità e trasparenza anche all’interno dei partiti per recuperare alla fiducia nell’azione politica il mondo giovanile che protesta sull’onda dell’antipolitica, del qualunquismo della non partecipazione (sono tutti uguali). Abbiamo oggi, di fronte, un grandissimo pericolo segnalato da Amato, quello di scivolare lentamente nel populismo, nello sfruttamento cinico di ogni protesta egoista e spesso non consapevole, non riflettuta, preda di aspettative che sembrano immediatamente non rispettate, il salario non è raddoppiato, i fondi per la scuola non sono quadruplicati, la precarietà sul lavoro non è stata annullata, non c’è ancora il matrimonio per i gay, si vuol distruggere la famiglia …. E così via in un crescendo di proteste su tutto e il contrario di tutto.

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Joshua Madalon

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