SONO NATO CON LA COSTITUZIONE ITALIANA – un mio intervento nei primi giorni del 2008 parte 5 FINALE

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SONO NATO CON LA COSTITUZIONE ITALIANA – un mio intervento nei primi giorni del 2008 parte 5 FINALE

Chiudendo mi piace ribadire che molto importante è il ruolo nostro, di amministratori, di cittadini attivi, di educatori, di persone con i capelli bianchi che di per se stessi dovrebbero significare “saggezza”; la nostra presenza e la nostra vigilanza attiva riportano alla mia memoria quello che accadde nel luglio del 2001 a Genova.
In quell’occasione il Governo di Centrodestra fresco di investitura popolare provò a forzare la mano attaccando alcuni principi fondamentali presenti nella parte 1° (artt. 13, 17 e 21) della Costituzione.
Resta un fatto comprovato dalle numerose immagini e filmati che venissero attaccate in quell’occasione persone inermi e pacifiche, mentre venivano lasciati impuniti i violenti.
Quel fatto è accaduto e, come sempre, deve servire come monito, e rimane una “macchia” nell’attuale Parlamento non aver consentito l’avvio di una Commissione che approfondisse quella vicenda.
Ho portato questo esempio quasi a conclusione perché anche questo incontro non sia consolatorio ed assolutorio per noi.

Rimando alla lettura di un testo molto efficace ed inconsueto uscito anche questo in occasione del 60°.
Parlo de “La legge dei figli”, una raccolta di racconti scritti da un gruppo eterogeneo di “non professionisti della penna” che ha posto in evidenza la mancata o la non completa e corretta applicazione di alcune parti della Costituzione. Fra i tanti racconti ve n’è uno proprio su Genova 2001.
Ve lo consiglio.

Chiudo con una citazione, un’altra di

VITTORIO FOA in Cinquant’anni di Repubblica italiana pag.48

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“Conoscere è indispensabile, ma non esaurisce in sé i valori; da sola la conoscenza può anche fornire strumenti di sofferenza e di morte. Il sapere ricevuto non è sufficiente a dare un senso alla nostra azione.
Forse nelle cesure della comunicazione intergenerazionale conta anche il modo di raccontare: se i ricordi si presentano come monumenti, i giovani hanno molte ragioni per rifiutarli. Non li si aiuta ad affrontare i mali di oggi dando loro come modello l’antifascismo di ieri. Li si può invece aiutare dando loro ampia fiducia nella capacità di trovare i mezzi idonei a risolvere i problemi della vita di oggi.
E’ vero: oggi c’è una diffusa e profonda insicurezza, che colpisce soprattutto le giovani generazioni. Sessanta o anche solo trent’anni fa il futuro dei ragazzi non era più brillante di adesso, forse era anche più duro, ma si presentava con maggiori certezze: il lavoro che uno si sceglieva o cui era costretto era il lavoro della sua vita. Oggi, nel mondo sempre più piccolo della comunicazione totale, le variabili sono sempre più numerose. Tutto diventa insicuro. Non solo il lavoro, ma anche le relazioni sociali. Diventa difficile progettare, e quando non si può progettare non interessa molto ricordare. Che bisogno c’è della storia quando si vive alla giornata, quando la percezione del tempo si appiattisce sul momento? E questo oggi non riguarda solo i giovani, riguarda tutti e anche, purtroppo, la vita politica, chiusa sul contingente.
Che cosa allora potrà dire ai giovani un vecchio come me? Solo esprimere la fiducia nella loro capacità di affrontare questa insicurezza, purché sappiano pensare all’oggi e al domani.”

Joshua Madalon

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