MEDIATECA DELLA MEMORIA – un’ iniziativa della Circoscrizione Est del Comune di Prato nel maggio 2001 (LA GIORNATA DELLA MEMORIA FU ISTITUITA NEL NOVEMBRE DEL 2005) la storia di E.T. Eugenio Tinti parte 6 (dopo il preambolo dello scorso 27 gennaio e la prima parte contrassegnata con il numero 2 del 3 febbraio più quella numero 3 del 12 febbraio, la numero 4 del 17 febbraio e la numero 5 del 1° marzo)

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MEDIATECA DELLA MEMORIA – un’ iniziativa della Circoscrizione Est del Comune di Prato nel maggio 2001 (LA GIORNATA DELLA MEMORIA FU ISTITUITA NEL NOVEMBRE DEL 2005) la storia di E.T. Eugenio Tinti parte 6 (dopo il preambolo dello scorso 27 gennaio e la prima parte contrassegnata con il numero 2 del 3 febbraio più quella numero 3 del 12 febbraio, la numero 4 del 17 febbraio e la numero 5 del 1° marzo)

La libertà è un bene prezioso che gli uomini hanno cercato da sempre; per conquistarlo hanno sofferto, lottato, hanno sacrificato il loro tempo e la loro vita. Ma la libertà non è mai un bene acquisito per sempre, va curato, sostenuto, controllato, mantenuto, rinforzato: gli uomini che, dopo la Liberazione dal Nazifascismo, hanno creduto di avere acquisito la libertà, si sono ritrovati molto spesso a dover continuare a lottare per ottenerla pienamente e per difenderla. Eugenio Tinti è stato uno di questi: nel 1954 ha visuto un’esperienza tangibile di queste inequivocabili sofferenze; in un Paese che si diceva “democratico” era praticamente vietata la diffusione delle idee che non fossero funzionali al “potere” di allora. La Costituzione, ancora giovane, fu calpestata nei diritti naturali ed inalienabili e chi era “comunista” non aveva gli stessi diritti degli altri; non trovava lavoro e, se lo aveva, facilmente lo perdeva; se diffondeva le sue idee era equiparato ad un “terrorista”; peraltro la gerarchia ecclesiastica comminava (non solo minacciava) scomuniche a chi, da cattolico praticante, avesse affermato di essere comunista o di voler votare il Partito Comunista.
A mettere in pratica tutto ciò (tranne quel ruolo che non spettava allo Stato, ma alla Chiesa) fu la famigerata “Legge Scelba”, che porta il nome di un uomo politico della “Democrazia Cristiana”, Luigi Scelba, accanito “anticomunista”, dal 1947 in poi prima Ministro degli Interni poi, proprio nel 1954, anche (in quanto mantenne per sè il dicastero degli Interni) Presidente del Consiglio in una coalizione spostata verso la Destra della quale facevano parte, oltre alla DC, il PSDI, il PLI ed il PRI. Egli, cioè l’onorevole Mario Scelba, con il suo discorso programmatico di insediamento, con una serie di interventi e di successivi provvedimenti contro gli appartenenti al PCI, tentò addirittura di allargare la coalizione del suo Governo verso la Destra estrema. In quel modo egli, oltre ad impedire nei fatti la libertà di lavoro (peraltro sancita come diritto nei primi fondamentali articoli della Costituzione repubblicana) e quella sindacale, impediva e sanzionava come illegale la diffusione dell’organo ufficiale del Partito Comunista Italiano, il giornale “l’Unità”.

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P.S.: Nei prossimi giorni procederò rapidamente verso la conclusione

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