16 aprile – Quel che si poteva e non si è fatto in quest’anno pandèmico – 1

Comprendo di essere stato, in questo tempo di crisi pandémica,  nelle condizioni “privilegiate” di chi, pur avendo perduto molta parte delle occasioni “sociali” (un complesso di opportunità ritenute idealmente impagabili dagli spiriti liberi), non ha visto ridursi il proprio tenore di vita “essenziale”, anche se, nelle prospettive future, molte certezze potrebbero divenire “illusorie” e generare contraccolpi di tipo economico, e non solo. Alcune mie riflessioni, talune posizioni “critiche” verso tutti coloro che quotidianamente si scagliavano contro le chiusure di tantissime attività e verso coloro che insistevano perché la Scuola come “contenitore” rimanesse aperta adducendo dati molto spesso inventati di sana pianta e basati sull’ignoranza dei veri processi di diffusione del virus, erano dettate dalla preoccupazione di doversi poi trovare di fronte ad un numero molto più alto di quanto non sia stato quello, purtroppo molto elevato, delle vittime da Coronavirus. Per la verità (e potete verificare su questo Blog se dico il vero) ho più volte segnalato che alcune scelte di chiusura totale avrebbero potuto essere temperate da un rigore estremo organizzato e rispettato “democraticamente”. Utilizzo quest’ultimo avverbio perché comprendo anche quali fossero le preoccupazioni dei “democratici assoluti” che alzavano, soprattutto all’inizio della pandemìa, il tiro verso il pericolo che correvano le libertà garantite dalla nostra Carta costituzionale.  Lo hanno fatto soprattutto quelle “vestali” della Sinistra radicale, quelli che in prima fila si rifiutano di approfondire la ricerca di soluzioni di “emergenza”: per loro è – a tutta evidenza – sopportabile il rischio di morire, ed è poca cosa se alla fine di tutto si muoia issando la bandiera ideologica della “libertà”!

Per tanti di quelli che invece si sono opposti alle chiusure (e che ancora in qualche modo continuano impunemente a farlo) la regola sembra essere: “ciò che importa è riaprire tutto, immediatamente; poi, quel che accade, non è nostra responsabilità, ma del Governo (anche di “questo” attuale” di cui facciamo parte!)”.

Probabilmente, quel che è avvenuto (chiusure, aperture, dati molto elevati di colpiti a vario titolo dal virus) è responsabilità del Governo, un Governo (non c’è differenza tra Conte 2 e Draghi) troppo piegato al rispetto delle garanzie democratiche, che ha dovuto fronteggiare una situazione drammatica in modo straordinario senza avere un vero e proprio Piano strategico politico, di quelli “da guerra”. Da una parte (quelli che governano) non si è avuta fiducia verso il popolo (lasciamo stare gli “Osanna” verso i reclusi del primo “lockdown”), tradizionalmente, il nostro, restio al rispetto delle regole; dall’altra (quelli che sono governati) non c’è stata dimostrazione di voler essere ligi alle regole chiedendone in modalità corale di più precise pur nella restrizione necessaria. Responsabilità delle Sinistre che hanno mostrato scarso “coraggio” nell’affrontare in modo rigoroso – in assoluto non “rigido” – l’emergenza (forse preoccupate di potere essere “scambiate” per Destre anti libertarie o, perlomeno, pensando di dover contravvenire a qualche linea fondamentale della propria Ideologia); responsabilità delle Destre che si sentivano esautorate ed in fin dei conti deresponsabilizzate (ancor oggi) di fronte alle scelte necessarie (per loro se gli eventi fossero andati male avrebbero avuto ben ragione di alzare il dito accusatorio, lucrando sulle disgrazie della collettività in modo indegno).

…1….