5 aprile – “Più giovani più donne” quindici anni fa – e ora? (un pretesto) – prima parte

“Più giovani più donne” quindici anni fa, e ora? (un pretesto) – prima parte

Quando non c’erano i social. E non è tanto tempo fa. Personalmente sono un veterano di Facebook sin dal 2008 ed in realtà sono soltanto tredici anni anche se sembrano “una vita”.

Con Facebook abbiamo avviato a condividere, discutere, controbattere, polemizzare e, se il troppo è troppo, anche bannare. In questi tredici anni abbiamo utilizzato le chat pubbliche ma anche quelle riservate a gruppetti, a grupponi, molto spesso collegati a specifici provvisori o ben consolidati interessi (si sono svolte campagne di sostegno a questo o quel candidato nelle Primarie, nelle competizioni amministrative o politiche; si sono coagulati interventi di tipo sociale, culturale e, qualche volta, anche economico. Per capirne qualcosa basta aprire un account ed aspettare che il “fiume” scorra. C’è proprio di tutto ed in questo senso è bene stare anche attenti! Non mancano trabocchetti di tutti i tipi.

Certamente capitava anche prima di incappare in qualche oscena proposta, utilizzando la rete con il sistema delle mail, la posta elettronica, ma era un tempo preistorico, quello, come quasi certamente sarà per questo in cui stiamo vivendo. Le tecnologie stanno avanzando anche in questo tempo “fermo”, solo apparentemente bloccato e non sarà difficile trovarci ad uscire dal bunker ed avvertire un profondo disagio.

Ho deviato dall’obiettivo che mi ero proposto e mi sono dilungato in uno sproloquio “introduttivo” ad un argomento che è solo apparentemente “nuovo”: quello dei “giovani” richiamato da Letta, nuovo segretario del Partito Democratico dopo la rinuncia di Nicola Zingaretti.  Non mi si creda irriverente, ma credo che il “tema” dei giovani sia ancora una volta una sorta di simulacro, un fantoccio, un tentativo di distrazione dai temi e problemi più urgenti. A dire il vero, però, il VADEMECUM stilato da Letta per far ripartire il dibattito interno prima di proiettarlo all’esterno non si sofferma molto su quel tema, se non al punto 3. nell’auspicio che “dalla pandemia” nasca “un nuovo, più profondo e autentico, rapporto tra giovani e anziani”.

In realtà la mia intenzione era proprio parlare dei “giovani”, che di volta in volta sono stati oggetto di discussione nella Sinistra che ho praticato io (PCI, PDS, DS, PD), riportando nel prossimo post alcune tranches di un dialogo tra me, che nel 2005 non ero, ormai da qualche anno, “giovane”, ed alcuni giovani “compagni” amministratori nelle Circoscrizioni di Prato. Nei nostri “programmi” di allora grande spazio era dedicato sempre a “più giovani più donne”, non più né meno di quanto si dica ora.

Anche questa insistenza sulle “donne” la trovo sempre più stucchevole; e l’ho detto e l’ho scritto in alcune occasioni. Questo giudizio non è irriguardoso verso le “donne” in senso generale; è, preferisco connotarlo in tale direzione, “severo”. E’ auspicabile un maggiore impegno ed una più forte partecipazione e presenza femminile nell’agone politico ed in tal senso andrebbe incentivata la ricerca di una modalità di accesso “paritario” che divenga propedeutica all’attività politica ed amministrativa, una sorta di “Università Democratica per formare la classe dirigente” (anche in questo caso ne approfitto e vedi punto 6 del recente Vademecum lettiano).

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