24 aprile – I NODI VENGONO AL PETTINE – parte 1

I NODI VENGONO AL PETTINE – parte 1

Ho sempre più la certezza, superiore alla “sensazione”, che tutte le buone prospettive, i sani propositi che avevamo messo in campo all’inizio di questa fase storica, “pandèmica”, siano andati a farsi benedire. Molti tra i “nodi” che preesistevano sono pervenuti al pettine, alla resa dei conti.

In questi ultimi mesi, ormai diventati “anni”, sono andato pubblicando alcune riflessioni sulla situazione degli edifici scolastici, che sin dalla loro “inaugurazione” (parola che denota la pomposità dell’atto “politico ed amministrativo”) presentavano delle inadeguatezze. L’ho fatto utilizzando un titolo, “I CONTI NON TORNA(VA)NO” con un imperfetto che diventa presente: purtroppo! Ed era “presente” nei blocchi iniziali a partire dal settembre 2016, quando ho avviato a pubblicare un “racconto morale” metanarrativo. In “I CONTI NON TORNANO” e nel precedente “I CONTI NON TORNA(VA)NO” ho messo in evidenza l’insensatezza del mondo politico, cui peraltro appartenevo, in una specie di “partita a scacchi” le cui pedine erano “edifici scolastici” tutti in definitiva inadeguati a contenere il numero degli studenti di allora (siamo alla fine del secondo millennio). Non va sottovalutato il costo abnorme di quel “tourbillon”, dato che negli anni successivi fino ad oggi (2021) si sono dovuti aggiungere spazi, che sono ancora insufficienti, non solo per il necessario “contingente” bisogno di fronteggiare la pandemìa, ma per una gestione ordinaria corrente adeguata.

Quando evidenziavo quelle disfunzioni ero considerato una sorta di Grillo (è solo una casuale omonimìa) parlante, il cui destino è stato da sempre segnato sulla scorta della narrazione collodiana. Eppure vi erano in modo oggettivo (le rammento così alla rinfusa)  aule insufficienti a contenere il numero di allievi che i vari Governi di Destra e di Sinistra decidevano progressivamente di aumentare; corridoi stretti; aule comuni come bar mense e palestre – soprattutto gli spogliatoi – inidonei a dover fronteggiare eventi ordinari; criteri di sicurezza rispondenti ai valori minimi necessari piegati in modo forzato.

Allorquando in questi frangenti recenti sono andato sottolineando la necessità di ridurre la presenza di allievi nelle aule scolastiche non facevo altro che tener conto di tali problematiche. Mi veniva contrapposta l’importanza della socialità e l’assenza di dati scientifici comprovanti la diffusione del contagio “dentro” le strutture scolastiche. Lo si è fatto ignorando due realtà: la prima, collegata alle questioni qui sopra sinteticamente tracciate; la seconda relativa proprio a quel bisogno impellente tra i giovani (non tanto tra i bambini e i giovanissimi, ancora protetti dall’ambiente familiare, anche se quest’ultimo ha conosciuto un degrado poderoso nel tempo) di socializzare. Ho rilevato più volte che comprendevo pienamente tali bisogni ed ero consapevole dei danni psicologici che sarebbero derivati da tutte queste obbligate limitazioni. Nondimeno non potevo esimermi dal sottolineare l’obbligo di rispettare in primo luogo la Vita contro la Morte.

….1…