6 agosto – CINEMA – Storia minima – parte 22 – 1942

Il 1942 è un anno molto ricco di proposte. Continuando il nostro percorso d’oltreoceano, è giusto menzionare uno dei più grandi autori popolari colpevolmente ignorato dai miei “excursus” nella “Storia minima” del Cinema. La carriera di Ernst Lubitsch era iniziata negli anni Dieci del secolo in Germania prima come attore poi come autore. Ma il meglio di sè riuscì a darlo, a partire dal 1922, come regista, dopo essere approdato a Hollywood dove diresse le più importanti dive del tempo (e devo aggiungere “di tutti i tempi) come Nel 1922, su invito dell’attrice americana Mary Pickford, Marlene Dietrich, Greta Garbo, Carole Lombard e Miriam Hopkins. Il suo film più importante, tuttavia, vide la luce proprio nel 1942 ed è una satira molto pungente del regime hitleriano; si tratta di “Vogliamo vivere!” il cui titolo originale riecheggia il celebre incipit del monologo dell’”Amleto” (“To Be or Not to Be”)ed è relativo ad una sorta di “parola d’ordine” che serve per innescare un appuntamento segreto tra due “amanti”. E’ ad ogni modo un film divertente costruito sul classico tema degli “scambi”, dei “tranelli”, anche se non riesce ad eguagliare la qualità chapliniana espressa ne “Il Grande dittatore”.

Con il prossimo film ci sembrerà di ritornare in Europa, ma siamo sempre negli Stati Uniti. La seconda guerra mondiale ha fermato una gran parte della produzione europea ed alcuni autori francesi come Julien Duvivier e Renè Clair partono per Hollywood. Clair nel 1940 si imbarca letteralmente con l’intera famiglia in un viaggio avventuroso: partirà da Saint Tropez in auto alla fine di giugno e riuscirà ad ottenere il visto per gli States solo ad agosto. Il regista, che si era specializzato per la sua visione favolistica, immaginifica, misteriosa, nel 1942 girerà un nuovo capolavoro, “Ho sposato una strega” interpretato da alcuni mostri sacri, vere e proprie icòne del  Grande Cinema, come Veronica Lake, Fredric March e Susan Hayward. La vcenda narrata ha il suo avvio nel 1672 con la esecuzione di una donna ritenuta  strega e del suo padre stregone. In punto di morte i due lanciano una maledizione. Il resto ovviamente è giocato sulla nostra contemporaneità con una “reincarnazione” dei due giustiziati alla ricerca della vendetta verso un discendente del giudice che li aveva condannati. Di questo film nel 1980 fu realizzato in Italia un remake che tuttavia non può reggere il confronto con l’ “originale”.

E proprio tornando in Italia dobbiamo nella maniera più assoluta parlare di un grande regista, Alessandro Blasetti, per molti anni considerato solo per la sua collaborazione al potere del Ventennio, come protagonista del Cinema di propaganda fascista (“Sole” del 1929 e “Vecchia guardia” del 1932, insieme a “Aldebaran” del 1935 e “La corona di ferro” del 1941 sono i suoi film più importanti di quel periodo), Tuttavia, mentre ancora il regime è in piedi firma quello che è da considerare come l’anticipo del neorealismo. “Quattro passi tra le nuvole” si avvicina a temi popolari, abbandonando storie di eroismi e di eventi storici lontani da quella realtà e parla direttamente alle angustie ed alle difficoltà quotidiane della povera gente. Il film è interpretato da uno degli attori preferiti da Blasetti, Gino Cervi.