25 agosto – PICCERE’ – un recupero con revisione – 6

PICCERE’ – un recupero con revisione – 6

Picceré aveva più o meno rifatto un sugo che a casa sua aveva visto da sempre elaborare dalle sorelle (a lei toccava solo la manodopera “prendi questo prendi quello, taglia questo taglia quello”), una reinterpretazione molto personale della “classica pasta alla Norma” catanese. La pasta non doveva cuocere del tutto, perché un ulteriore passaggio era previsto nel forno e così dopo averla scolata non ancora del tutto al dente l’aveva disposta in un contenitore alto e profondo  di metallo sopra un letto di sugo mescolato con tocchettini di mozzarella e con le zucchine e le melanzane sfilacciate. Il tutto ricoperto da altro sugo altri pezzetti di mozzarella ed ancora formaggio e pane grattugiato e poi nel forno già caldo per un massimo di una decina di minuti, sorvegliati a vista…..

La cucina dei signori Puccini aveva un balcone che affacciava in una corte comune di quella palazzina trifamiliare ed il profumo “insolito” dei cibi che “Piccerè” aveva preparato si era diffuso. I signori di norma acquistavano cibi già pronti dal rosticciere di fiducia: andavano per la maggiore ribollite, polli allo spiedo, sedani ripieni alla pratese, salse varie e ramaioli di legumi, ceci e fagioli già cotti pronti da condire. E infatti anche quel giorno avevano provveduto a rifornirsi. Ma non avevano neanche imboccato il vialetto che dal portoncino blindato portava alla porta principale che furono inondati da quell’aroma che solo in pochissime occasioni avevano avuto modo di provare, così tanto diverso dalle “minestrine” che altre “ragazze” essenzialmente autoctone ed abituate a cibi molto meno conditi avevano prodotto per i loro “signori”, anche quelli vicini non molto dissimili dai Puccini. Costoro però non immaginavano quel che poi poterono constatare dopo essere saliti ed entrati nel loro appartamento: pensarono semplicemente che nel giardino accanto al di là del muretto divisorio i loro vicini avessero attivato il barbecue utilizzando spezie straordinariamente profumate.

La zaffata li colpì in pieno, aprendo la porta di casa. Picceré aveva preparato la tavola così come la signora le aveva insegnato ed era tutto pronto: mancava solo quello che lei aveva preparato in forno ed il cui aroma era essenzialmente fuoriuscito da quel piccolo varco quando lei lo aveva aperto per controllare il livello di cottura.

Come al solito, la signora non si smentì: appariva disturbata da quell’intensa fragranza, forse troppo popolana per i suoi gusti snob; diversamente l’ingegnere dopo aver aperto le narici per inebriarsi del profumo che emanava quel cibo, sgranò gli occhi quando la giovane fantesca mostrò il prodotto del suo ingegno contadino e, sollecitando la sua signora a mettersi comoda, si recò nella dispensa a scegliere il miglior vino possibile per accompagnare tale pasto. Contemporaneamente, pretese che Piccerè sedesse con loro a tavola, nuova ed inattesa reginetta di casa.

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