22 agosto – LA SALUTE PRIMA DI TUTTO – p.5 – quel che ci aspetta può essere peggio di quanto ci si immagini

LA SALUTE PRIMA DI TUTTO – p.5 – quel che ci aspetta può essere peggio di quanto ci si immagini

Sono a ripeterlo. Ce lo siamo detto in tantissime occasioni nei primi giorni, nelle prime settimane e per qualche mese: “da questa tragedia uscirà un’umanità migliore!”.  Poi, con il trascorrere degli eventi, la realtà con la quale ci troviamo a confrontarci più che quotidianamente (ogni minuto) comincia a rivelarci un quadro ben diverso.  Certamente non avevamo nascosto i rischi che si stavano correndo, nella solitudine dei nostri nuclei, difendendo le nostre garanzie acquisite, rifiutando di prendere in considerazione le debolezze dei tanti, anche se a parole la solidarietà appariva vincente, anche in prospettiva. Ma il gioco sporco delle partigianerie partitiche (anche quei minuscoli grumi particolaristici che si andavano formando all’interno delle grandi compagini) e la difesa di interessi che naturalmente finivano per essere contrapposti hanno condotto a contrasti che poco alla volta sono diventati insanabili. Sarà davvero difficile fare marcia indietro; e quando pure questo fosse possibile corriamo un altro grave rischio, che consiste nell’arrivare a considerare la nostra realtà 2019 primi giorni del 2020 una sorta di “età dell’oro”. L’avvento della pandemia ha cristallizzato quel tempo ponendo all’attenzione in modo particolare il tema della “libertà” di cui disponevamo: i ritmi della vita erano più o meno gli stessi da quando ciascuno di noi aveva cominciato a socializzare. Famiglia, scuola, luoghi i cui confini non conoscevano limiti. Quasi di punto in bianco abbiamo dovuto ridurre drasticamente il livello dei rapporti sociali esterni ai nostri ambiti ristretti; anche le famiglie “larghe” sono state condizionate ad una separazione costretta.

Eppure basterebbe andare a consultare la più semplice Rassegna stampa degli anni ante 2020 procedendo a gambero per scoprire che poco funzionava nel nostro mondo. Il mondo del lavoro aveva avuto bisogno di interventi che venivano considerati “rivoluzionari” – ma purtroppo non riuscivano ad essere risolutivi – come “il reddito di cittadinanza” (con il quale, ci può far sorridere, i leader del  Movimento 5 Stelle pensavano di avere sconfitto la povertà); allo stesso tempo piaghe come quelle del caporalato o del lavoro nero non riuscivano ad essere minimamente intaccate: anzi! E di rimbalzo era altissimo il livello di elusione ed evasione fiscale, segno indelebile dello stato comatoso in cui versava l’amministrazione dello Stato. Il mondo della Scuola viveva una cronica crisi di progettualità per il “Futuro”: grande confusione nei contenuti frutto di una seria impreparazione degli amministratori del settore, che versava in condizioni precarie da almeno un ventennio, vittima di una profonda incapacità gestionale di prospettiva. Da questa derivano anche le mancanze “croniche” di spazi adeguati all’interno di strutture obsolete ed inadatte a a garantire un adeguato sviluppo alle nuove generazioni. Il mondo della Politica, in modo particolare quello democratico e progressista, mostrava una profonda insensibilità ad aprirsi e a consentire una pratica coinvolgente e partecipativa nell’ascolto della parte più critica e propositiva, rimanendo fermo nella difesa dei propri interessi particolaristici. L’arrivo della pandemia ha chiuso in modo netto e deciso i sottili varchi residui. La Sanità pubblica, a partire da quella regionale e territoriale, cui ciascun cittadino si riferiva, mostrava forti limiti, generalmente addebitabili a quella gestione amministrativa e politica di cui scrivevo pocanzi.