11 dicembre – IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI – parte 19

IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINIParte 19

continua l’intervento del prof. Antonio Tricomi

Una mia notaVoglio ancora una volta ricordare che vado riportando il dibattito che si svolse il 27 aprile del 2006 così come riportato dai trascrittori che sbobinarono le registrazioni. Ecco quindi perché a volte ci sono degli errori o comunque delle incertezze.

Il Pasolini della trilogia della (parola non comprensibile) è un Pasolini che, ed è verissimo non c’è nulla da dire su questo, però per la prima volta ha un successo chiaramente commerciale. Quei tre film fanno Pasolini quasi in senso proprio ricco. Pensate non un Pasolini miliardario, ma un Pasolini in qualche modo ricco.

 Pasolini lo sa, Pasolini poi abiurerà da quei film, ma queste due cose per dire non è che Pasolini è una specie di santo che schiva ogni possibilità di compromesso con l’industria culturale, però anche qui è Pasolini stesso a dirci come si atteggia verso il potere, scusate la definizione banale. C’è un verso in cui Pasolini, parlando d’altro, parla della possibilità di crescere nei tessuti di un organismo come il cancro. La scommessa dinamitarda di Pasolini è proprio quello di crescere, considerare di crescere nei tessuti del potere come un cancro sì da far morire il potere morendo insieme a lui.

Insomma non va rappresentato un Pasolini estraneo, esterno al potere, posizione di totale alterità rispetto all’industria culturale e da quel luogo di totale innocenza un Pasolini che parte all’attacco. Pasolini stesso si autorappresenta e c’è lì Petrolio, perciò non lo sto dicendo io, come un autore che accetta in qualche modo la forma minima di compromesso con l’industria culturale per poter avere una chance ulteriore solo di chi (parola non comprensibile) cosa relativa, ma di parola che possa in qualche modo incidere come progetto alternativo a quell’oggetto. Quindi un Pasolini in qualche modo che cerca di essere il cancro che possa disgregare il potere, ma da dentro. Quindi non un Pasolini innocente, un Pasolini che come gioca una partita sadomasochistica con la letteratura, così gioca una partita sadomasochistica con il potere. Ed in questo senso anche qui quando si parla della morte di Pasolini visto che all’inizio di questa giornata si è fatto riferimento ai programmi di Lucarelli, francamente ha poco senso ed è poco interessante chiedersi per l’ennesima volta come sia morto Pasolini. Chi crede davvero che Pasolini sia stato ucciso Perché aveva scoperto chissà cosa sul caso Mattei, o Perché Petrolio conteneva chissà cosa, credo che sia fuori strada. Negli anni ’70 Sciascia contro il potere forse dice cose anche più violente di quelle di Pasolini, non lo vanno ad ammazzare. Pasolini non aveva nessuna particolare carta segreta sull’ENI o su Mattei, aveva quei materiali che poi vediamo stipati in Petrolio e che sono materiali che l’intelligenza di Sinistra di quegli anni conosce, in particolare un libro che si intitola questo (parole non comprensibili)…Però ancora una volta l’atteggiamento di chi ha bisogno di credere Pasolini ucciso dal potere è l’atteggiamento di chi oggi dice qualcosa della nostra condizione intellettuale. In qualche modo siccome ci sappiamo o ci sanno non capaci di creare questa critica e il contrasto, la necessità di costruirci santini è qualcosa che dice molto della pochezza dell’oggi e che però è forviante rispetto al passato Perché la morte di Pasolini è stata certamente una morte politica, ma una morte politica nel senso che da subito Volponi e Sartr sul Corriere della Sera e su l’Unità spiegano, non nel senso che Pasolini viene ucciso dal potere con la “P” maiuscola, ma nel senso che l’omosessuale, comunista che fa dichiarazioni di voto per il PCI pur militando ad un certo punto con i radicali, che si permette di fare il moralizzatore ecc, ecc, nel contesto della Roma degli anni settanta, una Roma descritta molto bene da Parise ne “L’odore del sangue” percorsa da onde di neofascisti e non solo da loro, questo Pasolini viene idealmente ucciso da una intera comunità di individui che sono la comunità degli individui dell’Italia degli anni settanta, una comunità che più o meno è quella che conosciamo. Quindi, un giudizio politico addirittura in senso etimologico non nel senso di una morte commissionata dall’alto. Appunto la morte di chi sadomasochisticamente aveva lottato tanto contro la letteratura quanto contro l’Italia degli anni prima quaranta, poi cinquanta, poi sessanta infine settanta. Grazie. >>