CINEMA parte 28

Un altro film importante del 1945 fu “Io ti salverò” di Alfred Hitchcock, interpretato da Ingrid Bergman, che venne scelta per il ruolo di una dottoressa che lavora in una clinica psichiatrica. I temi trattati sono stati caratteristici della filmografia del regista, che si volle avvalere anche dell’arte visionaria di uno dei più straordinari interpreti del Surrealismo, Salvador Dalì, che disegnò alcune delle sequenze oniriche che dovevano rappresentare gli incubi dell’altro protagonista, interpretato da Gregory Peck. La presenza dell’artista spagnolo, che si ispirò ad opere precedenti da lui stesso realizzate non fu ben accolta dal produttore David O. Selznick che tra l’altro riteneva di essere in possesso di ottime conoscenze nell’ambito della psicanalisi e pretese di inserire la sua personale psichiatra come consulente del film. Il film ottenne un grande successo, anche se alcune delle sequenze ideate da Dalì, una delle quali abbastanza importante e significativa, non vi entrarono a far parte.

Rimanendo negli Stati Uniti e nello stesso anno, il 1945, ma con uno sguardo tipicamente europeo troviamo il miglior film dell’ avventura americana di uno dei più grandi autori del Cinema, di cui abbiamo già trattato in altri blocchi, Jean Renoir, che, come altri registi, era espatriato alle prime avvisaglie belliche naziste. Diversamente da Renè Clair (di cui tratteremo più avanti in questo stesso blocco), forse per un carattere meno incline a soddisfare i gusti del pubblico statunitense, faticò non poco a farsi strada, anche se “L’uomo del Sud” è stato riconosciuto dalla critica come una delle più importanti sue opere. Sempre attento alle problematiche dell’esistenza umana, egli nel film riesce ad interpretare, attraverso le vicende di una famiglia tipicamente americana che per riuscire a recuperare la propria dignità, non esita a confrontarsi anche se a mani nude con gli elementi avversi della natura. Come si addice allo stile americano, anche in questo caso, l’orizzonte è promettente anche se la quotidianità è precaria.

Sempre nello stesso anno, l’altro grande cineasta francese, René Clair, realizza un film che ancora oggi è presente nei palinsesti delle televisioni nostrane. Egli aveva già ottenuto alcuni successi, inserendosi nel filone della “commedia fantastica”, e si accostò con questa sua predilezione anche al testo di Agatha Christie, “Dieci piccoli indiani”, riuscendo ad inserirvi con buon esito il suo particolare umorismo nero, anche se non riuscì completamente a convincere il pubblico francese, che lo accolse tiepidamente.

Saltando all’anno successivo, il 1946, ritorniamo a parlare della produzione del grande maestro Alfred Hitchcock, che in quest’anno realizza uno dei suoi più acclamati capolavori, “Notorious”. Il film è sia un Thriller psicologico che un classico film sentimentale. Interpretato da due ormai consacrati mostri sacri, come Cary Grant e Ingrid Bergman che contribuiscono a creare il mix giusto per la buona riuscita del prodotto. L’attrice svedese naturalizzata ormai statunitense da alcuni anni aveva già ottenuto grande successo con film come “Casablanca” e “Per chi suona la campana” ed era stata confermata, dopo il successo di “Io ti salverò” come attrice preferita da Hitch. Grant era già ai vertici della notorietà avendo partecipato come protagonista a film diretti da grandi registi come Hawks, Cukor e Frank Capra, oltre che con lo stesso Hitchcock, con cui aveva girato nel 1941 “Il sospetto”.

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