LUX IN FABULA – POZZUOLI NEI CAMPI FLEGREI

Lux in fabulaCAMPI FLEGREI

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Con Claudio Correale c’è sintonia; dopo il primo incontro in questo Agosto 2014 ci siamo incontrati altre due volte e poi ci siamo sentiti a telefono. Al secondo incontro, nel quale Claudio mi aveva preannunciato la proiezione di due video, arrivo da solo: “dov’è la “banda”? mi dice. Ed io, scherzosamente: “mi ha abbandonato”! Il filmato, che presenta in una stanza nella quale, mi dice, di solito si tengono gli incontri culturali: presentazione di libri, proiezioni, discussioni pubbliche, riguarda Etienne Jules Marey, pioniere del pre-Cinema ma soprattutto studioso dei movimenti. La stanza è occupata, oltre che da noi, da un gruppo di giovani che svolgono il servizio civile presso l’Associazione Lux in Fabula e continuano a lavorare, mentre le immagini scorrono, scannerizzando libri rari e procedendo alla loro archiviazione digitale. Fra loro riconosco Alessandra, una giovane laureata in Filologia moderna che presta il servizio civile e che avevo conosciuto ad un “gazebo” dei Giovani Democratici in Piazza della Repubblica un paio di anni fa; con Alessandra si parla, dunque, ma brevemente, di Politica. Il filmato raccoglie molti degli esperimenti fotografici realizzati da Marey a Napoli alla Stazione Zoologica “Anton Dhorn” ancora attiva nella sede della Villa Comunale di Napoli alla Riviera di Chiaia; le immagini sono intervallate da commenti scritti che, oltre a fornirci dati storici e scientifici sulla presenza di Marey a Napoli per alcuni anni, ci riportano anche le impressioni della gente comune che, osservando questo curioso signore utilizzare uno strano strumento molto simile ad un “fucile”, lo etichettarono come “lo scemo di Posillipo”. In effetti si trattava di un “fucile” ma era quello “fotografico”: Marey lo puntava in alto seguendo il volo degli uccelli, ma questo non produceva alcun botto né si vedevano gli uccelli cadere. Era quasi ovvio che il “popolo” naturalmente ignorante lo identificasse come “matto”. Fra le immagini in movimento, oltre a quelle degli animali e dei pesci (Marey utilizzò l’acquario del Dhorn) ci fu quella famosissima dell’onda, quasi certamente riferita ad uno scoglio sotto la costa di Posillipo a pochi passi dall’abitazione del fisiologo e cardiologo francese. Il documentario che Claudio mi mostra è un lavoro specifico dell’Associazione “Lux in Fabula” che è stato presentato anche in sedi importanti come “Città della Scienza” di Bagnoli ed il Museo PAN. Colgo l’occasione per suggerire a Claudio di contattare il mio amico Carlo Montanaro che possiede un Archivio a Venezia e si occupa soprattutto di pre-Cinema. Ma “Lux in Fabula” come ormai già detto in altri articoli si occupa di immagini a tutto tondo e le archivia, utilizzandole per documentare la realtà storica, paesaggistica e culturale soprattutto quella di Pozzuoli e dei Campi Flegrei. Ed utilizza anche nuove e più avanzate tecnologie. Claudio mi mostra un recente documentario sulle bellezze dei nostri territori realizzato con l’uso di droni. Lo guardo e ne apprezzo la qualità; tuttavia mi dice che non può divulgarlo in quanto la musica che fa da sottofondo è tutelata dai diritti autoriali. Prima di lasciare la sede, prometto a Claudio di ritornare; ho in mente di proporre qualche evento in autunno e gliene voglio parlare. Il tempo è breve ed ho bisogno anche di portare delle documentazioni che non ho.
Le produzioni di Lux in Fabula le troviamo su Youtube. E ad ogni modo se volete contattare l’Associazione potete consultare il sito www.luxinfabula.it o scrivere alla mail info@luxinfabula.it Su Facebook trovate anche “Città Vulcano” dove vengono raccolti molti dei materiali su cui i giovani dell’Associazione lavorano ed, ovviamente, anche l’account “Lux in Fabula”.
Ho accennato un velo di “polemica” rilevando nei giorni scorsi che l’Amministrazione comunale di Pozzuoli, sollecitata da Claudio attraverso richieste scritte per usufruire di uno spazio pubblico dignitoso, non ha mai fornito risposte in merito (ciò è quanto mi dice Claudio Correale, ed io gli credo!);qualcuno la chiama “polemica” ma diventerebbe semplicemente uno “stimolo” qualora il Sindaco o l’Assessore alla Cultura avvertisse l’esigenza (io lo chiamerei “dovere”) di dare risposte chiare in merito. Se sono disinformato ditemelo pure!

“TRA LE MACERIE” DI DAVIDE D’URSO – FESTIVAL DELLA LETTERATURA DEI CAMPI FLEGREI

Davide D'Urso 2Festival Pozzuoli

Ho finito da poche ore la lettura di “Tra le macerie” di Davide D’Urso, che incontreremo al Festival della letteratura nei Campi Flegrei – Libri di mare libri di terra a fine settembre. La narrazione scorre ed è piacevole anche se la trama è “inevitabilmente” conchiusa in poche parole. Inevitabilmente in quanto la storia che il nostro autore narra è collegata alle difficoltà enormi che le giovani generazioni incontrano per inserirsi nel mondo del lavoro. Che ai nostri giorni è andato sempre più parcellizzandosi venendo sempre più incontro agli interessi delle aziende e riducendo sempre più il potere contrattuale sia delle organizzazioni sindacali sia dei singoli. Ho utilizzato “inevitabilmente” anche per far comprendere a chi leggerà quelle pagine che si ritroverà di fronte ad un universo fatto di profonde incertezze e che l’autore non inventa (tranne che nel capitolo 29 che è a tutti gli effetti un’Appendice anche se non si tratta del capitolo conclusivo ma del penultimo) storie che non siano “purtroppo” verificabili soltanto a guardarsi intorno e non troppo lontano dal nostro raggio d’azione. In verità, il mondo del lavoro è cambiato notevolmente e continua a cambiare sempre più, peggiorando la qualità della nostra vita, rendendoci sempre più frustrati ed isterici anche quando l’attesa di una “sentenza” di licenziamento è solo potenziale e non reale. La tiritera del “posto fisso” che non c’è più ormai è quasi cosa vecchia, ci abbiamo fatto il callo; così come l’accusa verso i giovani di essere dei “bamboccioni”: e cosa potrebbero fare in queste condizioni le giovani generazioni se non appoggiarsi ai parenti pensionati, al nido paterno e materno? I sogni che si portano dietro dall’infanzia e dalle età successive finiscono vieppiù – quasi per tutti – per infrangersi e la disperazione pervade l’ esistenza delle giovani generazioni. E’ quello che accade a Marco, il protagonista del romanzo “Tra le macerie” scritto da Davide D’Urso; dopo la laurea tenta varie strade (il suo sogno sarebbe quello di diventare “saggista” e ci prova ma con le difficoltà che chi conosce le vicende editoriali non farà fatica a comprendere), qualche concorso, scrive recensioni per un giornale, lavora in una libreria nel periodo più intenso delle vendite di libri scolastici, si inserisce stabilmente (è un paradosso limitato al tempo del romanzo) in un call-center, dove riesce ad emergere con la sua cultura e costruisce delle solide amicizie. La vita privata di Marco è tranquilla e serena; ha una ragazza bella, elegante e comprensiva, figlia della borghesia ricca della città (siamo a Napoli, non l’ho ancora detto?); con Valeria vive in un quartierino in affitto sui Quartieri spagnoli. Ha pochissimi amici; come accade di norma, dopo i percorsi universitari ognuno ha cercato la sua strada ed a Marco che stenta ad imboccarne una dignitosa sembra che quella degli altri sia di gran lunga la migliore. Ma i tempi, quasi per tutti, sono cambiati. In effetti, sono peggiorati, perché già ai miei tempi (consentitemi questo personalismo!), e siamo negli anni Settanta del secolo scorso, la strada più rapida per inserirsi nel mondo del lavoro senza che si avessero canali speciali e privilegiati era quella del Nord. Ed infatti i vecchi “amici” si incontrano per una cena e scoprono di avere sempre meno cose in comune su cui confrontarsi (viene in mente anche all’autore il film di Scola “C’eravamo tanto amati”!): finisce quasi male. E no, finisce proprio male! Marco trascina la sua esistenza lenta, ormai disperando sul suo futuro di “scrittore”, nel call-center fin quasi alla fine del romanzo.
Non intendo svelarvi il finale che è nella maniera assoluta la parte più intrigante del libro che rende comprensibile ed affascinante la prima parte che, forse per mia personale difficoltà, ho trovato più lenta, un po’ ovvia. Ma il fatto è che una Storia di un giovane ai nostri giorni è fatta di stremanti attese, di disperazioni, di frustrazioni, di umiliazioni e, leggendo quelle pagine, ho avvertito la responsabilità di tutto questo. NOI sessantenni e via dicendo abbiamo davvero fatto così poco per i nostri figli ed i nostri nipoti; non dico singolarmente, ma “collettivamente”, politicamente e socialmente.
Per tutto questo e altro che sottolineerò quando ci vedremo a fine settembre nei Campi Flegrei invito a leggere il libro di Davide D’Urso “Tra le macerie”.  (J.M.)

Davide D'Urso

NON E’ TEMPO DI NOSTALGIA -iNTERVISTA DI J. Farrell a Franca Rame

Festival Pozzuoli

 

Ho iniziato a leggere il libro di Joseph Farrell, “Non è tempo di nostalgia” – una lunga intervista a Franca Rame prima della sua scomparsa. Lo recensirò subito dopo averlo letto.

Joseph Farrell sarà presente a “Libri di Mare Libri di Terra”  – Festival della Letteratura nei Campi Flegrei dal 26 al 28 settembre p.v.

Farrell e Rame

Subito dopo leggerò anche “Dario e Franca” sempre a cura di Joseph Farrell

Franca Rame e Farrell