PASOLINI 40 silloge poetica ed evento scenico – PRATO al CIRCOLO MATTEOTTI in via Verdi 30 – martedì 3 novembre ore 21.00 – INVITO

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PASOLINI 40 silloge poetica ed evento scenico – PRATO al CIRCOLO MATTEOTTI in via Verdi 30 – martedì 3 novembre ore 21.00 – INVITO

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COMUNICATO STAMPA

Le Associazioni DICEARCHIA2008 – ALTROTEATRO – CIRCOLO MATTEOTTI – ADSP CIRCOLO DELLE IDEE – LABORATORIO DI VIA DEL CITTADINO – SUCCEDE A PRATO –ZAPPA! – LEFTLAB – VIAGGI E SCOPERTE
Vi invitano ad intervenire alla Conferenza Stampa indetta per il giorno 31 ottobre alle ore 11.00 presso il Circolo “Matteotti” in via Verdi 30 a Prato
Vi ringraziamo anticipatamente per il rilievo che vorrete assegnare alle nostre iniziative
p. le Ass.ni
prof. Giuseppe Maddaluno

Il libro verrà presentato a Prato la sera – ore 21.00 – del 3 novembre presso il Circolo “Matteotti” in via Verdi 30 e verrà accompagnato anche da un evento teatrale a cura sempre di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave.

E’ UN’INIZIATIVA DI
DICEARCHIA2008 – ALTROTEATRO – CIRCOLO MATTEOTTI – ADSP CIRCOLO DELLE IDEE – LABORATORIO DI VIA DEL CITTADINO – SUCCEDE A PRATO –ZAPPA! – LEFTLAB – VIAGGI E SCOPERTE

“PASOLINI 40 … il dialogo non finisce … versi di-versi” è una silloge poetica voluta da Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave, due intellettuali ed operatori culturali attivi nell’area fiorentina-pratese da circa venti (per Antonello) trenta-quaranta (per Giuseppe). Entrambi già dieci anni fa furono protagonisti a vario titolo e livello di un Programma dedicato al ricordo di Pier Paolo Pasolini sul territorio pratese.
Quest’anno Maddaluno e Nave hanno voluto far tesoro degli incontri “culturali” che negli ultimi mesi li hanno visti cooperare in modo assiduo e propositivo. E li hanno raccolti in un libretto di 64 pagine autoprodotte (il libro sarà distribuito in cambio solo del rimborso come contributo delle spese vive). Giuseppe Maddaluno ha portato le sue esperienze costruite a partire dalla sua collaborazione con l’Associazione “Il diario del viaggiatore” di Angela Schiavone soprattutto in relazione al “Festival della Letteratura nei Campi Flegrei – Premio Michele Sovente”. Antonello Nave, presidente di Altroteatro, ha contribuito con il suo bagaglio culturale acquisito nel corso degli anni in giro per l’Italia.
Nel libro sono contributi anche di grandi personalità del mondo letterario poetico, come Valerio Magrelli e Michael Schmidt, ma anche figure giovani già ormai accreditate come Chiara De Luca, Melania Petriello e Gilda Policastro. Forte è la presenza del Mezzogiorno, a partire da quella di Gaetano Calabrese, il poeta errante dell’Irpinia; molte voci derivano dal Festival della Paesologia di Aliano diretto da Franco Arminio (Eliana Petrizzi, artista che, oltre ai suoi versi, ha donato al libro la riproduzione in copertina di una sua opera; Mariapina Salzarulo, che operando nell’area parigina ha scritto dei versi in francese; Claudia Fofi che si definisce “ostetrica della voce” che utilizza per esprimere le sue emozioni e la sua creatività); altre provengono dall’area partenopea flegrea: Cinzia Caputo, Mimmo Grasso, Matilde Iaccarino, Marcella Raiola, Angela Schiavone, Stefania Tarantino; altre ancora dall’area irpino-sannita (Monia Gaita, Antonietta Gnerre) o da quella abbruzzese (Ida Di Ianni e Maria Santucci). Da Roma, Brigidina Gentile; da Brescia, Marianna Cavalli; e poi c’è Silvia Bertaggia, che dice di essere “in alto, a sinistra” abitando “dentro i cieli alti di Bretagna” a Rennes; da Novara, Aldo Ferraris; da Prato, Attilio Maltinti, Anna Pandico, Chiara Recchia e Stefania Zampiga.

Il libro verrà presentato a Prato la sera – ore 21.00 – del 3 novembre presso il Circolo “Matteotti” in via Verdi 30 e verrà accompagnato anche da un evento teatrale a cura sempre di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave.

PASOLINI 40 – silloge poetica – il contributo di GAETANO CALABRESE – poeta errante dell’Irpinia

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GAETANO CALABRESE – poeta errante dell’Irpinia è una delle figure più straordinarie presenti non solo in questa minima silloge ma in tutto il nostro Paese – poeta vero, costantemente vero e naturale si impone con la sua creatività linguistica privilegiando la forma dialettale ma non escludendo mai la lingua nazionale, capace anche di improvvisare senza che ciò appaia improvvisato. Ci siamo conosciuti soltanto telefonicamente ma ne ho ricevuto e ne ricevo un arricchimento inenarrabile per persone come me che hanno bisogno di scrivere e rileggere per poter poi esternare. Pubblica quasi sempre in modo autonomo affidando i suoi versi a fogli volanti, che chiama “plaquettes”, arricchiti con disegni personali, che distribuisce in luoghi pubblici o in piazze.
Vive a Lioni in provincia di Avellino.

Mi ha scritto una lettera autografa che è la dimostrazione piena di un’autentica amicizia che non è possibile trascurare e che va in maniera assoluta ricambiata. Dopo poche linee del suo curriculum, difficilmente sintetizzabile una prova della sua efficace poetica.

per AUTOS EDIZIONI:
_ “NUVOLE LONTANE”- RACCONTI – (2002),
donato alla Lega Nazionale per la Lotta Contro i
Tumori, Sezione di Avellino;
_ “LO SCRITTORE, IL RACCONTO, IL ROMANZO –
APPUNTI PER RIFLETTERE-” (2003) un saggio che
tratta dei problemi dell’editoria in Italia, della
dinamica narrativa, della critica letteraria contemporanea,
con un’originalissima riflessione su “CHI È IL
POETA”;
_ “41 FOGLI SPARSI – RACCOLTA DI SCRITTI VARI”-
(2004) spaziando dalla poesia, al racconto, alla relazione letteraria.
È Autore / Editore.
Scrive in lingua e in dialetto. È noto come “IL POETA ERRANTE DELL’IRPINIA” in quanto dona in rassegne ed incontri suoi versi (spesso inediti) in fogli ‘recto/verso’ o ‘libriccini’, ma sempre autografati e illustrati.
Alcune sue poesie e racconti sono stati e vengono antologizzati in riviste letterarie ed estranee pubblicazioni.
Collabora a varie associazioni culturali.
Partecipa come relatore ad eventi letterari e come ‘performer’ a ‘readings’ di poesia nazionali, ma, per pigrizia, non partecipa ai premi letterari.
È un cultore del dialetto lionese.

HA IN PROSSIMA PUBBLICAZIONE DUE LIBRI: RACCONTI E POESIA.

I POETI DA RE PARTI MIE… *-*
Li poeti da re parti mie fanno
tanta fatìe e po’ ogni gghiuorno
girano attuorno a tanti “pecché”
senza paura d’ogni “ma” e de “se”.
Co’ lo penziero scarcegddano ogni
cosa a cunto e raggione e fanno
‘na canzone iusto ‘n funn’a lo core
ca pòte parla’ pe’ anni, misi e ore.
Lassano a gdd’urdeme pedate ‘mpegni
pe’ filastrocche ‘mprovisate, pazzìe,
a vote cuntarielli o pazzielle
‘mbirloccate, meschkate a mattammuoglio
ma bbone pe’ capi’ ogni ‘ngrauoglio.
Artetecusi come so’, mò, senza
paura, afferrano Capocifero
pe’ re corna e lo mmoccano ‘n terra
fino a quanno no’ loro torna la verità
chiara e stesa, accossì no’ rest’appesa
la ‘ngiustizia umana: sempe lontana.
Cchiù d’àuti sanno ca la bucìa
resiste poco e sulo a la scurìa,
e prèano re stelle e la luna
de no’ li fa’ ave’ fortuna manco
pe’ ’na nottata, accossì, a l’assuta
de lo sole, ponno ‘ngnova’ co’ toste
parole chi ogni male volesse
accova’ pe’ farla franca qua e gddà.
Li poeti da re parti mie, puro
si ‘ndossecati de malinconie,
non se lèvano coppole o cappiegddi
nì pe’ oro, nì pe’ cavatiegddi,
e, quanno pare ca perdono tiempo,
vann’appriess’a re lape come viento
a trova’ tr’adduri li meglio fiuri
pe’ fa’ e da’ tanto mèle colato
e ‘n’arcobaleno capovotato
a l’anime ‘nnocenti e ‘ncantano
la mente de li gruossi facènnoli
criaturi: pe’ natura sicuri.
Li poeti da re parti mie sanno
buono totte re litanie de certi
soprastanti malenati, pe’ quesso
so’ nemici giurati de quigddi ca,
chiamannoli “spostati”, *l’oléssero
tutti ‘nfanfalùti, anzi ‘nfatuàti,
pecché, accossì, loro – come mastri
d’ogni festa – ponno meglio arrobba’
a mano lesta: suonni, umanità,
vita, convinti de chiude partita
‘n terra e ‘n cielo, addò però non se
pòte mette ‘no velo a re stelle,
a la luna, a lo sole, nì se pònno
confonne totte re parole ditte,
probbio scritte ‘ndrezzate, a calenne
cantate: quegdde ca po’ sole sole
pigliano la via a farse poesia,
senza trova’ nì morte e nì taùto,
pecché lo canto quann’ è assuto
ha già lassato dint’a l’aria suoni
e memoria, anzi probbio l’ànema
de ‘no core ca spàsema, sparpetéia
‘n facci’a lo dolore, contanno prima,
doppo, fatti, posti, anni e ore.
Li poeti da re parti mie puro
tra re nuvole trovano re vie;
campano onesti co’ tanta ‘ndréssìe
e scrivono ogni notte co’ mano
de criature peccerelle, a l’albi
assucano re làcreme non belle,
so’ capaci de lassa’ miezzo core
sempe a chi è stato ammeserùto
e ‘na carezza de perdono a chi
s’è ‘ncattevùto; vénciono li guai
co’ li penzieri pecché sanno lo
munno già d’aiéri, so’ la speranza
ca no’ more mai, lo iato stipato
pe’ ‘no secolo, già oi pe’ crai.

 

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