“PASOLINI 40” – una delle lettere di Pasolini a don Giovanni Rossi della “Pro Civitate Christiana

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“PASOLINI 40” – una delle lettere di Pasolini a don Giovanni Rossi della “Pro Civitate Christiana

Tra don Giovanni Rossi fondatore della Pro Civitate Christiana di Assisi nel 1939 e Pier Paolo Pasolini intercorse un carteggio. All’incontro di Pasolini, all’inizio degli anni Sessanta allorquando lo scrittore regista partecipa ad uno dei tradizionali convegni organizzati dalla Pro Civitate Christiana, con don Giovanni Rossi si deve la genesi del “Vangelo secondo Matteo”.
Pochi giorni prima della tragica scomparsa di Pier Paolo Pasolini muore don Giovanni Rossi. Qui sotto riporto una delle lettere che Pasolini scrisse a don Giovanni nel 1964, lo stesso anno in cui esce il suo “Vangelo secondo Matteo”.

“Rocca”, quindicinale della “Pro Civitate Christiana” n.22 del 15/11/75, tra le altre testimonianze in occasione della scomparsa di Don Giovanni Rossi, avvenuta il 27/10/75.

Caro Don Giovani,
La ringrazio tanto per le sue parole della notte di Natale: sono state il segno di una vera e profonda amicizia; non c’è nulla di più generoso che il reale interesse per un’anima altrui. Io non ho nulla da darle per ricompensarla: non ci si può sdebitare di un dono che per sua natura non richiede d’essere ricambiato. Ma io ricorderò sempre il suo cuore di quella notte. Quanto ai miei peccati. il più grande è quello di pensare in fondo soltanto alle mie opere, il che mi rende un po’ mostruoso e non posso farci
nulla; è un egoismo che ha trovato un suo alibi di ferro in una promessa con me stesso e gli altri da cui non mi posso sciogliere, Lei non avrebbe potuto assolvermi di questo peccato, perché io non avrei mai potuto prometterle realmente di avere intenzione di non commetterlo più. Gli altri due peccati che lei ha intuito, sono i miei peccati “pubblici”: ma quanto alla bestemmia, glielo assicuro, non è vero. Ho detto delle parole aspre contro una data Chiesa e un dato Papa: ma quanti credenti, ora, non sono d’accordo con me?

L’altro peccato l’ho ormai tante volte confessato nelle mie poesie,
e con tanta chiarezza e con tanto terrore, che ha finito con l’abitare in me come un fantasma famigliare, a cui mi sono abituato, e di cui non riesco più a vedere la reale, oggettiva entità.
Sono “bloccato”, caro Don Giovanni, in un modo che solo la Grazia potrebbe sciogliere. La mia volontà e l’altrui sono impotenti. E questo posso dirlo solo oggettivandomi, e guardandomi dal suo punto di vista. Forse perché io sono da sempre caduto da cavallo: non sono mai stato spavaldamente in sella (come molti potenti della vita o molti miseri peccatori): sono caduto da sempre, e un mio piede è rimasto impigliato nella staffa, così che la mia corsa non è una cavalcata, ma un essere trascinato via, con il capo che
sbatte sulla polvere e sulle pietre. Non posso né risalire sul cavallo degli Ebrei e dei Gentili, né cascare per sempre sulla terra di Dio.
La ringrazio ancora, con tutto l’affetto, suo
Pier Paolo Pasolini
(27 dicembre 1964)

PASOLINI 40 – una silloge poetica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave – l’operazione culturale

PASOLINI 40 – una silloge poetica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave – l’operazione culturale

…questa è una produzione che rimarrà nella “storia”…

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L’operazione culturale che sta dietro la struttura della silloge poetica “PASOLINI 40” parte da lontano, forse da quegli anni Settanta che per me furono incubatori delle mie passioni e delle mie predilezioni. Da allora ad oggi sono passati più di quaranta anni ed il ricordo di Pier Paolo Pasolini è rimasto indelebile e forte nella memoria. Le mie passioni mi hanno portato ad occuparmi di teatro, di cinema, di poesia, di letteratura e poi di politica. Abbandonata la quale sono ritornato alle antiche passioni, con lo sguardo “apolide” di chi non ha una vera e propria patria nè una sua collocazione territoriale precisa. Questa “assenza” mi consente di guardare con occhi “circolari” anche la realtà della Cultura, valicando confini provinciali, regionali e nazionali. Ecco da dove nasce “PASOLINI 40”. Sulla strada ho incontrato un’altra figura di intellettuale “apolide” come Antonello Nave con il quale condivido in modo più ampio e più pieno questo percorso maturo. Insieme a lui ed a quella “picciola compagnia” grande che condivide le nostre passioni e ci coinvolge e si lascia coinvolgere abbiamo realizzato alcuni momenti importanti negli ultimi due anni.
Abbiamo conosciuto tutti insieme giovani promesse (perché faranno molto altro e molto altro, ancora) della Cultura come Melania Petriello, con la quale progettiamo mantenendo attive le nostre antenne da lontano altri eventi e che vogliamo ringraziare per quel che ha scritto nella Prefazione che ci commuove e ci inorgoglisce. Parlando delle celebrazioni “pasoliniane” dice: “…Continuare a scriverne, ad evocarne lo spirito, a suggerire chiavi d’ingresso, come con audacia e affezione riesce questo lavoro collettivo, è superare la “celebrazione” propria degli anniversari e dare forma alla differenza. Quella che fa chi opera, ogni giorno, la scelta di resistere e di sentirsi parte.
Pasolini è comunità. È città nel suo tempo di speculazione e rinascita. È desiderio di abbraccio alle lettere che, per prime, sono la rivoluzione.
Perché la storia senza racconto, semplicemente, non esiste.
Grazie alle penne disseminate tra queste pagine, capaci di suggerimenti e prospettive, e a chi ha dato loro la forza dell’insieme.”

Noi siamo molto contenti di aver messo insieme tante donne (21) e uomini (7) a comporre versi ispirati a Pier Paolo Pasolini. Potevamo affidarci alla realtà locale pratese, fervida incubatrice di poesia (l’Associazione “Il Castello”, il gruppo di “Poecity”, l’esperienza di “Poesia Sostantivo Femminile”), ma ci sembrava limitativa per un tema così universale come la “tragedia pasoliniana” così vicina alla Passione di Cristo (non chiamatemi “blasfemo” e riflettete su come entrambi fossero segnati da una profonda unica “diversità”: chi è in “dissonanza” con il Potere terreno viene discriminato, umiliato, sbeffeggiato!), su cui Pasolini in vita ha più e più volte riflettuto e realizzato opere (poesia, letteratura, teatro, cinema) che testimoniano la sua sensibilità verso gli umili, i poveri, i derelitti e diseredati come nel “Discorso della Montagna”. Ed allora abbiamo guardato al di là della nostra realtà: ciò non limita il valore della piccola “pattuglia” pratese di cui parlerò; anzi la esalta e la proietta al di fuori dei nostri piccoli ristretti “confini”.

CAVALLI Marianna, SALZARULO Mariapina, RAIOLA Marcella, BERTAGGIA Silvia – DAL NORD AL SUD e poi “in alto a sinistra” tra Parigi e Rennes – quattro figure di poete che ci descrivono “il viaggio della parola” – PASOLINI 40 silloge poetica ed azione scenica PRATO 3 novembre 2015 ore 21.00 CIRCOLO MATTEOTTI via Verdi 30

Cavalli Marianna

CAVALLI Marianna, SALZARULO Mariapina, RAIOLA Marcella, BERTAGGIA Silvia – DAL NORD AL SUD e poi “in alto a sinistra” tra Parigi e Rennes – quattro figure di poete che ci descrivono “il viaggio della parola” – PASOLINI 40 silloge poetica ed azione scenica PRATO 3 novembre 2015 ore 21.00 CIRCOLO MATTEOTTI via Verdi 30

La prima “poeta” l’ho incontrata in treno lunedì 7 settembre scorso mentre andavo a Ferrara per partecipare da “co-protagonista di supporto” ad un evento di Altroteatro su “Alfabeto dell’invisibile” di Chiara De Luca. Mi hanno colpito la sua sensibilità, la freschezza e l’entusiasmo e passione con cui tracciava le linee incerte del suo futuro. Era con Andrea, mio ex allievo, appassionato cultore delle arti visive e dello spettacolo.

E’ la più giovane del gruppo; quella che ha più “futuro”!

Marianna CAVALLI
dice di lei:

Sono nata a Brescia il 25 dicembre del 1988. Ho frequentato il liceo classico a Brescia e dopo la maturità sono partita a studiare in Inghilterra. Mi sono laureata alla University of Kent con una laurea a doppio indirizzo in teatro e francese. Dopodiché, per una serie di vicissitudini e incontri, mi sono appassionata alla lingua e alla cultura iraniane. Ho deciso di trasferirmi a Parigi, dove mi sono iscritta all’università Inalco, ed ora sto per laurearmi in lingua, civilizzazione e letteratura dell’Iran.

Salzarulo Mariapina

La seconda rappresenta a pieno titolo la nostra “storia” di “migranti intellettuali”. L’abbiamo inseguita e ci ha donato dei versi scritti nella lingua con la quale abitualmente si esprime: il francese. Rifiuta di essere catalogata come “paesologa” (su Internet è così!) anche se ha una immensa stima verso il “paesologo” per eccellenza, Franco Arminio.

Mariapina Salzarulo dice di lei:

“Sono del sud Italia, originaria di Zungoli in Irpinia, un villaggio italiano, un luogo dove il silenzio regna su queste pietre e vicoli di un altro tempo. Sono nata il 27 gennaio a Bisaccia, in Irpinia d’Oriente. Era una notte di luna piena dove leggende ancestrali nascono da un altrove. Nel convento del villaggio, le suore stavano pregando al capezzale di mia madre perché passi la mezzanotte. Bisaccia è il villaggio della mia infanzia, dove ho imparato a parlare con il vento. Dopo aver studiato letteratura e legge all’Università della Sorbona di Parigi e con una formazione da ballerina, lavoro attualmente al Centre national de la recherche scientifique (CNRS) presso l’Institut des sciences humaines et sociales (INSHS) per il settore internazionale e antropologia. Per CNRS ho collaborato in diversi gruppi di lavoro sulla internazionalizzazione delle scienze sociali. Frequento workshops su terapie sperimentali di benessere attraverso la danza. Sono un membro della Casa della Paesologia di Trevico, creata da Franco Arminio.”

Raiola Marcella

La terza poeta è legata fortemente alle lotte che caratterizzano gli ultimi anni della nostra storia recente. E’ una delle tante figure di “pasionarie” attive capaci anche di rinunciare ad una stabilizzazione “forzata” in nome delle proprie idee.

Marcella Raiola

è nata a Castellammare di Stabia, uno dei comuni vesuviani, nel 1970. Diplomatasi presso il liceo classico di Torre del Greco nel 1988, si è iscritta alla Facoltà di Lettere Classiche dell’Università Federico II di Napoli. Nello stesso periodo, è stata redattrice presso testate locali, ed è diventata pubblicista nel 1992. Nel 1996 ha pubblicato, con l’editore G. Pironti, la silloge di poesie “I Corimbi”, selezionata dalla Giuria senese del Premio editoriale “Laura Nobile”, organizzato dal Dipartimento di Filologia e critica del testo dell’Università di Siena. Nel 1999 ha conseguito la Laurea in Lettere Classiche. Dopo l’abilitazione, ottenuta nel 2002, ha insegnato, da supplente, Latino e Greco nei Licei Classici della Provincia di Napoli fino ad oggi, conducendo una strenua lotta contro la precarietà strutturale della docenza, artatamente alimentata dagli ultimi governi. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Filologia Classica a Napoli, nel 2007, e frequenta attualmente i corsi di un altro Dottorato in Diritto, Storia ed Economia, presso l’Università Parthenope di Napoli. Considera la Letteratura come un’alta forma di riflessione teoretica ed etico-politica non sistemica. Contrasta l’idea e la pratica, didattica e politica, della neutralizzazione assiologica e ideologica dei saperi.

Silvia Bertaggia

Di lei conosco molto poco; qualcosa di più mi fa sapere Antonello Nave, con il quale mantiene contatti sin dagli anni in cui lui insegnava nella Bassa padana. Ci dice di abitare “in alto a sinistra” forse citando Erri De Luca e ci conferma poi che abita in Bretagna: a Rennes, aggiungendo liricamente “abito dentro i cieli alti di Bretagna”.

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