La scuola al tempo del Governo Berlusconi – sesta parte (per la quinta vedi 17 giugno)

La scuola al tempo del Governo Berlusconi – sesta parte (per la quinta vedi 17 giugno)

– Un mio intervento sui temi della scuola 1994 (ero responsabile della Commissione Scuola e Cultura del PDS a Prato) – sesta parte
E’ un tempo questo, di cui tratto nell’intervento, in cui è in atto una vera e propria trasformazione del quadro politico nazionale –abbiamo governi “quadripartiti” (Giuliano Amato dal 28 giugno 92 al 29 aprile 93) e di unità nazionale (Carlo Azeglio Ciampi 29 aprile 93 – 11 maggio 1994) seguito dal primo Governo Berlusconi che durerà 9 mesi fino al 17 gennaio 1995

Quel che sta accadendo negli ultimi mesi mette in evidenza anche un grosso rischio: alcuni settori, meno appetibili all’interno dell’opinione pubblica corrente, come la scuola primaria e la scuola media inferiore finiscono per essere sacrificati ed emarginati nelle scelte, mentre avrebbero bisogno di corposi interventi fondamentali per la loro crescita.
A Prato va ripreso il lavoro del Forum, anche perché sono convinto che i problemi della dispersione e dell’abbandono non saranno suerati con l’abolizione degli esami di riparazione.
Nella nostra città si assiste, negli ultimi anni, ad un notevole (non so se progressivo ed esponenziale abbassamento del livello culturale generale. I dati esposti dai compagni che lavorano nella Formazione Professionale erano a me già noti, ed è bene però che di tanto in tanto qualcuno ce li ricordi.
Non condivido per niente l’atteggiamento trionfalistico di chi considera Prato come il posto migliore di questo mondo: se c’è qualcosa di buono (ed anche io dico che non è poco!) manteniamolo e miglioriamolo ma procediamo in avanti in modo critico. E’ comunque assente un progetto culturale-educativo che coinvolga la città, partendo non dal suo centro, ma dalle sue periferie. Occorre pensare ai giovani, stimolarli ad essere sempre più soggetto politico collettivo pur mantenendo una loro autonomia e produrre per loro e con loro progetti che li coinvolgano e li vedano protagonisti. Occorre pensare ai meno giovani per un ampliamento ed una diffusione di una educazione permanente che non sia solo ricreativa e poco più che ludica. Occorre realizzare, o contribuire a farlo con gli organismi competenti, un orientamento che consenta di operare al meglio non solo nel passaggio dalla fascia dell’obbligo alle superiori ma anche successivamente.
Occorre costruire un saldo – e franco – rapporto con il mondo delle imprese e dell’industria che non si appiattisca sul settore della formazione professionale così come essa è attualmente, ma che preveda l’istituzione di nuovi percorsi formativi.
A livello generale direi che occorrerebbe 1) innescare un trend positivo che porti alla soluzione complessiva del problema asilo nido-materne, utilizzando, anche se con la necessaria cautela, le strutture private; 2) proseguire ed ampliare il progetto continuità, affrontando e risolvendo i problemi che sorgono; 3) razionalizzare e distribuire equamente le strutture sul territorio, dando loro un respiro largamente provinciale; 4) utilizzare a pieno le strutture ed il personale per diffondere cultura e conoscenza sul territorio.
Fine del documento
Un annuncio: nel rovistare tra le carte di quel periodo ho trovato dei dati sulla dispersione scolastica, un articolo de “Il Tirreno” ed alcune lettere tra noi di Prato ed i vertici nazionali del PDS tra il febbraio del 1993 e l’agosto del 1994. In uno dei prossimi post ne parlerò.

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