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I CONTI NON TORNA(VA)NO – parte 36 – (per la parte 35 vedi 8 giugno) con una nuova “intro” e un nuovo annuncio

Leggere commenti alla parte 35 – Segue documento inviato “à tout le monde” dagli “studenti del Liceo Copernico” datato 21.12.1998

COPERNICO STUDENTI

Dall’assemblea dei rappresentanti del Liceo Copernico, che si è riunita per discutere del cambiamento di sede, è emersa la necessità che l’istituto mantenga la sua unità per i seguenti motivi:

  • Riteniamo che in questi trent’anni di vita, nonostante le pessime condizioni dell’edificio, l’istituto abbia sempre dimostrato di essere una scuola oltreché molto efficiente, anche viva, creativa e all’avanguardia (basti pensare al numero di scambi culturali con l’estero e alla nostra sperimentazione linguistica, poi imitata da tante altre scuole di Prato) mettendo a disposizione degli alunni un gran numero di servizi ed anche un’ottima preparazione che non sarebbe più possibile nel caso in cui il Liceo venisse smembrato.
  • In caso del dislocamento su due o più sedi dell’Istituto, un considerevole gruppo di docenti andrebbe incontro a notevoli difficoltà nel gestire cattedre separate, anche se la divisione avvenisse tra scientifico e linguistico, che comunque è una maxi sperimentazione e non un liceo a sé, visto che alcuni insegnano in entrambi gli indirizzi. Ciò comporterebbe seri disagi agli studenti, costretti a cambiare professori.
  • Un’eventuale scissione implicherebbe anche difficoltà nel gestire l’uso dei laboratori, indispensabili per lo svolgimento del programma in alcune materie, i quali sarebbero divisi sui due plessi.
  • L’accorpamento di parte dell’Istituto ad un’altra scuola comporterebbe la perdita dell’identità e del prestigio conseguito nel corso degli anni dal Liceo. E’ da considerare, inoltre, che se il divario numerico fra la nostra popolazione studentesca e le altre è così netto, vi è evidentemente una ragione. Un così alto numero di famiglie di Prato e dintorni preferisce la nostra scuola e la soluzione dell’accorpamento annullerebbe il loro diritto alla libera scelta.

Concludiamo chiedendo che ci sia concessa una sede unica, adeguata ed efficiente che possa ospitare l’intero Istituto, dal momento che tale sede esiste e non è completamente utilizzata non vediamo la necessità di dividere il Liceo. Ricordiamo che i contenitori scolastici – cioè gli edifici – non appartengono agli istituti, ma alla comunità e la Provincia deve gestirli nell’interesse collettivo. Vi invitiamo, pertanto, a prendere una decisione equa tenendo conto delle reali necessità di tutte le parti in causa.

Gli studenti del Liceo Copernico

Nel prossimo blocco esplicherò nuovamente il “senso” della pubblicazione di questi “documenti” oggi quasi ad un quarto di secolo dopo che essi furono prodotti.

La scacchiera e “la vigna di Renzo”

Sarà stata la fretta, ma – come ho già scritto – la caduta del Governo è stata ben accolta da tutti i protagonisti della scena politica, e certamente questa grande difficoltà del Centro Sinistra a trovare unità non può essere giustificata, a meno che…dietro tutto questo “sfascio” non vi sia una vera e propria strategia. Mi affido alla Fantapolitica, immaginandomi un quadro di “responsabilità” che fino a questo momento è pura utopia. Di fronte alla impossibilità di mettere in piedi un Governo con una maggioranza di parte, netta, del CentroDestra, il cosiddetto “campo largo” si ricompatti.

Per ora, siamo di fronte ad un vero e proprio guazzabuglio inestricabile che a me ricorda “la vigna di Renzo” (XXXIII capitolo de “I Promessi sposi”):

Viti, gelsi, frutti d’ogni sorte, tutto era stato strappato alla peggio, o tagliato al piede. Si vedevano però ancora i vestigi dell’antica coltura: giovani tralci, in righe spezzate, ma che pure segnavano la traccia de’ filari desolati; qua e là, rimessiticci o getti di gelsi, di fichi, di peschi, di ciliegi, di susini; gramigne, di farinelli, d’avene selvatiche, d’amaranti verdi, di radicchielle, d’acetoselle, di panicastrelle ma anche questo si vedeva sparso, soffogato, in mezzo a una nuova, varia e fitta generazione, nata e cresciuta senza l’aiuto della man dell’uomo. Era una marmaglia d’ortiche, di felci, di logli, di e d’altrettali piante; di quelle, voglio dire, di cui il contadino d’ogni paese ha fatto una gran classe a modo suo, denominandole erbacce, o qualcosa di simile. Era un guazzabuglio di steli che facevano a soverchiarsi l’uno con l’altro nell’aria, o a passarsi avanti, strisciando sul terreno, a rubarsi insomma il posto per ogni verso; una confusione di foglie, di frutti, di cento colori, di cento forme, di cento grandezze: spighette, pannocchiette, ciocche, mazzetti, capolini bianchi, rossi, gialli, azzurri. Tra questa marmaglia di piante ce n’era alcune di più rilevate e vistose, non però migliori, almeno la più parte: l’uva turca, più alta di tutte, co’ suoi rami allargati, rosseggianti, co’ suoi pomposi foglioni verdecupi, alcuni già orlati di porpora, co’ suoi grappoli ripiegati, guarniti di bacche paonazze al basso, più su di porporine, poi di verdi, e in cima di fiorellini biancastri; il tasso barbasso, con le sue gran foglie lanose a terra, e lo stelo diritto all’aria, e le lunghe spighe sparse sparse e come stellate di vivi fiori gialli: cardi, ispidi ne’ rami, nelle foglie, ne’ calici, donde uscivano ciuffetti di fiori bianchi e porporini, ovvero si staccavano, portati via dal vento, pennacchioli argentei e leggieri. Qui una quantità di vilucchioni arrampicati e avvoltati a’ nuovi rampolli d’un gelso, gli avevan tutti ricoperti delle loro foglie ciondoloni, e spenzolavano dalla cima di quelli le lor campanelle candide e molli; là una zucca selvatica, co’ suoi chicchi vermigli, s’era avvitacchiata ai nuovi tralci d’una vite; la quale, cercato invano un più saldo sostegno, aveva attaccati a vicenda i suoi viticci a quella; e, mescolando i loro deboli steli e le loro foglie poco diverse, si tiravano giù, pure a vicenda, come accade spesso ai deboli che si prendono l’uno con l’altro per appoggio. Il rovo era per tutto; andava da una pianta all’altra, saliva, scendeva, ripiegava i rami o gli stendeva, secondo gli riuscisse; e, attraversato davanti al limitare stesso, pareva che fosse lì per contrastare il passo, anche al padrone.

parte 11 – POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE – un recupero dei testi di presentazione, introduzioni e Saluti; e questa è la “Presentazione” della VI edizione, del 2006) (per la parte 10 vedi 26 agosto)

“Siamo arrivati alla sesta Edizione di “Poesia sostantivo femminile”, idea nata nel 2001 a cavallo fra i due secoli e dovuta fondamentalmente al diffuso bisogno di esprimersi che da tanta parte ci veniva sollecitato di fronte alle innumerevoli incognite che percorrono proprio i periodi intermedi. L’iniziativa è cresciuta e le collaborazioni con gruppi diversi, con associazioni varie, con singoli, con scuole non solo del territorio hanno permesso di far diventare questo un appuntamento importante nell’arco della programmazione annuale, non solo nella nostra Circoscrizione, ma anche in tutta la città, nella Provincia, che ci concede, crediamo anche per questo, molto volentieri il Patrocinio, nella Regione attraverso quello che è il consueto tam-tam dei poeti, che travalicano tutti i confini con la loro parola. Questa iniziativa dunque è stata subito un successo e continua ad esserlo, tanto che siamo tentati anche di farla diventare qualcosa di più rilevante. Tuttavia la semplicità con la quale viene costruita e proprio la caratteristica dell’essere un “premio – non premio” ne hanno fatto la fortuna.

Bisogna ancora una volta ringraziare le donne che negli ultimi decenni hanno superato molte delle difficoltà che le condizionavano anche espressivamente: sempre più donne scrivono, sempre più donne coltivano la poesia, accettando confronti e scavalcando tutti i pregiudizi che tarpavano le loro ali. E la poesia è libertà, è la voglia prorompente di affermare i propri sogni, le aspirazioni, di esorcizzare le paure, le angosce esistenziali, tutto quello che altri preferiscono mantenere dentro, comprimendolo e inaridendosi. Coltivare la poesia, sia per le donne sia per gli uomini, significa saper sapientemente innaffiare questa tenera pianticella e farla crescere lentamente dentro di sé fin quando non arriva il momento di metterla a disposizione degli altri, del mondo. Un mondo che se fosse senza poesia sarebbe un deserto invivibile. Questa iniziativa “Poesia sostantivo femminile” è ormai un appuntamento consolidato nel settore della Cultura in questa Circoscrizione, in questa città, in questa Provincia.

La Cultura è davvero poi uno dei punti di riferimento più forti ed importanti del lavoro, quello lento, regolare, metodico che sul territorio viene svolto da una piccola Istituzione come la nostra. Il Decentramento ha curato questa funzione, ponendo a disposizione donne ed uomini sensibili e risorse scarse ma sufficienti a realizzare momenti così rilevanti e così coinvolgenti. Chi opera in questa città sul piano amministrativo e politico guardi con maggiore attenzione a questo patrimonio così ricco che rischia per scarsa attenzione ed un tantino di insipienza di essere disperso. E’ inevitabile che, allorquando qualcuno opera per pura passione e si adopera per il bene comune, contento di raccogliere le soddisfazioni che solo la Cultura può rendere, la sua felicità finisca per essere oggetto di invidie. Credo che sia indispensabile rivedere le strategie culturali in questa città non come elemento di appartenenza ad un settore specifico, ma come linea di riferimento globale. Anche le ultime vicende che hanno caratterizzato in modo diverso il nostro mondo sotto il segno dell’intolleranza religiosa hanno un punto di riferimento certo nel progressivo deterioramento del livello culturale generale e nell’incapacità di comprendere l’importanza della Cultura come asse portante della Politica, sempre più caratterizzata da un pragmatismo vuoto di ideali e di contenuto. Occorre porre rimedio a questa carenza, ascoltando di più anche le voci della poesia.

Prato 8 marzo 2006

Giuseppe Maddaluno

(Presidente Commissione Cultura Circoscrizione Prato Est)

LE STORIE altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 6 (per la parte 5 vedi 26 agosto)

Riprendo a trattare temi di memoria storica locale. Con documenti “originali” dai quali questa volta non espungo alcun nome (fanno parte della Storia) proprio perché si spesero per costruire punti di aggregazione e di partecipazione intorno al Partito Democratico in quel di Prato San Paolo poco più di dieci anni orsono – Questa documentazione attesta la grande difficoltà con la quale si è costruito un progetto “democratico” aperto, che non poteva essere ben accolto in una forza politica ancora tributaria di vecchi ed obsoleti schematismi.

DOCUMENTO URGENTE SULLA PROPOSTA DI APERTURA DEL CIRCOLO PD A SAN PAOLO

Intendiamo fare il punto della situazione in relazione alla richiesta di riaprire nella sede del circolo Arci di San Paolo in via Cilea un Circolo del Partito Democratico nuovo, così come espresso nei precedenti documenti.

Già da circa un anno alcuni iscritti ed alcuni simpatizzanti hanno rivolto in modo corretto la richiesta al Segretario Provinciale (Bruno Ferranti) al Coordinatore del Circolo Borgonuovo-san Paolo (Fabio Razzi) ed al coordinatore Circ.le Ovest del PD (Fabio Colzi). Una discussione, presenti i suddetti al Comitato Direttivo di Borgonuovo-San Paolo appositamente convocato, è avvenuta prima delle Primarie per le Elezioni Regionali dello scorso anno.

Gentilissima Coordinatrice, tu conosci le nostre intenzioni e conosci anche le motivazioni che ci spingono. Fra i molti simpatizzanti che si sono avvicinati all’idea di aprire un Circolo nuovo sta sopravvenendo una certa disillusione.

Entriamo però nel vivo:

Mercoledì scorso vi è stato il primo incontro del Comitato Direttivo del circolo Borgonuovo-San Paolo nel quale alcuni di noi sono presenti (l’altra sera eravamo anche in maggioranza come san paolini) ed il Coordinatore Matteo Nesi ha proposto di parlare della nostra richiesta in uno dei prossimi incontri, anche perché nel Congresso avevamo presentato un documento ad hoc. Nel dibattito si sono avuti interventi tuttavia che lasciavano presupporre l’ipotesi di procrastinare alle “calende greche” questa decisione, chiedendo riflessioni, approfondimenti, condivisioni etc… Ho fatto presente che è per noi urgente a questo punto affrontare la materia e decidere.

Il giorno dopo abbiamo anche riflettuto e facciamo una proposta su cui vogliamo il tuo parere:

penseremmo di chiedere che dal 1 gennaio 2011 il Circolo San Paolo faccia il “suo” tesseramento, pur rimanendo in piedi (onde evitare difficoltà al Partito) il coordinamento unico (arricchito da qualche altro nostro rappresentante – ad esempio Marzio Gruni che è anima del progetto non è presente nel Coordinamento attuale)  e  gruppi di lavoro comuni; inoltre tutte le iniziative dovrebbero essere concordate, quanto alle date, fra i due Coordinatore di Borgonuovo e quello temporaneamente espresso di San Paolo.  Il Congresso – eventualmente davanti ad un nostro auspicabile successo di adesioni nuove in cui fortemente crediamo  – dovrebbe svolgersi a fine 2011 – inizio 2012.

Chiediamo di essere resi autonomi rapidamente, anche perché vi potrebbero essere presto delle urgenze e vorremmo evitare di incorrere in emergenze varie che procrastinino ulteriormente questa scelta.

Ti chiediamo gentilmente di convocare il Coordinatore Nesi e fare sì che si svolga al più presto prima della fine di quest’anno il Comitato direttivo che si occupi in modo specifico e definitivo di questo argomento.

Grazie.

Marzio e Giuseppe

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – il commento di Luigi XXXX e le mie riflessioni

Un amico commenta il mio post del 27 agosto, nel Blog dove metto a disposizione tutto me stesso per evidenziare il profondo imbarazzo che da alcuni anni mi coglie quando devo scegliere (a proposito, quello slogan “lettiano” così netto non ha in me un impatto positivo; non è un dolce invito, è quasi un’imposizione, un comando imperioso, forse “disperato”).  Ancora una volta di una cosa sono certo: “non voterò per il Partito Democratico”. Ho davvero difficoltà ad esprimermi in modo netto e non per tattica su quella che sarà il mio “voto” il 25 settembre; ad oggi potrei essere anche tentato di non partecipare o astenermi nel momento della “scelta”. Ciò a causa dell’inadeguatezza dell’offerta “politica” molto più al di sotto di quelle precedenti, che lasciavano intravedere “speranze”. E non mi fa “paura” la Destra: chi continua a sventolare quel “bau bau” offende – forse consapevolmente – l’intelligenza degli stessi “potenziali” elettori cui intende rivolgere la sua offerta. E quel Centro sinistra (C maiuscola e s minuscola a decretare le reali misure) è intriso di “ipocrisie” anche quando finge di essere contrario al “presidenzialismo” ma inneggia al “metodo Draghi” che rappresenta un anticipo di “presidenzialismo” finanziario e non solo, di cui non abbiamo bisogno. Per quanto riguarda la Destra o il CentroDestra, cui afferisce anche parte del Centro indistinto, per capirci la Ditta Calenda & Renzi, propone soluzioni demagogiche per noi inapplicabili, a meno che non si voglia preparare una vera e propria catastrofe sociale, umana. Sono degli “irresponsabili”.

Riporto il commento con un preambolo breve: Caro Luigi, concordo anche io su quel che scrivi e proseguirò a riflettere su quel che è accaduto e ciò che accade. E mi batterò per riunire le parti Sinistre che siano disponibili al dialogo. Non c’è altra strada!

Sei stato chiarissimo e condivido tutto, ma non è solo questione di coraggio e di senso di responsabilità, ma anche e soprattutto di mancanza di un’identità. Un partito in cui le varie correnti pensano solo al loro orticello non la si può ricostruire. Si dovrebbe ripartire dal recupero della natura popolare del PCI e DC, per amalgamarla con lo spirito che animò per qualche tempo l’Ulivo e proiettare il tutto nella realtà di oggi. La vedo difficile, quasi impossibile, a maggior ragione quando sento evocare i fantasmi del fascismo e la battaglia contro le destre. Se il programma è questo, hanno poco da sperare quanti non potranno pagare le bollette del gas e dell’energia elettrica, quanti troveranno le fabbriche chiuse perché non possono affrontare i costi, quanti non potranno curarsi perché la scelta è tra il pasto o il farmaco, quanti investimenti verranno a mancare in l’Italia se invece di far calare il peso fiscale, si parla di patrimoniale e di tasse sulle successioni. L’Italia è ormai una mucca senza latte o come si dice dalle mie parti, a cui sei sempre legato, in Italia “è morta zia pagnotta”. Ora il Re è nudo e non lo vedono nudo solo i bambini. P.S.: Un abbraccione.

IN RICORDO DEL “POETA” PIER PAOLO PASOLINI – parte 32 – atti di un Convegno del 2006 IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI per la parte 31 vedi 23 AGOSTO

Parte 32
prosegue e si conclude l’intervento del prof. Giuseppe Panella

Tutte le sue sceneggiature sono state pubblicate e molte, quasi tutte in vita a dimostrare l’importanza che per lui aveva la sceneggiatura come testo letterario. Se non l’avesse avuto e l’avesse pubblicate solo per motivi venali e può essere anche un motivo quello di pubblicare un libro che poi magari veniva venduto sull’onda della emozionalità e dell’interesse pubblico del momento, questi testi non sarebbero stati arricchiti da così tanto materiale aggiuntivo. E’ come se Pasolini avesse previsto la tecnica con la quale vengono costruiti oggi i DVD dei film tutti i materiali con i backstage, un le interviste. Se voi vedete la sceneggiatura di “Accattone”, ma anche di altri film, vedete che ci sono pagine di diario, riflessioni, viene ricostruito il film il modo in cui è stato fatto, quali sono le prospettive, voglio dire fa proprio un lavoro di spiegazione, di arricchimento e di integrazione della sceneggiatura per cui in effetti verrebbe fatto di pensare che queste sceneggiature per lui hanno un valore letterario forte. D’altronde, la stessa pubblicazione intorno al romanzo con Teorema, che è film e romanzo nello stesso tempo e sceneggiatura del romanzo nello stesso tempo, sembrerebbe far pensare ad un ritorno, ad una dimensione narrativa che però nello stesso tempo si integra con il linguaggio cinematografico e contemporaneamente con il linguaggio della poesia. Teorema, dico per chi non l’avesse letto, è composto da pezzi in prosa, da testi che diciamo ricordano le sceneggiature come scriveva Pasolini, ma anche con larghi squarci di poesia. Allora, per ritornare e fare appunto delle domande, per iniziare un percorso di discussione, io credo appunto che in Pasolini ci sia sicuramente questa idea del non finito o comunque di qualcosa che va integrato, di un confronto-scontro con il lettore al quale viene richiesto di partecipare. Però è anche vero che questo non è forse l’unica dimensione, l’unica cifra significativa di Pasolini, ma è qualcosa che Pasolini scopre nell’ultimo periodo cioè dopo l’abbandono della letteratura come strumento di lotta legata alle esigenze della dimensione politica, della grande discussione. Insomma non si capisce, a mio avviso, “Una vita violenta” se non si tiene presente la discussione sul contemporaneo e sul Metello di Pratolini, insomma il dibattito sulla letteratura neorealistica. Quindi da un lato c’è una modalità di operazione narrativa da parte di Pasolini che trova un muro, cioè si scontra contro la difficoltà di una totalizzazione dell’opera letteraria; dall’altro c’è la scoperta, non tanto la scoperta quanto l’utilizzazione del cinema come continuazione della dimensione narrativa, lo scrivere appunto con un’altra lingua, ma continuare lo stesso progetto, lo stesso processo.

E’ inevitabile poi che utilizzando gli strumenti, l’arma propria del cinema, Pasolini integri questa sua scoperta anche dal versante narrativo e dal versante poetico. Per cui il cinema va a costituire un linguaggio, una sorta di lingua speciale che si fa però progetto globale all’interno dell’opera di Pasolini. Cioè il cinema serve per compensare, per superare l’impasse del romanzo visto l’insuccesso diciamo così da un punto di vista letterario di “Una vita violenta”; dall’altro è il cinema che poi viene utilizzato, viene riverberato sulle altre forme espressive e quindi diventa uno strumento, una sorta di strumento principe per scrivere ancora poesia, per scrivere ancora narrativa, per arrivare ad un livello di determinazione della scrittura stessa che vada oltre il grado zero della scrittura, per citare il Barth a cui si alludeva, che sicuramente è uno dei punti di riferimento forti di Pasolini, ma come sempre in Pasolini anche come punto di riferimento critico, cioè c’è una adesione, ma anche una critica. Lo stesso direi insieme a Bazen un altro grande punto di riferimento dal punto di vista cinematografico di analisi della lingua del cinema è Godard, che Pasolini pubblica in quella stessa collana insieme a Bazen. Grazie. >>

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – e il senso di responsabilità

Dopo che la classe politica del Partito Democratico (anche e non solo, ma a me interessa particolarmente ciò che “non” fa la compagine partitica che ho contribuito a fondare) ha mostrato di non avere a cuore un ampliamento partecipativo generalizzato nell’avvicinarsi di un appuntamento elettorale significativo, i suoi leader (e i servi sciocchi “pappagalli”) si ostinano a richiamare l’elettorato di suo “presunto” riferimento al “senso di responsabilità”. Accade ciclicamente e quasi mai in periodi non esclusivamente connessi alle elezioni. Mai che si sia avvertito un ripensamento o un annuncio di presa in carico responsabile delle problematiche collegate alla profonda crisi di credibilità che quella forza poltica sta portando a conseguenze che possono essere pericolose per l’assetto democratico di questo nostro Paese, che ha già conosciuto periodi bui, che davvero non vorremmo far rivivere ai nostri figli e nipoti.

Per la verità da più parti partendo da singoli cittadini e gruppi spontanei si era più volte sollecitato un atto formale di revisione dei percorsi, che fosse andato oltre la ritualità congressuale, costruito con obiettivi rigenerativi ricostituenti rifondativi con uno sguardo alle origini dei percorsi della Sinistra costituzionale, PCI PDS DS. Era tutto diventato molto più difficile con la scalata alla Segreteria di Matteo Renzi e suoi fidi, attraverso cordate più o meno al limite della irregolarità (che si aprivano al contributo di larga parte di figure locali appartenenti alle Destre). I dati elettorali avevano cominciato a segnalare questo stato comatoso ma non vi erano stati segnali di resipiscenza.

Lo stesso avvento alla Segreteria di Nicola Zingaretti, dopo le dimissioni di Renzi e l’interregno di Martina, che aveva creato delle speranze, si rivelava giorno dopo giorno come una delle tante utopie, fino a quando il Segretario non decise di “sbattere la porta” mettendo a nudo le “trame” interne del Partito Democratico. Ricorderete quel che scrisse Nicola Zingaretti il 4 marzo 2021 sui social prima di formalizzare quella scelta:

….Mi vergogno che nel Pd, partito di cui sono segretario, da 20 giorni si parli solo di poltrone e primarie, quando in Italia sta esplodendo la terza ondata del Covid, c’è il problema del lavoro, degli investimenti e la necessità di ricostruire una speranza soprattutto per le nuove generazioni.

Sono stato eletto proprio due anni fa. Abbiamo salvato il Pd e ora ce l’ho messa tutta per spingere il gruppo dirigente verso una fase nuova. Ho chiesto franchezza, collaborazione e solidarietà per fare subito un congresso politico sull’Italia, le nostre idee, la nostra visione. Dovremmo discutere di come sostenere il Governo Draghi, una sfida positiva che la buona politica deve cogliere…..Non ci si ascolta più e si fanno le caricature delle posizioni.

…..Io ho fatto la mia parte, spero che ora il Pd torni a parlare dei problemi del Paese e a impegnarsi per risolverli. A tutte e tutti, militanti, iscritti ed elettori un immenso abbraccio e grazie.

Se quelle parole avevano un senso, di certo confermavano quel che da alcuni anni, alcuni di noi andavano denunciando.

Nel prossimo post tratterò nuovamente i temi della “responsabilizzazione” politica, che ha valori etici, al di là delle “ipocrisie” purtroppo tipiche del mondo politico.

riprendo a trattare LE STORIE – altre (il Circolo San Paolo di via Cilea) 2009 seguenti – dopo una breve introduzione parte 5 (per la parte 4 vedi 2 settembre 2021

Riprendo a trattare temi di memoria storica locale. Con documenti “originali” dai quali espungo solo i nomi e gli elementi che afferiscono alla privacy di persone che si spesero per costruire punti di aggregazione e di partecipazione intorno al Partito Democratico in quel di Prato San Paolo poco più di dieci anni orsono

Sostenitori proposta

Apertura Circolo PD San Paolo

C\o Circolo ARCI

via Cilea, 3 – PRATO

A: Segreteria del Partito Democratico di Prato

     Comitato dei Garanti del PD

E p.c. Sig.

Prato, 24 giugno 2010

Un anno e mezzo fa abbiamo abbiamo iniziato a confrontarci a livello locale riguardo all’esigenza di aprire il Circolo PD a San Paolo.

Questa esigenza ha avuto, all’inizio, anche il supporto del coordinatore del Circolo PD di Borgonuovo ed insieme abbiamo condiviso la scelta di attendere, responsabilmente, la fine di tutte le fasi elettorali che hanno coinvolto la città e la regione.

In questi mesi gli incontri sono continuati e si è formato un numeroso gruppo di persone a sostegno dell’apertura del Circolo PD a San Paolo.

Così il 27 aprile 2010, finite appunto le fasi elettorali, abbiamo consegnato la richiesta formale, a codesta Segreteria, al Segretario Bruno Ferranti.

Ad oggi ci sembra opportuno presentare tale richiesta a tutti voi membri della segreteria provinciale, fiduciosi che in tempi rapidi sia messa all’ordine del giorno dei lavori della segreteria.

Cordiali saluti

I firmatari della richiesta di

apertura Circolo PD San Paolo

per contatti:

G. M. cell. 328XXXXXXX

Email xxxxxxxxxxx

M. G. cell. 329XXXXXXX

Email xxxxxxxxxx

Al coordinatore uscente
Al candidato coordinatore Congresso 17.10.2010
Al Segretario Provinciale uscente
Ai candidati alla segreteria Congresso ottobre 2010

Documento da presentare al Congresso del 17 ottobre 2010 – al Circolo Borgonuovo


I sottoscritti sostenitori della proposta di apertura di un Circolo PD nuovo nella sede del Circolo Arci in via Cilea 3 fanno presente che hanno inteso dimostrare in questa fase pre-congressuale senso di responsabilità e di unità
addivenendo ad un accordo provvisorio che veda una loro presenza in particolar modo nella lista “unitaria” del Circolo “per ora” denominato “Borgonuovo-San Paolo”.


La richiesta di costituire un Circolo nuovo sarà evidenziata sia nel corso del Congresso che si svolgerà il prossimo 17 ottobre sia a partire dal 18 ottobre 2010 e si  continuerà a portare avanti il progetto così come esplicitato nei mesi scorsi con opportuni documenti  presentati  correttamente e discussi con gli organismi statutari.

La presenza di alcuni membri dei suddetti sostenitori nella lista “unitaria” va interpretata – lo si ripete – come atto di responsabilità in questa fase non come rinuncia a portare avanti la nostra richiesta.


Allo scopo di far meglio comprendere la nostra proposta vi forniamo in allegato il Documento presentato agli organismi statutari e discusso – lo si ripete – anche nel Coordinamento Borgonuovo-San Paolo

Prato li 14.10.2010
Circolo San Paolo – Via Cilea

I sottoscritti

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – made in Prato (e…non solo)

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – made in Prato (e…non solo)

Dal 1982 abito e risiedo a Prato. E sono testimone di una parte della “storia” di questa città, avendo agito nel sociale, nel culturale, nel politico ed essendo stato, per ragioni professionali, impegnato nell’insegnamento come docente, la qual cosa mi ha consentito di conoscere migliaia di persone – e di essere da loro conosciuto. Ho attraversato le vicende che hanno coinvolto molte generazioni. Ho condiviso passioni giovanili, quasi sempre suddivise tra empiti utopici e cocenti disillusioni. Negli ultimi anni ho privilegiato percorsi pragmatici alla ricerca di una unità della Sinistra oltre il Partito Democratico. Operazione difficile ma affascinante e piena stracolma di significati; abbiamo in pochi cercato di dare un senso al nostro impegno. Forse non è stata resa esplicita nel modo necessario; di certo non è stata compresa a pieno. Esistono documenti da consultare, revisionare se si ritiene opportuno, rilanciare. Nel frattempo, “made in Prato”, la deriva di quella parte della società che fa riferimento in modo diretto al Partito Democratico ha proseguito nel suo corso, rivelando le immense ambiguità con le quali deve fare i conti, incapace di scrollarsele e definire in modo diverso il suo percorso. In soldoni, non si può pensare di governare una forza politica appesantendola con una serie di patteggiamenti e compromessi, collegati al desiderio prioritario di mantenere le leve del Potere locale, come se i tempi non avessero fornito indicazioni diverse. Lo si è continuato a fare nel corso delle alterne scelte congressuali come se niente fosse accaduto. Ovviamente solo chi è all’interno del recinto stretto del Partito, un numero ridotto, sempre più, di attivisti, può – anche se in parte – comprendere (senza necessariamente condividerle) queste riflessioni. Tutto il resto della società – in una città non piccola del Centro Italia – è stata esclusa, anno dopo anno – giorno dopo giorno – dalla “partecipazione”: chiuse le sedi e le strutture democratiche circoscrizionali, si è proceduto anche a ridurre i luoghi della discussione, come i Circoli. Questo aspetto ha lasciato dei vuoti sui territori, riducendo in modo netto il numero delle persone, che a questo punto sono dei veri e propri “privilegiati”, che possono interloquire con il Partito e con l’Amministrazione. Ovviamente la quantità non si combina facilmente con la qualità.

E’ chiaro che alcune scelte, quelle più importanti, come le candidature per le elezioni politiche del prossimo 25 settembre, non necessitano – purtroppo – di un coinvolgimento massiccio (soprattutto in una situazione emergenziale come quella che stiamo subendo da circa due anni e mezzo) della base: la stessa scelta delle “Primarie” non poteva essere espletata, dato i tempi molto stretti e questo impasse è apparso provvidenziale per l’ “apparato”. Ciononostante, molti aspetti della vicenda connessa a quelle “non” scelte andranno sviscerati.

IL CORAGGIO CHE NON C’E’ – un recupero datato 20 dicembre 2018 ( a memoria perpetua )

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IL FUTURO DELLA SINISTRA

IMMAGINE 20 DICEMBRE 2018 GIUSEPPE LASCIA UN COMMENTO MODIFICA

sinistra

IL FUTURO DELLA SINISTRA

Ho speso molta parte del mio tempo a tracciare il mio pensiero politico sulle vicende degli ultimi anni. Sono da un po’ di tempo convinto, dopo essere passato per una serie di delusioni – o illusioni, che tutta la storia del Partito Democratico così come si è venuta a concretizzare, subito dopo – o addirittura “durante” – la sua fase costitutiva, sia stata una vera e propria beffa nei confronti di quella parte che aveva dato fiducia ad un progetto di rinnovamento dei metodi e delle scelte politiche, dopo gli anni della Prima Repubblica ed i tentativi di costituire un blocco progressista democratico di Sinistra. Non ho mai accettato la posizione dei compagni della Sinistra che non aderivano a quel progetto, anche perché probabilmente con il loro dissenso non hanno consentito al nuovo Partito di affermare con chiarezza i fondamentali valori democratici. Detto ciò, tuttavia, sono ancor più convinto, oggi, che non si sarebbe comunque riusciti a creare una forza politica davvero innovativa nei contenuti e nei metodi. Troppi e potenti erano gli interessi particolari in gioco per consentire al “nuovo” di emergere e cambiare il verso della Politica.
Per questi motivi ho assunto insieme ad altre ed altri una posizione critica anche se sempre condotta con moderazione, punteggiata da forme caratteriali personali di rifiuto silente o di protesta dirompente. Tranne che per brevi periodi la mia, e quella di altre figure a me affini, è stata una visione di minoranza, accentuata dal “golpe” interno del renzismo caratterizzato da una serie di scelte mortificanti. In questi frangenti non c’è stata da parte di chi oggi rappresenta l’opposizione interna la consapevolezza di essere corresponsabili in toto del disastro che si è generato nel Partito e nel Paese. Taccio per ora (anche se ho già trattato questo tema in altri post) su quel che ha significato il tradimento profondo di coloro che avevano sostenuto surrettiziamente e forse in modo ignobile la posizione di Civati.
Anche le riflessioni che ho – oggi -sottomano perché Marzio attraverso una delle rappresentanti della minoranza attuale me le ha inviate in file sono eleganti ma deludenti. A scuola l’avrei descritta come “aria fritta”. Si parla di “Sinistra”, presumendo di poterla identificare come “SempliceMente Sinistra”. Ma si capisce perfettamente che si vuole ancora una volta gabellare gli umili ingenui come sono stato io per tanto tempo. La Sinistra di cui si parla è in fin dei conti una costruzione che ha lo scopo di mantenere anche se in una posizione di minoranza un ruolo ed una funzione che non è in grado di svincolarsi dai rapporti di Potere con gruppi di interesse, lobbies e congreghe varie che non hanno lo scopo di livellare i profitti a favore di chi ha perso forza economica e potere d’acquisto.
Non funziona purtroppo nemmeno la parte critica verso l’attuale (s)compagine governativa perché pur riconoscendo che le risposte del sovranismo e del populismo sono sbagliat(issime)e, purtroppo dobbiamo rilevare che sono state – e sono – le “uniche” che tentano di collegarsi al mal di pancia diffuso nel Paese, che non è stato minimamente intercettato dai precedenti Governi.
In tutto questo certamente il futuro della Sinistra non può essere quello di una galassia indistinta di monadi impazzite ed autoreferenziali ma non può – oggi – ergersi a capofila una congerie di personaggi ormai screditati – a torto o a ragione, non spetta a me dirlo – dall’aver mantenuto il bordone alla maggioranza del PD per garantirsi qualche posizione, accettando a volte anche delle umiliazioni.
Sarà faticosa la traversata e forse ci si incontrerà in qualche oasi, sperando che si sia ritrovata l’unità “ideale” non a scopi personali ma per cambiare davvero questo nostro Paese, a partire da Prato e con uno sguardo all’Europa.

Joshua Madalon