TEATRO METASTASIO – uno sguardo al futuro senza dimenticare il presente ed il passato- a partire da un Comunicato di Si – Toscana a Sinistra – Comitato di Prato –

TEATRO METASTASIO – uno sguardo al futuro senza dimenticare il presente ed il passato
– a partire da un Comunicato di Si – Toscana a Sinistra – Comitato di Prato –

Una forza politica, ancorchè piccola (ma solo i “piccoli” possono crescere), che si occupi della “cosa pubblica” e che si candidi ad interpretare da protagonista il futuro della Cultura nella città di Prato non può fermarsi a delle informazioni a dir poco velenose, critiche sì ma negativamente declinate.
Amo ed ho amato il Teatro “Metastasio” sostenendone il riconoscimento di “Stabile” negli anni in cui mi sono direttamente occupato della Cultura nella città di Prato. Con pochi altri e molti detrattori, forse oggettivamente impauriti dalla titanicità dell’impresa, nella seconda parte degli anni Novanta, allorquando era Direttore del teatro il grande Massimo Castri,

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mi sono impegnato a far sì che si avviasse il procedimento per la richiesta formale al Ministero. Ricordo allora, come se fosse oggi, la fatica che ci costò vincere il braccio di ferro con l’Amministrazione, della quale facevamo parte integrante, ed in particolare l’ostilità dell’Assessore alla Cultura di quel tempo, che frappose veti che stavano portando alla scadenza dei termini se non avessimo, con un blitz, imposto all’Ordine del giorno della quinta Commissione l’approvazione della richiesta al Ministero del riconoscimento di Teatro Stabile della Toscana. Come oggi, anche allora, Prato aveva avviato un processo che evidenziava tutti i parametri per ottenere quel riconoscimento a fronte dell’inesistenza di tali caratteristiche da parte degli altri teatri, anche di quelli altrettanto famosi dell’area fiorentina.
Poco è cambiato da allora, se non una Politica che ha spostato i suoi equilibri di Potere verso la Firenze di Renzi e Nardella e la Pontedera di Rossi; anche oggi (intendo dire nel 2015) come allora la rinuncia ad avviare l’istruttoria per il riconoscimento di Teatro Nazionale è un segno di profonda debolezza culturale, di sottomissione politica.
Ecco, piuttosto che attaccare l’attuale Direttore Franco d’Ippolito e la Presidenza, occorrerebbe segnalare questo dato “politico” incontrovertibile ed impegnarsi a riprendere il dibattito su “Quale futuro per la Cultura a Prato e quali le prospettive per le grandi Istituzioni che insistono sul suo territorio”.
Venendo al Comunicato di Sì – Toscana a Sinistra – Comitato Prato non posso non notare che sia di una pochezza estrema la sottolineatura dei dati numerici relativi al non raggiungimento degli obiettivi. Che dire? Sembra quasi che vi sia un “dentino avvelenato” con delle forme di personalismo inefficace ad affrontare le problematiche reali, innanzitutto la riduzione degli interventi pubblici a sostegno del Teatro, che stanno a dimostrare ulteriormente la scarsa considerazione che la produzione di Cultura mantiene nell’Amministrazione comunale: non si possono di certo fare “le nozze con i fichi secchi”. E’ chiaro che il “peccato originale” risiede in quella rinuncia di cui sopra. Ed è su questo che occorre dirigere l’impegno di una Sinistra che intenda in modo alternativo occuparsi delle tematiche culturali in questa città.

In coda riporto il Comunicato al quale mi riferisco, aggiungendo che, prima di scriverlo, sarebbe stato opportuno di certo sentire il parere del Direttore d’Ippolito, le cui competenze nel settore culturale sono state e sono importanti e riconosciute, oltre che politicamente riconoscibili.

Piuttosto che criticare, ascoltiamo ed offriamo il nostro impegno per il futuro, quello prossimo, semmai.

J.M.

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Sì – Toscana a Sinistra – Comitato Prato
METASTASIO CALA il SIPARIO.

Se il bilancio economico non è confortante, Il quadro si fa ancor più desolante se si osserva la programmazione culturale.

Nel 2015 il Comune di Prato decise di rinunciare a compilare la domanda ministeriale che avrebbe consentito al Teatro Metastasio Stabile della Toscana di assumere il ruolo di Teatro Nazionale.
Un titolo che gli sarebbe spettato di diritto, per la sua storia e perché possedeva tutti i requisiti tecnici richiesti dal ministero. Quella rinuncia regalò il ruolo di Teatro Nazionale – e molti soldi per la sovvenzione – alla Pergola di Firenze e al Teatro di Pontedera, affiliatosi politicamente all’iniziativa fiorentina.
Di fatto il Metastasio, sesto teatro in Italia per giornate lavorative e uno dei primi per attività territoriali, ha rinunciato a un suo diritto e a una straordinaria opportunità.

E tutto questo nonostante il sindaco Matteo Biffoni avesse promesso, a gran voce, l’esatto contrario e avesse fatto del Teatro Metastasio/ Teatro Nazionale lo slogan del programma
culturale della sua campagna elettorale. E quindi avesse preso l’impegno a fare del Met una delle strutture teatrali più importanti d’Italia.

E oggi ci troviamo un teatro depotenziato,sia sul piano della produzione culturale, quanto su quello economico.
Nelle ultime dichiarazione ad alcuni quotidiani locali del direttore Franco D’Ippolito vengono infatti riportate cifre che intendono presentare come un successo di gestione quello che a noi pare un vero insuccesso.
Parlando della stagione appena conclusa, il direttore mette sul piatto un aumento del 12% degli spettatori e parla di 22.000 presenze totali con un aumento degli incassi che passano da 182.000 euro a 187.000, omettendo di dire però che sul testo di presentazione della stagione 2016/2017 lui stesso si era posto l’obiettivo di raggiungere i 26.000 spettatori. Una scommessa persa.

Ma le cose stanno molto peggio, soprattutto se andiamo a verificare gl’incassi da botteghino dei bilanci del 2014 e del 2015.
Leggendoli ( i bilanci sono pubblici) si evince che nel 2014 il totale degli incassi fu di 232.338 e nel 2015 di 238.066.
Di quale aumento stiamo parlando allora? E rispetto a che cosa?

È chiaro che invece di aumento sarebbe onesto parlare di un gravissimo calo di pubblico rispetto alla precedente gestione.
La domanda da porsi è dunque semplice: fra la stagione teatrale 2015 e quella dell’anno successivo quel disavanzo al botteghino di 56.066 euro, quanti spettatori conta? E quanti sono gli
spettatori del Festival Contemporanea?
Quanto incide il Festival sul Bilancio del Teatro e quanti spettatori ha? Quanti paganti?
Forse, in nome della trasparenza, sarebbe importante dare qualche cifra anche su questo.

Ma le note negative non finiscono qui. Passiamo al disavanzo: nella stagione passata le Tournee di Porcile, Danza Macabra e Utoya , tutte produzioni della precedente gestione, sono state il centro distributivo del Teatro Meastasio da novembre a marzo, quindi fortemente determinanti per il raggiungimento dei parametri necessari all’accesso al contributo ministeriale, vitali per la sopravvivenza del teatro stesso.

Eppure il Direttore nella sua intervista attribuisce il disavanzo di 196:000 euro proprio a queste produzioni.
Ma come? E’ ovvio inoltre che i costi di queste produzioni fossero stati messi a suo tempo a bilancio .

A questo punto sarebbe forse importante che i sindaci revisori del teatro si esprimessero pubblicamente in merito al disavanzo. Altrimenti le affermazioni del direttore a riguardo sarebbero davvero gravi.
Se il bilancio economico non è confortante, Il quadro si fa ancor più desolante se si osserva la programmazione culturale.
Basta guardare le ultime stagioni teatrali per capire che l’attività di produzione è passata in secondo piano rispetto agli spettacoli ospitati.

Il punto di forza delle future produzioni è basato su molti autori che sono stati *storici* pilastri nell’impalcatura costruita costruita dalla precedente direzione: Stein, Binasco, Veronesi,per fare alcui nomi.

Non solo: il Metastasio ha rinunciato ad un programma che lo distingueva per ecletticita* nei suoi progetti, alla sua vocazione di Teatro europeo.
Che ne è stato dei rapporti con le reti internazionali?
Che ne è stato dei rapporti con i Festival e i Teatri esteri costruiti negli anni?
E delle attività di formazione in collaborazione con Teatri e professionisti a livello europeo?
Non se ne parla più. Si è cancellata anche l’esperienza innovativa (per l’Italia) di una compagnia stabile. Una scelta legittima, ci mancherebbe. Anche se si sarebbe potuto ammettere che l’idea era ottima e offriva grandi opportunità.

Ci sarebbero potuto essere un ricambio degli attori, ma
cancellare con un tratto di penna tutto il lavoro fatto perché?
Attraverso la compagnia era stato possibile approfondire il lavoro sul territorio in molte direzioni soprattutto riguardo la formazione, con le scuole di ogni grado . E tutto questo proprio nel momento in cui il Ministero richiama all’obbligo delle attività in sede e altri teatri stanno imitando quella esperienza.

Un teatro senza attori all’interno è come un auto senza motore.
È un contenitore che viene messo a disposizione dei burocrati che lo abitano, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. E non sempre dunque, le scelte che vengono definite in discontinuità con il passato, rappresentano degli avanzamenti.
E purtroppo, il Met, non se la passa bene.

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