TURN OVER – cambiamo verso a questi obbrobri

TURN OVER – cambiamo verso a questi obbrobri

E’ allucinante nella sua forma di cinismo criminale l’affermazione che l’Assessore al Sociale del Comune di Prato – Amministrazione PD renziano – ha formulato, parlando di turn over. E’ come se non sapesse che per il riconoscimento dello status di rifugiato i tempi sono più che biblici. Ed è così che ad attivare un possibiole turn over ci pensano regole che delineano con chiarezza i doveri e glissano sui diritti universali.
Ecco la notizia così come riportata da diverse testate:

https://poppi.virgilio.it/notizielocali/prato_ha_raggiunto_il_numero_massimo_di_richiedenti_asilo_ospitati_faggi_non_ne_accettiamo_di_nuovi_se_non_in_turn_over_video-52422255.html

Per chiarezza e completezza va detto che da tempo alcune strutture hanno accolto un numero superiore alla loro effettiva capienza, sollevando alcuni dubbi sulle possibilità di sufficiente risposta alle richieste minime da garantire, ivi comprese quella esigenza primaria di alfabetizzazione. La menziono proprio in quanto una delle regole che è prevista in modo restrittivo dalla legislazione attuale, pena l’allontanamento-espulsione dalla struttura, è la partecipazione ai corsi per la conoscenza della lingua italiana.
Mi considero moderatamente esperto in tal senso, avendo da alcuni anni messo a disposizione parte del mio tempo libero per le attività della San Vincenzo de Paoli in quel di san Bartolomeo.
Non è facile affrontare la varietà di punti di partenza per muovere i primi passi in una lingua straniera: c’è chi viene da persorsi scolastici diversificati (3 – 5 – 8 – 10 anni) e chi è in assoluto analfabeta totale della sua lingua e di quelle lingue (francese ed inglese) che nelle loro terre sono considerate a volta anche alla pari. Non è strano aggiungere che, come accade con i nostri allievi italiani, vi sono menti aperte e disponibili ed altre che evidenziano tante diverse difficoltà di apprendimento. Gli stranieri, così come gli italiani, non sono degli automi, nè possono essere considerati “argille” da modellare, quanto alla conoscenza, a proprio piacimento.
E allora cosa succede, che i “lucignoli” stranieri a volte si sottraggono a questi supplizi (ve lo dico in un modo esplicito: “si scocciano”, “sia ammorbano” di fronte ad insegnanti che sono incapaci di fornire loro le conoscenze pratiche e si ostinano ad insegnarela “grammatica” per filo e per segno, ivi comprese le regolette che farebbero imbestialire anche i nostri figli e nipoti) e per questi motivi vengono allontanati.
Dove vanno? Come funziona questo turn-over? E’ da ipocriti criminali operare in tal senso in questo contesto! Gli espulsi non vengono accolti in altri centri dove “eventualmente” l’accoglienza culturale sia migliore. Non ci si chiede il perchè e si va dritti in modo ottuso: io, lo dico davvero, proverei ad espellere dal loro ruolo questi amministratori.
Ho posto una domanda: dove vanno gli espulsi dai Centri Sprar? Chi li segue? Chi li controlla?
Nei prossimi giorni proveremo a farlo capire.

J.M.

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