5 gennaio – COVID 19 – E’ l’ora di fare i conti con la Storia – parte 1

COVID 19 – E’ l’ora di fare i conti con la Storia – parte 1

Io non so se la classe politica, al di là delle diatribe di basso profilo “ideologico”, abbia avviato un percorso di riflessione seria intorno a quel che è avvenuto in questo ultimo anno. La sensazione mi fa rispondere di no. Ho l’impressione, per l’appunto, che stia ancora a rincorrere l’emergenza, che aveva un senso nella fase iniziale, quando si era complessivamente sorpresi ed impreparati.

E lo si era in definitiva “strutturalmente”.

In pratica l’organizzazione generale della Sanità a livello nazionale e regionale aveva puntato essenzialmente verso una creazione di un servizio “misto” tra pubblico e privato, dove quest’ultimo comparto ha agito concorrenzialmente fornendo servizi, pur se a pagamento (a volte con scarti minimi di convenienza), molto più rapidi ed efficienti.  Questa modalità è stata più volte denunciata dalle Sinistre (ivi compresa quella parte di aderenti al Partito Democratico che mal sopporta l’involuzione riformistica accentuata del suo stesso Partito) verso i quali rilievi critici tuttavia – allorquando si risponde (e cioè rarissimamente) – ci si trincera in opposizione con la bollatura di “ideologismi”.

Di fronte a questo “scenario” non è stato difficile comprendere che si fosse impreparati a fronteggiare un’emergenza così acuta e improvvisa (d’altronde le “emergenze” continuano ad imporsi in una realtà tendenzialmente riferibile ad interventi poitici caratterizzati da una visione disorganica e costruita con inganni) e non è stato un “mistero” neanche dover assistere a delle polemiche intorno ai “dossier” taroccati o spariti del tutto che hanno coinvolto il numero due dell’OMS oppure la sorprendente “farsa” del Commissario alla Sanità calabrese, che poco o nulla sapeva di quali fossero i suoi ruoli e le sue competenze e responsabilità.

Le denunce su quel che è avvenuto e che poteva essere in gran parte affrontato in modo più organico ed incisivo sono piovute da ogni parte: io stesso su questo Blog non ho risparmiato critiche, pur considerando la “colposità” degli organismi politici e governativi attuali.

Andiamo avanti ma con uno sguardo più attento a quel che abbiamo – e non abbiamo – fatto prima.

La Storia – quella nostra recente – deve farsi “maestra di vita”. Lo deve fare in modo urgente; non ci possiamo sottrarre ad avviare una sorta di “elaborazione del lutto” che ci consenta di superare la “crisi” e si attrezzi per riuscire a condurci verso tempi maggiormente sicuri, anche nel caso, per ora annunciato ma del tutto realistico, di nuove forme pandemiche. Lo deve fare assicurando la continuità delle attività produttive e commerciali “in toto”. Lo deve fare lasciando aperte le strutture scolastiche e quelle artistiche nel loro complesso.

Intorno a queste ultime vi è stata una palese sottovalutazione dei problemi insieme alla incapacità di procedere verso una organizzazione che poteva contemperare il prosieguo delle attività “in sicurezza”. Penso in particolare al settore artistico museale, teatrale e cinematografico.

Abbiamo assistito (non posso evitare toni polemici) ad una forma sciovinistica di esaltazione del ruolo del Ministro Franceschini, che a mio parere poco o nulla ha fatto per difendere quei settori di sua competenza in questa fase pandemica.

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