7 giugno – CINEMA Storia minima – parte 19 (per la parte 18 vedi 12 maggio)

“Il grande dittatore” rappresenta una delle pietre miliari  della Storia del Cinema. Chaplin mostra al mondo intero la follia del Nazifascismo: nel film non c’è solo una parodia di Hitler -Adenoid Hynkel dittatore della Tomania – ma anche quella di un Mussolini – Bonito Napoloni dittatore di Batalia –  molto verosimile all’originale nella sua goffaggine e nella sua servile sottomissione al Fuhrer. Vista la data di realizzazione, balza immediatamente agli occhi la capacità critica dell’autore, consapevole dei gravi rischi che l’umanità stava correndo. Solo dopo gli eventi drammatici di Pearl Harbour nel dicembre del 1941 gli Stati Uniti entreranno in guerra per combattere Nazifascisti e loro alleati. E il messaggio finale di Chaplin era un inno alla pace che è da allora in poi utilizzato per contrastare la violenza nel mondo. Il film, pur essendo meritevole più di altri, ed avendo avuto cinque candidature agli Oscar del 1941, non ne conseguì alcuna, anche se in seguito è stato ampiamente rivalutato.

Ben diversamente accadde per il primo film americano di Alfred Hitchcock, tratto da un celebre romanzo di Daphne du Maurier, “Rebecca, la prima moglie”, che vinse due premi Oscar (era stato candidato a ben dodici statuette), uno per il Miglior film e l’altro per la Fotografia in Bianco e Nero. Senza dubbio lo stile e la raffinata tecnica di narrazione cinematografica  del grande cineasta inglese contribuisce a rendere ancora più intricata e misteriosa la vicenda della prima moglie del ricco ed aristocratico Massimo de Winter, interpretato da Laurence Olivier. Di Rebecca sentiremo raccontare come di un fantasma incombente, senza mai vederla, mentre Joan Fontaine che interpreta la “seconda moglie” praticamente anonima (il suo nome non verrà mai menzionato) avrà tutto lo spazio ed il ruolo narrativo che le compete nel film e verrà anche candidata all’Oscar senza ottenere il premio.

Sempre nel 1940 viene realizzato un altro grande film tratto da un’opera letteraria. Si tratta di “Furore” di John Steinbeck, The Grapes of Wrath “I grappoli dell’ira”, pubblicato appena un anno prima, romanzo simbolo dell’America della Grande Depressione vista con gli occhi di coloro che in quegli anni persero tutto quel che avevano e furono costretti a rimettersi in gioco. Anche questo film è collegato alle vicende storiche degli Oscar: “Furore” ottenne sette candidature e due Premi: uno per la migliore regia, quella del grandissimo John Ford, che l’anno precedente non era riuscito ad agguantarla con l’altra sua grande realizzazione di cui abbiamo già trattato, “Ombre rosse”; l’altro premio toccò a Jane Darwell come attrice non protagonista. Il nome potrebbe dire poco ma non appena la vedrete in questa breve clip vi renderete conto che si tratta di una delle più note “caratteriste” del Cinema.                   

Da ricordare l’interpretazione del personaggio principale, Tom Joad, da parte di un ancora giovane Henry Fonda e quella di un allampanato John Carradine (già segnalato per l’interpretazione del giocatore d’azzardo e gentiluomo del Sud Hatfield in “ombre rosse”) nella parte di Casy, un ex predicatore che di fronte alle tragedie della vita  ha perduto la sua fede.

Ma la Storia del Cinema che narriamo corre di pari passo con quella degli Oscar.