21 giugno – PERCHE’ LA DESTRA STA VINCENDO NEL PAESE (o perlomeno così appare) – parte 4 (per la parte 3 vedi 27 maggio)

PERCHE’ LA DESTRA STA VINCENDO NEL PAESE (o perlomeno così appare) – parte 4 (per la parte 3 vedi 27 maggio)

In queste notti brevi e questi giorni lunghi ci ritroviamo, dopo un anno e mezzo di inusitate sofferenze, pur sopportate con altrettanta insospettata resilienza, ad avviare una rendicontazione (una “resa dei conti”) su tutto quanto, colpevolmente, la Sinistra (non quella vera che quando dice blu è “blu” e quando dice “giallo” è giallo, alla quale assegno altre responsabilità) non è stata in grado, sia per inettitutine sia per sospetti vari tornaconti, di rivedere, di rimettere in linea rispetto agli “errori” del passato la barra della “giustizia sociale”.

NOI da soli non lo possiamo fare, non è nelle nostre “possibilità”; possiamo tuttavia denunciare ancora una volta una sequenza di sottovalutazioni e di errori che hanno condotto ad una situazione di degrado morale insoffribile, lasciando che la “speranza” per un futuro migliore divenga sempre più patrimonio assoluto della Destra, sia quella liberale che quella reazionaria antidemocratica e retriva. Si può aggiungere che ciò sia solo “apparente” ma ancor più non si intaccherebbe – a tal punto – la percezione che la difesa degli interessi dei più deboli sia stata ceduta dalla Sinistra – quella sedicente tale – svenduta in modo indegno sull’altare della difesa dei “diritti” di tutti, compreso coloro che posseggono di più ed ambiscono di veder crescere sempre di più la loro ricchezza. Si fa un bel dire che il “diritto” di uno si ferma di fronte al “diritto” dell’altro, senza tener conto della differenza del “punto di partenza”. E non si tratterebbe di un punto di partenza qualsiasi ma quello sancito dall’Articolo 4 della Costituzione

“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.”

rafforzato dall’Articolo 36 della stessa Carta costituzionale

“Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.

Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.”

In questi giorni ci è toccato ancora una volta assistere “inermi” ad una serie di eventi che hanno mortificato la nostra intelligenza e vanificato tutti i nostri impegni. Lo avevamo denunciato in più occasioni ma venivamo derisi e sbeffeggiati; in modo particolare questo è accaduto quando abbiamo richiamato l’importanza della memoria (se ne fa un gran bel parlare quando si tratta di eventi lontani, che vengono riportati a galla per una sana e robusta contrapposizione ideologica) e l’utile lezione della Storia.

Abbiamo bisogno di riprenderci la guida della nostra esistenza “contro” tutte le ingiustizie, sia quelle di “una” parte che quelle di un’altra “parte” e, per quel che ci riguarda, continueremo ad occuparcene.

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