10 GIUGNO – DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – decima parte – 6 (Trenta più cinquanta fa “Nouvelle Vague”) per la 5 vedi 11 maggio

DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – decima parte – 6 (Trenta più cinquanta fa “Nouvelle Vague”)

Resta comunque da aggiungere che in una futura realizzazione occorrerà tener bene presente questo aspetto per evitare che si perda tutto il lavoro di preparazione e di allestimento per una difficoltà che può essere affrontata e superata. Clair ci ha fatto sorridere, e sentir dire che non piace ai cinefili ed ai critici ( la storia è vecchia e si rifà agli Anni Cinquanta) non ha convinto i nostri spettatori, che forse non sono né cinefili né critici (a loro merito, si intenda!). Vedere “A me la libertà”, avendo negli occhi il ricordo più noto, anche se posteriore, di “Tempi moderni”, ha iniettato nelle vene una carica di ottimismo, pur se, considerando la nostra realtà, con le acute difficoltà che attraversa il mondo e il lavoro, a molti di noi ha fatto masticare un po’ d’amaro; ma la libertà è sempre bella!

E così gli spettatori, richiedendo “Le Million”, si sono voluti confondere tra coloro che rincorrono con la fantasia i loro sogni, le loro chimere, che hanno ansia di risollevarsi dalla quotidianità misera. Questo tipico esempio di film clairiano basato sulla struttura circolare di corsa-inseguimento ha anche una ulteriore valenza per conoscere quelli che furono i problemi creati dall’avvento della “nuova” tecnica del sonoro, cui Clair, dopo un iniziale rifiuto, non intende rinunciare del tutto a questa novità. Egli vi aderisce (anche se quando gira “Le Million” ha già girato un altro film “sonoro: “Sous les toits de Paris”), sfruttandone a pieno le potenzialità, pur limitando il dialogo all’essenziale.

Su Renoir si parlerà altrove più a lungo. I film visti (a parte ” La Bête humaine” – L’angelo del male che ha avuto qualche problema per essere compreso) sono bastati al pubblico per rendersi conto dell’impegno realistico e sociale di questo grande maestro e della sua incomparabile arte. Di lui si parla come del padre del “realismo poetico”: di certo non può bastare la sola parola “realismo” per contrassegnare il cinema di Jean Renoir. Il suo modo di rappresentare la vita non si ferma ad un arido mero documentarismo ma approfondisce i sentimenti e gli ideali degli uomini, cogliendo, anche lui come Clair, quell’ansia di elevazione dalla realtà umana colma di angustie e di insoddisfazioni, affidandosi all’immaginazione ed al sogno.