29 novembre – IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI – parte 18

29 novembre – IN RICORDO DI PIER PAOLO PASOLINI – parte 18

continua l’intervento del prof. Antonio Tricomi

Una mia nota: Voglio ancora una volta ricordare che vado riportando il dibattito che si svolse il 27 aprile del 2006 così come riportato dai trascrittori che sbobinarono le registrazioni. Ecco quindi perché a volte ci sono degli errori o comunque delle incertezze.

…..Poi, giudizio non solo mio ma anche ad esempio di Sichi, in realtà ha sempre lavorato così. La differenza sta nel fatto che prima degli anni sessanta questo modo di lavorare non diventa, non viene tematizzato, non diventa esplicito e non è un tassello essenziale della sua poetica. Dopo invece questo modo di lavorare viene esibito al pubblico e diventa il fondamento della sua poetica, però quindi insomma Pasolini è come se ad un’unica opera avesse sempre lavorato ed in particolare nelle opere degli ultimi 10-15 anni ciò lo dimostri in maniera evidente e soprattutto Pasolini lo fa coscientemente. E quindi l’opera non finita o mancata di Pasolini lo è mancata anche in questo paese. Se appunto è un’opera continuata, un’opera che si snoda di opera in opera è, quello di Pasolini, un discorso potenzialmente inesauribile ed infinito per dirlo (parola non comprensibile), cioè l’opera di Pasolini è mancata anche Perché costitutivamente è un’opera aperta, non nel senso che intende Umberto Eco, ma in un senso più vicino a quello di Roland Bart. Aperta nel senso che è un discorso che è stato troncato dalla morte dell’autore, ma non è un discorso finito il discorso di Pasolini, appunto Perché non finite in questo senso sono le sue opere.

Dicevo che in conclusione, dopo avervi descritto in questa maniera le opere di Pasolini, volevo tornare a parlare d’altro Perché così chiudo anche il cerchio dell’intervento pensando a come avevo iniziato. Lo stesso atteggiamento sadomasochistico che vi ho descritto in Pasolini e che lui ha nei confronti del proprio operare e dell’arte, non dobbiamo farci troppo ingannare, Pasolini lo ha anche verso quello che genericamente qui potremmo chiamare (parola non comprensibile). Perché mi preme dire questa cosa? Perché al di là delle sterili direi discussioni che periodicamente ci sono sui giornali, sulla “santità” o meno di Pasolini, sulla non “santità” di altri autori della sua generazione, il duo comico qui è sempre Pasolini-Calvino Perché ci si scorda oramai che sono esistiti anche Volponi, Parise ecc, ecc, Perché Pasolini e Calvino come dire è facile tirarli dentro le polemiche. Volponi oggi lo si legge in pochi e invece probabilmente Volponi è un autore superiore ad entrambi come resa diciamo culturale. Però dicevo queste polemiche mi interessano poco, mi interessa però dire un’altra cosa: quando parlo di atteggiamento sadomasochistico di Pasolini, anche rispetto al potere, mi riferisco a questo: il Pasolini degli anni ’70 non è che scrive sul ciclostile di quartiere, scrive su Il Corriere della Sera luogo dove Fortini ad esempio non vuole andare Perché non siamo nel 2006, ovvero in un periodo in cui Il Corriere della Sera fa dichiarazioni di voto per il Centro Sinistra in campagna elettorale, siamo in un periodo negli anni ’70 in cui Il Corriere della Sera a torto o a ragione, nonostante che in qualche modo anche dentro Il Corriere della Sera stanno succedendo cose di altro tipo, è però percepito come il quotidiano ufficiale della borghesia, cioè di quella borghesia a cui Pasolini dichiara odio eterno. Per cui Fortini non vuole andare a collaborare al Corriere della Sera, Pasolini sì.

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