ARMI (apparentemente innocue) DI DISTRAZIONE DI MASSA

ARMI-DI-DISTRAZIONE-DI-MASSA

ARMI (apparentemente innocue) DI DISTRAZIONE DI MASSA

Ne vedremo delle belle e ne sentiremo di “balle”! nelle ultime settimane c’è stato un andirivieni di dichiarazioni anche allarmistiche su quel che sarebbe accaduto se a novembre vincesse il NO al referendum. Continuava a girare la “voce del padrone” su una conseguenza – la più drammatica – relativa alle “dimissioni” di Renzi: e questo ci preoccupava non poco! Ed intanto c’erano le testate finanziarie a livello internazionale che, insieme alla Confindustria (e per conto di quei potentati), minacciavano sfracelli apocalittici immediati dopo la vittoria del NO.

A livelli molto ma molto più bassi si continuava ad offendere i sostenitori del NO che si dichiarano “di Sinistra” perché sarebbero stati compagni di “merenda” (per poco, molto poco, voglio rassicurare questi acuti benpensanti) di demagoghi e fascisti e si etichettavano come “conservatori” e difensori delle “poltrone” proprie ed altrui.

In contemporanea è partita la “campagna” promozionale contornata di numerosi e roboanti pseudo-successi (difficili da dimostrare: a proposito, nella prima parte dell’anno ho svolto un incarico per il quale sono stato retribuito con dei “vouchers” e, dunque, ho contribuito, io che sono in pensione, a far crescere il numero degli “occupati”); campagna che si è avvalsa della “collaborazione” di tanti fedeli “servitori” di Renzi e compagnia bella.

Per fortuna, però, negli ultimi giorni abbiamo sentito

1) la voce del “fedele” Del Rio che ha chiesto dalle colonne de “La Repubblica” di “ evitare qualsiasi tono allarmista, o scenari catastrofici “ aggiungendo che “Il sistema Paese è solido, non rischiamo il default “. Primo annuncio per calmare le “major” della finanza mondiale;

2) la voce del “padrone” che qualche giorno fa da Marina di Pietrasanta ha fatto tirare alle italiane ed agli italiani un “sospiro di sollievo” annunciando che, no proprio NO, se passa il NO lui non si dimette. Secondo annuncio per rassicurare il mondo della finanza mondiale.

Di fronte a queste ultime sortite, peraltro “consigliate” da spin doctor forse più moderati, c’è chi pensa che, a questo punto, sarebbe più logico votare SI ma io che sono per il NO ritengo invece che proprio queste sortite ed altre che aspettiamo arrivino devono incoraggiare a votare NO anche quella parte di “elettorato” che temeva di dover trovare un’alternativa a breve termine e si mostrava preoccupato se non disperato.

Se si vota NO si ha finalmente la possibilità di aprire un dibattito “sereno” su come modificare l’assetto istituzionale garantendo l’esercizio pieno della Democrazia. E se, in questo caso, Renzi dice la verità (sarebbe ora!), diventerebbe più semplice avviare una vera consultazione “popolare” che attui l’art. 1 della Costituzione italiana “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.”

11892279_10205673868778434_226576236458778672_n

reloaded mio post del 24 maggio u.s. LA BAVA ALLA BOCCA ED UNA NECESSARIA LEZIONE DI VITA “nel quale scrivevo che RENZI davanti alla vittoria del NO non avrebbe dovuto dimettersi…..”

LA BAVA ALLA BOCCA ED UNA NECESSARIA LEZIONE DI VITA

Si affannano giuristi ed editorialisti delle principali testate italiane a sottolineare come occorra mantenere toni più bassi e dignitosi dei ruoli ricoperti – soprattutto rivolgendosi agli ambienti governativi – in questa fase pre-referendaria.

I risultati dei loro inviti non sono per ora stati ascoltati ed è evidentemente sopra le righe l’atteggiamento di quelle parti che si riferiscono a Renzi e Napolitano e questi stessi leader non mostrano la calma e la ragionevolezza necessaria a convincere che l’operazione che vanno proponendo abbia caratteristiche positive per il Paese e per i suoi cittadini.

E’ proprio questo il punto: l’altra sera mi sono sintonizzato sul programma di Fazio (che, detto tra noi, trovo sempre più vicino ad un “suk” di vendite di prodotti non sempre di qualità) proprio mentre il Presidente “emerito” stava alzando i toni del suo intervento, in assenza di interlocutori “contrari” (di “servi” del padrone ce ne sono a tutte le ore nei programmi televisivi e non si capisce a chi abbaiava, Giorgio Napolitano); qualche ora prima il suo “delfino”, quel tale “Renzi Matteo” che aveva ricevuto la “grazia” (nel pieno rispetto della Costituzione, si intende!) di ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio aveva tuonato contro i suoi avversari, soprattutto – credo – quelli interni (i partigiani buoni o cattivi, belli o brutti, vecchi e nuovi dovevano ancora essere assunti nell’agenda della Boschi) ricordando loro che, tanto, non verranno rieletti (e, certo, perché c’è anche questo: la legge elettorale che sostituirebbe il “Porcellum” lo peggiora alla grande da questo punto di vista e ci saranno solo candidati scelti dai capi, quelli nazionali e quelli locali con grande prevalenza dei primi sui secondi), con un tono ultimativo: “Li cacceremo!”

Cosa dire? Tutti questi interventi (anche quelli apparentemente riparatori sulla questione ANPI) evidenziano una straordinaria profonda cattiveria che ingenererà (sta ingenerando) una spaccatura che potrà diventare “irreparabile” nella nostra società.

C’è una BAVA ALLA BOCCA che non ha ragione di esserci, a meno che… la partita che si sta giocando non sia molto diversa da quel che appare e non siano in gioco i necessari aggiustamenti istituzionali per un migliore funzionamento della macchina governativa e per la sua razionalizzazione ma qualcosa d’altro: in particolare ho ragione di pensare che si tratti di costruire un POTERE sempre più accentrato e concentrato nelle mani dei leader…

So che servirà a ben poco, ma rassicurerò ancora una volta che il “mio dissenso” nei confronti di Renzi e la mia disistima “da Sinistra” non contempla il fatto che lui, a seguito di un successo del NO, si disimpegni. LO RIPETO: si assuma le sue responsabilità ascoltando le proposte e le idee di coloro che dissentono e ne tenga conto.

Nel titolo ho utilizzato il termine “lezione” e potrà apparire un atto di presunzione ma è necessario che si abbandonino le forme ultimative e si addivenga ad un grado di ragionevolezza utile per il Paese, al quale voglio più bene di quanto io ne possa volere a questo o quel leader; e questi ultimi devono essere con chiarezza al servizio del Paese non di questo o quel gruppo di Potere.

1423469179-renzi

reloaded mio post 8 luglio 2016 – VERSO IL REFERENDUM “e le ragioni del NO”

content/uploads/2016/07/Referendum-Italicum.jpg”>Referendum-Italicum

VERSO IL REFERENDUM

Lo so molto bene che sulla questione “sì o NO al referendum di autunno” non sarà facile interloquire tra fans dell’una e dell’altra posizione.


Chi è per il “sì” appoggia la sua scelta sulla necessità di velocizzare i processi legislativi superando il bicameralismo “perfetto” e porta a sostegno il dibattito più che cinquantennale di illustri politici e giuristi, aggiungendo che così facendo si procederebbe anche ad un sostanzioso risparmio delle spese della Politica.

Chi è per il “NO” rileva che, con le proposte avanzate dal Parlamento ma contrassegnate da una firma ben precisa e riferibile al Governo e segnatamente al suo Capo, non si velocizzi affatto il procedimento legislativo, non si risparmi come si dovrebbe sulle spese della Politica e non si rivitalizzi il processo di partecipazione democratica arrivando addirittura ad avere un Parlamento di “nominati” apparentemente eletti.

Ora, l’una e l’altra posizione appaiono accecate da un odio reciproco, dovuto essenzialmente alla figura del leader che questo “scontro” ha voluto e vuole riproporre. Ed è dunque inevitabile che su questo personaggio ci si confronterà più che sul merito della proposta. Ed è logico che in particolare dall’interno del PD verranno gli scontri più cruenti sul piano politico, per cui la domanda che ha rivolto Bersani alla maggioranza non è affatto peregrina: un Partito già squassato, nel quale vi è una maggioranza – molti lo pensano pochi lo dicono – sempre più “liquida” (composta da pochi fedelissimi, tra i quali però qualche Bruto pure ci sara, ma da moltissimi tra quelli che hanno usufruito dell’ascesa renziana per sistemarsi, ma che saranno ben pronti a saltare su altri carri laddove questi si palesassero), non ha affatto bisogno di altre scaramucce, guerriglie e battaglie. Forse occorrerebbe da una parte tollerare il dissenso, senza minacciare sfracelli e vendette, e dall’altra evitare una personalizzazione che non si comprende del tutto e che porterebbe, a valle di un confronto democratico di altissimo valore, ad una dissoluzione pericolosa la cui responsabilità tuttavia sarebbe accreditata proprio a chi questo scontro ha creato.
D’altronde anche la vicenda BREXIT, valutate le differenze, sta ad insegnarlo.

Ritorno alla proposta del NO, rilevando che chi – come me – la sostiene, considera la proposta irricevibile in quanto non corrisponde per niente a quanto sia effettivamente necessario al nostro Paese. Penso ad un Parlamento eletto democraticamente che svolga attività a sostegno delle esigenze dei cittadini italiani “tutti”, monocamerale con un controllo costante da parte di una Corte costituzionale svecchiata ed eletta che possa contenere rappresentanti “regionali” e che abbia il compito di indirizzare l’azione legislativa. Penso anche ad una riduzione ed una revisione significativa dei benefici economici e pensionistici per coloro che si occupano di Politica con un limite “per tutti” della permanenza in quella attività e modalità di accesso che facciano abbandonare l’idea che far Politica possa rendere dal punto di vista economico.
Coloro che – difendendo la scelta attuale della Riforma – agitano spettri di disastri ed ingovernabilità laddove questa non passasse al vaglio “democratico” stiano tranquilli: avremo semplicemente scampato il pericolo di trovarci di fronte ad una Costituzione che interpreta la “governabilità” come possesso assoluto del Potere per riuscire a realizzare scelte che non rispondono alle necessità della gente ma soddisfano i desideri della parte più ricca del nostro Paese, soprattutto gli imprenditori che si stanno molto impegnando a sostegno del “sì”.

25-aprile-sito-cdc1

FENOMENOLOGIA DELL’OVVIO – tra il SI ed il NO al referendum di tardo autunno

13932836_1795236074023746_7248700796504601259_n

FENOMENOLOGIA DELL’OVVIO – tra il SI ed il NO al referendum di tardo autunno

1. Non è la migliore in assoluto ma è la migliore possibile
2. Non mi piace ma la voto
3. Sì, è davvero un testo “confuso” ma…meglio di niente

E, allora, invece di votare SI con un atto di fede, proviamo davvero ad entrare nel “merito”!

La proposta di modifica non abolisce affatto il SENATO che – leggete l’art.70 – ha legittimità ad occuparsi di discutere ed approvare moltissime proposte di legge con tempi contingentati “sulla carta” (diranno che i tempi però sono indicati espressamente, ma tutti sanno in quale modo la CARTA è stata rispettata ed applicata finora), con l’aggravio però che i Senatori saranno “scelti” non dai cittadini ma dalla “casta” politica intesa nella sua complessità e non avranno soltanto l’incarico senatoriale ma anche quello che proviene dalle rispettive origini (Consiglieri regionali e Sindaci). Insomma un “guazzabuglio” che non risolve il problema della lunghezza dei procedimenti legislativi e rischia ancor più di allungarne gli esiti creando fratture ancor più velenose (Camera e Senato potrebbero avere – ma quasi certamente avranno – maggioranze diverse).

I costi di questa operazione non saranno ridotti in modo significativo, permanendo intatta la struttura del Senato e considerando le spese di permanenza dei “nuovi Senatori” nella sede romana.

Chi è critico nei confronti della proposta di modifica e continua a dire che la sosterrà, aggiungendo che “poi” la si potrà modificare “mente quasi certamente sapendo di mentire” è un mistificatore dilettante o di professione. Ricordo a tutti i convinti assertori del SI che – vincesse la loro proposta – a prescindere dalle critiche che anche loro hanno tenuamente avanzato – dovrebbero farsi promotori delle “modifiche” ulteriori. Ma su questo non voglio contare, perché è impossibile che lo facciano. I “vincitori” canterebbero vittoria ed andrebbero avanti convinti delle loro ragioni. Questa è una delle modalità della vecchia Politica che finirebbero per ben rappresentare.

Aggiungo che – in uno dei post dei mesi scorsi – ho detto (e qui lo confermo) – che il Governo non avrebbe dovuto dimettersi se vince il NO, ma procedere per attuare il giudizio del popolo, che non è stato preascoltato, e che avrà valore doppio proprio per questa sciatteria intrisa di presunzione e di arroganza. Anzi, per questo motivo, sarebbe atto apprezzabile che il Governo si dimettesse se vince il SI, per segnare un “punto e a capo” così come pomposamente vorrebbe essere la nuova idea di Carta costituzionale.

14022181_1795243957356291_2036903565798563257_n

riflessioni sui disastri di questo Governo che vuole anche che gli si approvi la riforma costituzionale! – LA BUONA SCUOLA – per chi?

LA BUONA SCUOLA – per chi?

Lo scorso 30 novembre 2015 scrissi questo “post” sul mio Blog
Oggi, 17 agosto 2016, sono a conoscenza del fatto che alcuni docenti “in servizio” con attestazioni reali e concrete sia dai documenti firmati, sia dai contatti con dirigenti e altri docenti, studenti, genitori e quantaltri abbiano transitato nella scuola (promotori editoriali, fornitori di bevande e merendine, postini etc etc etc) non hanno percepito stipendi dopo quello di Marzo 2016 pur avendo lavorato ininterrottamente sino al termine dell’a.s. 2015/2016
Rinnovo l’appello sottolineando ancora una volta ( e stamattina pagine di quotidiani riprendono il tema della Scuola attraverso le vicende del “concorsone”) le caratteristiche di quella che è stata “IMPROPRIAMENTE” e roboantemente, nello stile tipicamente “PADRONALE” di Renzi e renzine/i, chiamata la Buona(!!!) Scuola.
BUONA per chi? Non di certo per i docenti, nè per gli studenti e le loro famiglie.
Senza che si stia a fare polemiche vane, andate nelle scuole “pubbliche” e vedete direttamente quel che accade.

Insegnante-a-chiamata-011-744x445

Al Presidente della Repubblica – massimo rappresentante del nostro Paese e garante dei diritti – è giusto che alcuni docenti in servizio non vengano retribuiti?

Caro Presidente della Repubblica troppe volte le ho sentito dire ( anche altri suoi illustri predecessori ed altre eccellenti rappresentanti della nostra “società” ) che i docenti nel nostro Paese sono malpagati. Ed ovviamente, essendo stato – ed essendo – partecipe delle vicissitudini degli insegnanti in modo diretto, conosco molto bene quel mondo. In breve, tuttavia, per chiarezza sono a chiederle se ritiene giusto che una parte del personale “docente” in servizio possa svolgerlo senza “alcuna” (dico e ribadisco “alcuna”) retribuzione per mesi e mesi. Spesso si tratta di persone che non hanno alcuna possibilità economica alternativa e, se non foraggiati dalle famiglie, sono costrette ad indebitarsi. E’ “incivile”, questo comportamento da parte dello Stato, del quale Ella è il massimo rappresentante e garante dei diritti.

684e3-487417_10151295766072382_1435564659_n

non poteva che essere così! PRIMO CIAK dedicato alla memoria di un grande amico GIORGIO DE GIORGI

non poteva che essere così! PRIMO CIAK dedicato alla memoria di un grande amico

GIORGIO DE GIORGI

14022233_10209528692950894_7573818079852301360_n

CiakLRG2

PRIMO CIAK

“Ragazzi state fermi! E fate silenzio” Andrea riprese per un attimo il suo ruolo di professore, anche se solo due di quei giovani erano suoi allievi. Erano più di quindici, diciotto per l’appunto, a partecipare a quell’esperienza, che per loro era la “prima”. In verità lo era anche per Andrea. Solo che “quelli” avevano dai 16 ai 18 anni e “lui” 35.
Il cinema però ce l’aveva avuto nel sangue, come spettatore, sin da bambino e poi man mano negli anni come cultore; Andrea aveva visto, aveva letto, aveva scritto; mai però aveva vissuto da vicino la “fabbrica” del Cinema. Ne conosceva i fondamentali ma solo in teoria. Da docente utilizzava in modo costante il Cinema come riferimento e supporto didattico e così molte volte aveva partecipato ad incontri e corsi di aggiornamento che utilizzavano in modo precipuo le tecniche audiovisuali. Ne aveva organizzato qualcuno anche lui ed in quelle occasioni aveva progettato per le scuole una serie di incontri con i vari “mestieri” del Cinema ai quali avevano preso parte grandi personaggi. E gli era man mano cresciuta la voglia di provare a costruirlo, un film!

Quel giorno ci sarebbe stato, dunque, il battesimo per quella nuova esperienza. Andrea era emozionato sin dai giorni precedenti ma non voleva mostrarlo; si era affidato ad un amico esperto che aveva già realizzato molti video ma costui si sarebbe occupato essenzialmente delle riprese e poi del montaggio, ma tutto il resto….avrebbe dovuto deciderlo lui!
La fase preparatoria era stata entusiasmante; anche la “sceneggiatura” era stata scritta progressivamente su “fogli” volanti. Erano state accuratamente scelte le “locations”, coinvolgendo amici ed amici degli amici: era stato uno degli aspetti più interessanti del progetto insieme alla ricerca dei “protagonisti”, anche questi “amici” ed “amici di amici”. Il “tutto” una vera e propria “troupe” all’opera, una piccola “armata culturale”! ma il primo ciak fu davvero sorprendentemente “disastroso”!

Il luogo prescelto era un “ristorantino” sul lato sinistro del Bisenzio all’imbocco del Ponte Mercatale. Quando Andrea lo aveva adocchiato si era presentato con le credenziali del Comune ed aveva ottenuto il consenso ad utilizzarne le strutture nel giorno di chiusura: non gli era parso così piccolo come al momento del primo ciak. Cinque tra operatori e tecnici, diciotto tra ragazze e ragazzi giustamente curiosi ed entusiasti di prendere parte ad un’impresa artistica, cinque attori da gestire, sistemare e coordinare creavano non pochi problemi ad un neofita come Andrea.
L’ambiente risultava molto piccolo e stretto; è lo scotto che bisogna pagare quando si scelgono location in assenza di risorse per costruire scenografie adatte per il testo sceneggiato.
“Ragazzi, vi prego: state fermi e fate silenzio!”
Andrea aveva sistemato personalmente due tavoli, quelli piccoli per due sole persone, due “coppie”. In primo piano, con vista “Ponte” e “Porta” al di là del finestrino, quello con il protagonista e la sua cugina e più in là in secondo piano quello al quale è seduto un altro signore in compagnia di un’amica. Poi aveva fatto collocare le “luci” e posizionare la telecamera per la migliore inquadratura. Le riprese prevedevano la registrazione “in diretta” ed occorreva il massimo silenzio. Prima di iniziare a registrare si fecero delle prove.
“Possiamo andare! Vi raccomando, silenzio. Non possiamo nemmeno sentire il minimo calpestio e trattenete il respiro”. Tavoli e sedie “inutili” erano stati accatastati alle spalle o nei lati fuori campo: il resto era occupato dall’armamentario tecnico e da presenze aliene curiose di quel che accadeva.
Ciak si gira. Sulla lavagnetta uno dei giovani allievi a ciò assegnato da Andrea aveva trascritto numero romano di scena e numero arabo di ripresa. Era come il primo bagno di stagione, quando si teme di più il contatto con l’acqua fredda ma poi si sguazza piacevolmente in essa…..

I personaggi agivano sotto le spoglie degli interpreti, che erano stati scelti accuratamente attraverso l’analisi dei loro caratteri, che fossero i più affini e vicini possibile a quelli dei personaggi.
Quella occasione fu una grande palestra: alcuni, come Andrea, erano al loro debutto. Qualcuno fra gli interpreti veniva da esperienze brevi o lunghe in campo teatrale che servivano a rendere meno complicato il lavoro di preparazione e quello sul set.
Dopo il “ristorantino” di Ponte Mercatale furono utilizzati ambienti pubblici come quello di Villa Filicaia e il teatro Santa Caterina e privati come le abitazioni di amici in Piazza Mercatale, uno studio medico in Via Garibaldi, uno splendido casolare sulle pendici del Montalbano, la lussuosa aristocratica rinascimentale Villa Rucellai, i locali dello Zerosei (uno spazio riservato ai più giovani frequentatori di discoteche), la bottega antiquaria di Filippo Citarella sempre in Piazza Mercatale, la Libreria “La Luna” in via Tinaia e l’abitazione di un amico di Andrea in via Pugliesi, un giovane molto impegnato culturalmente, che prestò le sue mani a quelle del protagonista mentre suonava un brano di Domenico Zipoli, di cui si celebravano i 300 anni dalla nascita (Prato – 17 ottobre 1688) proprio in quei giorni.
Infatti con grandi entusiasmi e passioni in quei giorni ci si impegnò a ricercare la musica che avrebbe dovuto accompagnare facendo da valido contrappunto alle storie narrate nelle scene girate. Le note musicali dovevano avere, nell’idea di Andrea, una funzione speciale per costruire già in anticipo le atmosfere della narrazione per immagini, a sostituzione delle parole, troppe volte sovrabbondanti e mortificanti. Andrea viaggiava, riposava ed a volte dormicchiava ascoltando ore ed ore di musiche; e le riascoltava immaginando le scene da realizzare: aveva sempre pensato che le parole fossero importanti ma non necessarie e che il Cinema non ne avesse bisogno al di là dell’essenziale e, dopo aver scritto le sceneggiature, procedeva con tagli impietosi a ridurne la complessità verbale.
Durante le riprese non mancarono gli errori ma la maestria dei tecnici combinata all’intuizione di Andrea aiutarono a non renderli visibili nel prodotto finale: questa è una delle magie del Cinema, che è somma arte della finzione camuffata da eccelsa verità. Come quando, dopo aver lasciato le stanze e i giardini di Villa Filicaia, si ricordarono di non aver girato una scena.
Ora bisogna sapere che una “troupe” anche minima sposta chili e chili di materiali tecnologici e poi Villa Filicaia era anche una struttura “speciale” alla quale non era facile accedere. Occorrevano permessi precisi e circostanziati. Villa Filicaia si trovava (ora è ancora là, tuttavia cadente ed abbandonata, e la Regione Toscna intende venderla) alle pendici dello Spazzavento, una collina alla cui sommità c’ è il Mausoleo di Malaparte ed era allora utilizzata come Presidio geriatrico per pazienti non autosufficienti con gravi deficit mentali, demenza senile non associata a gravi problematiche.
Era stata scelta sia per la bellezza degli spazi interni con soffitti affrescati con scene mitologiche, grottesche e decorazioni tipicamente rinascimentali, che servirono per i titoli di testa sia per la presenza, che si avverte poi nel sonoro, dei pazienti: furono utilizzati essenzialmente gli spazi a disposizione del pubblico esterno ed anche gli operatori sanitari collaborarono ad aiutare Andrea e la troupe, prestando sia i costumi (camici da lavoro) necessari nelle scene sia se stessi, interpretandosi.

tokayu-123

La sceneggiatura era stata costruita con modalità molto aperte e questo permise di cogliere anche qualche occasione e di portare a soluzione taluni errori.
Sempre a Villa Filicaia per la scena finale Andrea aveva preparato una sistola con un ampio soffione terminale e stava sistemando all’esterno le luci insieme all’operatore e ad alcuni allievi all’altezza di una delle finestre al di là del quale l’alter ego del protagonista doveva essere estasiato in contemplazione di un oggetto particolare, un feticcio: seduto in posizione fetale illuminata da un raggio di sole artificiale.

Mentre si andava allestendo la scena, Andrea si accorse che stava sopravvenendo un temporale. Avrebbero dovuto girare una scena di pioggia, ma sapevano per esperienza che non potevano bastare due goccioline la cui direzione peraltro non avrebbero potuto guidare.
E si prepararono a girare la scena con la “pioggia” artificiale. Cominciarono anche a girare qualche prova e poi ne approntarono la registrazione. “Fortuna iuvat audaces”, ma non solo gli audaci, anche le persone normali come Andrea ed i suoi amici si accorsero di avere acceso la telecamera proprio mentre un fulmine ravvicinato fu accompagnato da un potente tuono. Non pioveva ancora ma decisero di rientrare, perché le nuvole si addensavano proprio sulle loro teste e di lì a poco mentre erano dentro (avevano riportato dentro anche i punti luce allestiti, pensando al “dopo” la tempesta) si scatenò l’inferno meteorologico con una pioggia violenta che andava proprio nella direzione che loro volevano tamburellando sulle vetrate e scorrendo sulle foglie degli alberi. Sistemarono la telecamera e ripresero la scena che subito dopo si illuminò intensamente e naturalmente con la forza di un raggio di sole che sgomitava tra le nuvole creando un’atmosfera naturale e più realistica, proprio perché fondamentalmente e veramente tale.

La storia che dovevano narrare attraverso le immagini si riferiva ad un caso psichiatrico di tricofilia ed il personaggio principale doveva trovare una ciocca di capelli ricca di misteri all’interno di una vecchia specchiera. Egli aveva una straordinaria passione per gli “oggetti” già vissuti perchè da questi promanavano storie misteriose ricche di un fascino particolarmente erotico.
“Le mani che avevano accarezzato quella cassettiera; il collo sul quale si era con leggerezza e grazia appoggiato quel collier, il polso intorno al quale era stato inserito quell’altro bracciale” e la sua fantasia lo trasportava in un sogno emotivamente coinvolgente ed estatico.
Andrea doveva per l’appunto ricercare un mobile, forse ne occorreva anche più di uno per le diverse scenografie. E allora si rivolse ad un amico falegname, ma anche restauratore ed esperto di mobili antichi, uno di quegli artigiani di un tempo che non aveva però la “puzza al naso”, cioè che non si atteggiava a super-esperto, quelli che peraltro poi di fronte a richieste come quelle che avrebbe rivolto loro Andrea, non si sarebbero tirati indietro dall’alzare il prezzo, facendosi pagare le loro “arie”!

E non c’erano molte risorse da utilizzare.
Filippo Citarella si pose a completa disposizione. Prestò alcuni mobili alla troupe e se stesso per uno straordinario “cameo” davvero impagabile. Le scarse risorse implicavano peraltro che Andrea e i ragazzi trasportassero i mobili piuttosto pesanti ed ingombranti con mezzi di fortuna e poi li sollevassero a mano attraverso ingressi e scale anguste senza rovinarli e senza fare danni, ma il risultato finale ha dell’incredibile, soprattutto quando all’interno di una strettissima casa-torre alcuni di questi oggetti contribuiscono alla creazione di un’atmosfera surreale di un pessimismo mortale incombente che riporta alla mente alcuni versi da “Spleen” di Baudelaire.

Quand le ciel bas et lourd pèse comme un couvercle
Sur l’esprit gémissant en proie aux longs ennuis,
Et que de l’horizon embrassant tout le cercle
II nous verse un jour noir plus triste que les nuits;
Quand la terre est changée en un cachot humide,
Où l’Espérance, comme une chauve-souris,
S’en va battant les murs de son aile timide
Et se cognant la tête à des plafonds pourris;
Quand la pluie étalant ses immenses traînées
D’une vaste prison imite les barreaux,
Et qu’un peuple muet d’infâmes araignées
Vient tendre ses filets au fond de nos cerveaux,
Des cloches tout à coup sautent avec furie
Et lancent vers le ciel un affreux hurlement,
Ainsi que des esprits errants et sans patrie
Qui se mettent à geindre opiniâtrement.
— Et de longs corbillards, sans tambours ni musique,
Défilent lentement dans mon âme; l’Espoir,
Vaincu, pleure, et l’Angoisse atroce, despotique,
Sur mon crâne incliné plante son drapeau noir.

8824717

….Dopo il “primo ciak” i ragazzi si adattarono al comportamento imposto dalle circostanze e costituirono un gruppo nel quale ciascuno aveva un ruolo, una funzione da svolgere.
Nella villa Rucellai, concessa totalmente dalla famiglia Piqué, Andrea un ricevimento nel corso del quale si evidenzia la personalità decadente del protagonista. Gli ambienti austeri aiutano non poco a stabilire questo rapporto con la particolare sensibilità del personaggio, che tende a sfuggire i luoghi frequentati dai suoi coetanei ed a vivere esistenze parallele fuori dal suo tempo. Anche i tramonti occasionali ripresi con l’accompagnamento di panorami tardo-romantici col sottofondo di “Hyperborea” dei Tangerine Dream tendono ad accrescere il senso di precarietà nell’eternità della vita che venendo da un misterioso affascinante passato si proietta verso un futuro di interrogativi e di incertezze.

Andrea non è diventato un grande regista ma ha continuato ad impegnarsi nella gestione dei gruppi.

PRIMO CIAK – fine

BUONANOTTE!!!! e perché NO?

card-034

BUONANOTTE!!!! e perché NO?

pensierino della notte

Leggo di tante persone che “forse” o “certamente” voteranno SI al referendum dell’autunno del nostro Governo ma….questa proposta non piace loro del tutto, la trovano brutta, arruffata come un gatto selvatico dopo una lotta notturna.

E perché mai non la si è potuta avere “migliore”?

Perché non è mai stata discussa nelle sedi di base; MAI se non dopo che la si era approvata i suoi promotori si sono lievemente impegnati ad affrontarne la discussione (diciamo che sembrava però più una “presentazione”)

Ecco: diciamocelo! “Questo” è il momento di discuterla: lo dicono tutti, in particolare quelli che vogliono approvarla, ma… eh sì c’è un “ma”! quando pure diremo come la pensiamo (ad esempio, quando i “volontari” busseranno alle porte ed ascolteranno – ascolteranno? – le “ragioni di chi ragiona”) cosa potrà cambiare?

A me, scusate (e non vi offendete inutilmente – anzi offendetevi per quel che segue qui: RAGIONATE ALMENO UNA VOLTA), sembra che si sia alle solite: con la sottomissione di “sudditi” belanti pron(t)i ad ascoltare la voce dei “padroni”!!!

image

maxresdefault

reloaded UNA PROFONDA VERITA’ perché voterò NO al referendum

reloaded UNA PROFONDA VERITA’ perché voterò NO al referendum

UNA PROFONDA VERITA’

SE E’ VERO – COME E’ VERO – CHE LA PRIMA PARTE DELLA COSTITUZIONE (QUELLA INTOCCABILE – e vorremmo vedere!) NON E’ MAI STATA APPLICATA O – TUTT’AL PIU’ – E’ STATA PIEGATA AGLI INTERESSI PARTICOLARI DELLE CLASSI DIRIGENTI – CHE FIDUCIA PUO’ AVERE IL POPOLO ITALIANO CHE LE NUOVE REGOLE PROPOSTE CON IL REFERENDUM AUTUNNALE (per il quale il Governo chiede di votare SI, considerandole essenziali per il suo personale concetto di “Democrazia”) POSSANO DAVVERO ESSERE APPLICATE?

LE PROPOSTE REFERENDARIE CHE CI VENGONO SOTTOPOSTE ABBASSANO ULTERIORMENTE E MORTIFICANO IL LIVELLO DI PARTECIPAZIONE DEMOCRATICA

Io non rispondo – risponda il POPOLO

VOTATE NO

13680728_663801830440760_6710803222819463021_n

SUL CONCETTO DI “ONESTA’” – CONTRO LA PROPOSTA DI RIFORMA COSTITUZIONALE IO VOTO NO

fronte

SUL CONCETTO DI “ONESTA’” – CONTRO LA PROPOSTA DI RIFORMA COSTITUZIONALE IO VOTO NO

Alcune amiche ed amici che sostengono la proposta di modifica costituzionale del Governo continuano a sottolineare come da parte dei sostenitori del NO vi siano posizioni al limite (e anche oltre “il limite”) dell’offensivo. Mi riferisco in modo particolare al rilievo che mi è stato fatto circa il concetto di “onestà”.
Utilizzerò un “paradosso” di tipo storico, operando però sulla mia pelle viva.

Ho sempre pensato che, se fossi vissuto agli inizi del secolo scorso, avrei potuto “naturalmente” (essendo di razza umana) schierarmi o con i regimi che poi hanno assunto carattere dispotico o contro di essi (ho qualche difficoltà, conoscendo il mio carattere a pensare che sarei stato un conformista neutrale).

Ho sempre affermato questo dubbio persino in un documento ufficiale che è il mio documentario “Appunti sull’Olocausto”.

Se qualcuno va a rileggere il Programma del PNF del 23 marzo 1919 redatto a Milano in piazza San Sepolcro ci troverebbe (absit iniuria verbis) molti elementi che avrebbero galvanizzato tanti di noi anche ai nostri giorni. Noi tutti però poi sappiamo quel che è accaduto: non avverranno le stesse cose nel nostro futuro? Non lo sapremo esistenzialmente mai! a meno che non siano vere le idee consolatorie di coloro che hanno fede nella vita eterna!

Cosa voglio affermare con questo “paradosso” e perché si tratta di un “paradosso”?

Abbiamo vissuto comunque negli anni Cinquanta e seguenti sino a tutti gli anni Ottanta nel clima della guerra fredda e ci siamo scontrati – con alcuni esiti drammatici – difendendo posizioni ideologiche ma anche di basso profilo legate ad interessi spiccioli. C’è chi ha costruito personali immeritate posizioni di rilievo facendosi portatore con inganno degli interessi generali. E c’è chi ha incoraggiato e fiancheggiato, spesso in buona fede e per propria debolezza culturale, questi comportamenti.

Tutto questo che vado dicendo è a disposizione di chi volesse contestarlo.

“Onestà” ovviamente è un termine molto elastico; come la “Coerenza” è il classico lenzuolo corto che ciascuno tira dalla sua parte lasciando i suoi contrari all’altra parte. Ed è inevitabile, volendo difendere le proprie posizioni, proprio nello scendere nel merito delle questioni, arrivare allo scontro. Chiaramente non è certamente disonesto chiunque, senza mirare a quegli interessi personali di cui sopra, difenda la propria posizione.
Mi limito a sottolineare questo: una maggioranza che è diretta da un personaggio come Renzi che – già solo dalla sua gestualità e dalla comunicazione verbale e non verbale (la cosiddetta “prossemica”) – tradisce una essenza arrogante e presuntuosa (arrivo e vi aggiusto, vi rottamo, vi spiàno etc etc etc) e che poi introduce, attraverso le “sue” riforme, una supervalutazione delle posizioni imprenditoriali a scapito di quelle sindacali (le cui responsabilità immense non vanno nascoste ma non possono essere addotte a giustificazioni che valorizzino la parte padronale) non può essere considerata come propria da chi ha difeso gli interessi dei lavoratori “onesti” (quelli che si fanno il “culo” a portare avanti per pochi euro la propria famiglia).

Se i miei amici e le mie amiche ritengono che questa maggioranza stia facendo gli interessi dei lavoratori “onesti” e che sia in linea con tutto il resto anche la proposta di Riforma costituzionale, ebbene devo dirlo: saranno sempre più meno amici ed amiche anche se – da parte mia sperando in una vittoria sonora del NO – dico loro che ci rivedremo subito dopo per capire meglio cosa fare.

referendumcostituzionale-2