APPUNTI PER UNA SINISTRA che abbia caratteristiche chiare non dogmatica ma pragmatica – INTORNO ALLA POLEMICA sull’ Ospedale di Prato tra il vecchio e il nuovo

APPUNTI PER UNA SINISTRA che abbia caratteristiche chiare non dogmatica ma pragmatica – INTORNO ALLA POLEMICA sull’ Ospedale di Prato tra il vecchio e il nuovo

Nuovo ospedale

“Mentre scrivo e pubblico so che è in atto un chiarimento tra SI, MdP e Possibile, anche se il Comunicato che c’è in calce e che è stato prodotto ormai da quasi 48 ore – ed intorno al quale è stata imbastita una polemica strumentale (non si capisce ciò che non si vuol capire, o peggio: non si è in grado di capire!) – era molto chiaro!” (J.M.)

Non sempre quel che si scrive può essere condiviso tra interlocutori che posseggono solide e simili posizioni di partenza ma a volte si corre il rischio di fare come i capponi di Renzo (non “Renzi” si badi bene), che nella sorte cattiva (le difficoltà) non esitano a becchettarsi. Qualcuno poi lo fa strumentalmente e semplicemente in profonda mafede, senza sforzarsi di capire; altri invece lo fanno in carenza di approfondimenti che riescano a superare le antiche contraddizioni legate ad un approccio molto ideologico e scarsamente pragmatico ed in assenza di un confronto sui temi trattati finiscono per far immaginare una insanabile spaccatura nella Sinistra a Prato. Sarebbe opportuno evitare la pratica del “pensiero unico” di testimonianza ideologica e procedere verso un pensiero capace di essere rappresentativo dei problemi contingenti più urgenti e reali.
Il tema è quello della demolizione del vecchio Ospedale e della insufficienza del nuovo.
Va precisato che l’inaugurazione della nuova struttura è avvenuta il 21 settembre del 2013 e solo ai primi di ottobre di quell’anno vi è stato il trasferimento dei degenti nella nuova struttura mentre la vecchia è stata totalemente abbandonata. Va ricordato che si era nell’ultimo anno dei cinque amministrativi della Giunta di Centrodestra, sostituita dall’attuale giunta Biffoni di Centrosinistra.
Contemporaneamente è stato chiuso del tutto il Distretto Sanitario della popolosa frazione di San Paolo, che è stata praticamente anche dal punto di vista politico lasciata sola a battersi perché fosse ricollocato in quel territorio una nuova struttura di Distretto Sanitario che corrisponda ai bisogni sempre più urgenti, soprattutto e non solo a causa della inadeguatezza del nuovo Ospedale quanto a posti letto in assenza di tante delle promesse avanzate dalle istituzioni pubbliche (case della salute, punti di primo soccorso e strutture per le cure intermedie).
Una politica accorta e capace anche di prevedere le difficoltà “sulla pelle della gente più debole” avrebbe di sicuro fatto meglio a mantenere in piedi una parte della vecchia struttura per far fronte ad una parte delle necessità, in attesa che le “promesse” potessero essere realizzate, piuttosto che inoltrarsi in discussioni accademiche sui destini dell’area liberata sulla quale eventualmente insediare un parco che soddisfi le giuste attese degli ecologisti ma non prenda in considerazione le esigenze di una popolazione sempre più vecchia e bisognosa di cure.
Non tocca davvero a me, che sono un “single” politicamente assumere la difesa pedagogica ed interpretativa del comunicato di Andrea Martinelli di Sinistra Italiana, ma ne colgo in tale direzione il senso e lo condivido, sottolineando che non avverto per niente di essere in contrapposizione con quanti difendono l’idea che in quel luogo, quando sarà possibile – speriamo anche molto presto – possa sorgere un parco a poco più che zero cemento.
Qui di seguito riporto il Comunicato di SI così come lo rcavo dall’articolo de “Il Tirreno”:

“La demolizione del vecchio ospedale non può che lasciarci l’amaro in bocca. Non tanto per “l’inevitabilità” del fatto, in virtù delle carenze strutturali e dei rischi di salute e sicurezza, ma perché a quella demolizione non corrisponde un’adeguata pianificazione del territorio. L’ospedale nuovo, organizzato per intensità di cura, articola i propri servizi su 540 posti letto. Il vecchio ne poteva contare fino a 100 in più. Noi pensiamo che la trasformazione del tessuto demografico, sociale ed epidemiologico non debba trovare risposte nell’allargamento del numero dei posti letto ma debba rilanciare un’idea di salute territoriale che abbia nella diffusione delle case della salute, dei punti di primo soccorso e delle strutture per le cure intermedie la risposta ai bisogni di prevenzione e di salute. L’abbattimento del vecchio ospedale e la contestuale riduzione dei posti letto, in costanza di una crescita della popolazione, senza un rafforzamento delle strutture territoriali appare come uno schiaffo alla miseria, per i costi della demolizione, e un altro, ben assestato, alla sanità pubblica”.

J.M.

2487,0,1,0,360,256,443,5,0,38,49,0,0,100,96,2303,2281,2337,1001703
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