D’AMORE E D’ALTRO di Daniela Tani – 14 racconti presentazione alla Feltrinelli di Prato

D’AMORE E D’ALTRO di Daniela Tani – 14 racconti presentazione alla Feltrinelli di Prato

E’ molto frequente, chiamati a presentare un libro l’essere banali, ovvi, generici e, oh mio Dio! Ecco per l’appunto che lo sono: nello sforzo di ricerca di superare tutti quei tranelli io ci casco ma temo che ciò sia inevitabile dovendo io parlare di un libro che contiene racconti che non ho scritto.
In effetti, è proprio a partire da questo che vorrei aprire la presentazione, forse ispirato dalla breve dedica in chiusura del libro, il “ringraziamento” a tutti coloro che hanno contribuito con i loro racconti alla genesi dei “nuovi” racconti.
E allora mi sono chiesto anche io, come autore minimo di narrazioni, perché mai uno scrive e così rincorrendo la domanda che si poneva Primo Levi (“L’altrui mestiere”) in modo serio e rigoroso facendo ad essa seguire risposte precise ed articolate sinteticamente esposte in nove possibilità mi inoltro nella piacevole chiacchierata

1) Perché se ne sente l’impulso o il bisogno.
2) Per divertire o divertirsi.
3) Per insegnare qualcosa a qualcuno
4) Per migliorare il mondo.
5) Per far conoscere le proprie idee.
6) Per liberarsi da un’angoscia.
7) Per diventare famosi.
8) Per diventare ricchi.
9) Per abitudine.

Altri scrittori hanno trattato il tema cercando di rispondere alla domanda, ricordo Baricco che non mi intriga molto ma anche Pasolini che amo alla follia. Alla domanda “Che senso ha scrivere?” Pasolini rispose:

“Mah..senso nessuno, mi sembra una cosa completamente priva di senso. Io continuo ad essere scrittore per forza di inerzia, ho cominciato a scrivere poesie a 7 anni e mezzo e non mi sono chiesto perchè lo facessi. Ho continuato a scrivere per tutta l’infanzia e l’adolescenza ed eccomi qui a scrivere ancora. L’unico senso possibile è un senso esistenzialistico cioè l’abitudine ad esprimersi cosi come si ha l’abitudine di mangiare e dormire”.

Svelata la mia passione per Pasolini, posso dirvi a conferma di quanto scritto prima che è da quel “ringraziamento” nell’ultima pagina del libro di Daniela che ricavo la mia interpretazione del senso che ha per lei la scrittura: “la straordinaria curiosità con cui ella guarda il mondo e la vita che vi si svolge e la declina e coniuga con la sua sensibilità”.
Ecco, dunque, la curiosità! Elemento fondamentale della nostra esistenza. E, lo dico a Daniela, non mi rifersisco a quella curiosità “morbosa” cui si accenna nel racconto “Il marito di mia cugina”.
Qualche giorno fa in un contesto molto triste e serio, un funerale di una partigiana ho assistito ad una strana inquietante omelia…….

Personalmente ho sempre chiesto ai miei studenti di essere sempre curiosi e mi appassionano e mi coinvolgono soprattutto coloro che sviluppano e praticano questa curiosità.
Quando mi hanno invitato a presentare il libro e l’autrice me ne ha fatto avere un testo in pdf ero in difficoltà, perché non mi piace leggere nè sui computer nè sui tablet e, pur avendo fatto uno sforzo per le prime pagine, ho atteso il cartaceo.
Andiamo al dunque! Dalla lettura emerge la capacità di Daniela di utilizzare un lessico familiare, piano, tipicamente quotidiano che è in grado di assecondare pienamente le caratteristiche delle figure umane che compongono le storie.
Nel libro vi sono 14 racconti; dal più ampio il titolo che ha di certo un riferimento alle passioni delle diverse protagoniste. E già! Bisogna dire che sono racconti scritti da una donna e tutti – come si dice? – “al femminile”. Anche per questo abbiamo pensato di far leggere alcuni brani da una donna.
L’universo femminile è profondamente diverso da quello maschile e può attirarsi anche delle ironie da parte dei maschi – alle quali ironie ne corrispondono altrettante verso i maschi da parte delle donne – ma è certamente affascinante soprattutto nelle sue caratteristiche profonde di mistero. I personaggi femminili dominano la scena ed ad essere sinceri quelli maschili svolgono ruoli marginali, a volte davvero effimeri e meschini, quasi sempre utilizzabili per le finalità di tipo sessuale, e via! Ecco, una bella rivincita da parte delle donne con questa serie di maschi (alcuni a dire il vero anche veri e propri “surrogati”) “usa e getta” e per chi leggerà questi racconti è un indizio! tranne quella figura straordinaria di Hassan su cui poi ci soffermeremo.
Tra le caratteristiche delle donne ce n’è una che proviene da molto lontano ed oggi si palesa nella bulimia del possesso, in quella che si chiama “mania compulsiva” sia dell’acquisto che del possesso tout court. E’ un’eredità antropologica che alle donne proviene dalla capacità atavica di scegliere, catalogare, elencare, governare il disordine. Ed ovviamente quella di scegliere per comprare. La protagonista del racconto “Gli amici e le cose” che ci consente di inoltrarci anche in quell’aspetto di società multiculturale molto cara a Daniela già da tempo ( i suoi due romanzi precedenti sono infatti “L’ospite cinese” del 2013 e “Kebab per due” del 2015).

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I brani sono letti da Giulia Calamai di ALTROTEATRO FIRENZE

Altroteatro

“GLI AMICI E LE COSE”

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C’è un altro aspetto del mondo moderno che affonda le sue radici nel mistero e nell’archetipico ed è il rapporto con il soprannaturale e la magia, un mondo arcaico dove si svolgono riti antichi che appartengono anche ai miei ricordi di infanzia. In verità sappiamo che ancor oggi queste pratiche vengono espletate e le formule magiche vengono tramandate dalle nonne alle nipoti (e già, sono soprattutto donne quelle che praticano questi riti e soprattuto donne quelle che vi fanno ricorso). In un altro racconto dal titolo promettente e significativo, “Il segreto”, troviamo Zeffira, una praticante di magia alla quale si rivolge la protagonista che narra.

“IL SEGRETO”

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Nel racconto più ampio che dà il titolo alla raccolta di cui leggeremo un brevissimo brano proseguiamo in quell’approfondimento di rapporti con culture e tradizioni diverse dalle nostre cui prima accennavamo. Quella che appare è per l’appunto una società multietnica che si affatica a creare collegamenti al suo interno, scontrandosi con le diversità e con le inevitabili contraddizioni che queste creano anche nei rapporti interpersonali e personali. Come in altri racconti di cui non abbiamo accennato emerge anche in questo la sfera sessuale delle protagoniste in modo sorprendente e prorompente ma sempre come naturale pulsione dell’esistenza umana, senza indulgere in forme di voyerismo peloso.
Protagonisti del racconto sono, oltre alla narratrice, la piccola Nazima e lo zio Mohamed. La lettura ce li presenta appena.

“D’AMORE E D’ALTRO”

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Con il prossimo brano ritorniamo a quella compulsività del possesso che può sfociare in cleptomania altrettanto compulsiva e “naturale”. Il racconto “Mia madre” contiene tuttavia anche altri riferimenti a quegli aspetti retrogradi del maschilismo attraverso la rappresentazione del padre, squallida figura, contornata dalla presenza della madre della protagonista, insignificante e sottomessa. Un modo questo per segnalare ancora una volta la necessità di una formazione che deve partire dal nucleo familiare. Ovviamente noi leggiamo solo una breve parte del racconto, significativa sì ma solo una parte.

“MIA MADRE”

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Avevamo preannunciato che avremmo parlato di Hassan. Abbiamo sottolineato come sia prevalente nei racconti la presenza di personaggi appartenenti a paesi lontani che hanno intrapreso viaggi tra mille ostacoli e pericoli e che oggi sono qui in mezzo a noi, a volte fuori di noi ma anche a noi vicini. Daniela conosce molto bene quella parte del mondo che si è avvicinato a noi. Ne ha analizzato con profonda sensibilità le forme, quelle delle province, delle periferie dell’esistenza: un mondo dolente dove la speranza si scontra poi con la paura ed il dolore. Siamo a concludere: i racconti come è giusto devono consistere in lampi epifanici o straccetti di vita – tranches de vie. Qui, in quest’ultimo racconto la vita incontra il destino drammatico di un popolo migrante.

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“LA LA LA”

J.M.

POVERA ITALIA, MODESTA SVEZIA

POVERA ITALIA, MODESTA SVEZIA

L’esclusione della Nazionale italiana di calcio dal prossimo campionato mondiale 2018 in Russia è semplicemente la certificazione conclusiva di un lungo percorso costellato da successi fortuiti e caratterizzato da un gioco prettamente difensivo che poteva poi sfociare in rapidi contropiedi vincenti. Raramente ho potuto in questi anni assistere a match divertenti ed aperti: quelle rarità si riferiscono a partite nelle quali le squadre avversarie lasciavano spazi aperti senza pressare, squadre tipo il Brasile che giocava e lasciava giocare.
Con la nazionale svedese l’Italia ha trovato una compagine che aveva ben imparato il classico “gioco all’italiana”, dimostrando altresì di possedere qualità fisiche superiori. Niente da recriminare, dunque. La Svezia è stata superiore dal punto di vista tattico e merita di superare il turno.

j.m.