ANNIVERSARI o della memoria collettiva – Verso gli anniversari: Danilo Dolci e la Costituzione italiana

ANNIVERSARI o della memoria collettiva
Verso gli anniversari: Danilo Dolci e la Costituzione italiana

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(il titolo dell’immagine in evidenza è “Non si può processare l’art.4 della Costituzione”)

Ieri nel mio penultimo post, quello intitolato “UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – la mia adesione ed il mio appello” mi richiamavo alla nostra Costituzione. Oggi riporto qui sotto l’incipit di un testo che andrebbe studiato sia nelle scuole medie superiori sia nelle Università. Si tratta di un discorso che Piero Calamandrei pronunciò in difesa di Danilo Dolci, che nel 1956 a 32 anni dopo diverse esperienze di antifascista e promotore della non violenza si era recato nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promosse lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti ed il lavoro: questo impegno sociale gli varrà il soprannome – rivolto in quegli anni anche ad Aldo Capitini – di “Gandhi italiano”.

Tra qualche giorno ricorreranno 20 anni dalla morte di Danilo Dolci (30 dicembre 1997) e 70 anni dalla promulgazione e dalla entrata in vigore della nostra Costituzione. La difesa di Danilo Dolci da parte di Piero Calamandrei ha un chiaro riferimento a quel documento fondamentale della nostra vita pubblica. Voglio qui ricordare che un anno fa (questo sarà un altro anniversario da ricordare: il 4 dicembre 2016) il popolo italiano in maggioranza con un’affluenza del 65,5% e con la prevalenza del NO al 59,1% ha sventato uno dei tentativi più subdoli per mortificare la Carta costituzionale (beninteso, non erano in discussione direttamente gli articoli relativi ai “Principi fondamentali” ma venivano inserite delle clausole che avrebbero consentito in seguito le loro modifiche).
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Occorre ricordarlo! Anche per questo da oggi pubblicherò una serie di documenti che raccontano il passaggio cruciale dal Fascismo alla Repubblica costituzionale.

Danilo Dolci Processo

IN DIFESA DI DANILO DOLCI
Piero Calamandrei *
Pubblicato in “Quaderni di “Nuova Repubblica””, 4, 1956, p. 15, anche in “Il Ponte”,XII, 4, aprile 1956, pp. 529-544 e in Processo all’art. 4,”Testimonianze”, 8, pp. 291-316. Testo stenografico dell’arringa pronunciata il 30 marzo 1956 dinanzi al Tribunale penale di Palermo.
(Danilo Dolci era stato arrestato il 2 febbraio 1956 per aver promosso e capeggiato, insieme con alcuni suoi compagni, una manifestazione di protesta contro le autorità che non avevano provveduto a dar lavoro ai disoccupati della zona: la manifestazione era consistita nell’indurre un certo numero di questi disoccupati a iniziare lavori di sterramento e di assestamento in una vecchia strada comunale abbandonata, detta “trazzera vecchia”, nei pressi di Trappeto (provincia di Palermo), allo scopo di dimostrare che non mancavano né la volontà di lavorare né opere socialmente utili da intraprendere in beneficio della comunità. I principali capi di accusa riguardavano la violazione degli articoli 341 (oltraggio a pubblico ufficiale), 415 (istigazione a disobbedire alle leggi), 633 (invasione di terreni) del Codice penale.)

Signori Giudici.
Questo processo avrebbe potuto concludersi, meglio che con la parola mia, con la parola di un giovane. Le parole dei giovani sono parole di speranza, preannunziatrici dell’avvenire: e questo è un processo che preannuncia l’avvenire.
Avrebbe dovuto parlare prima l’imputato, Danilo Dolci che è un giovane; e dopo di lui,non per difenderlo ma per ringraziarlo, il più giovane dei suoi difensori, l’avvocato Antonino Sorgi.
Se si fosse fatto così questo processo sarebbe finito da cinque giorni; e da cinque giorni Danilo Dolci e gli altri imputati, i cosiddetti “imputati”, sarebbero tornati a Partinico, invece di tornarvi, come vi torneranno, soltanto stasera, dopo l’assoluzione, a far Pasqua con le loro famiglie.
Ma forse, per la risonanza nazionale e sociale di questo processo, è stato meglio che sia avvenuto così: che abbiano parlato anche i vecchi e meno giovani; e non brevemente………..

Joshua Madalon