10 dicembre DENTRO IL LOCKDOWN – Patrimoniale?

DENTRO IL LOCKDOWN – Patrimoniale?

Per le persone semplici ed in buona fede l’utilizzo di un sistema di recupero immediato come la “patrimoniale” è la soluzione al problema. Viene contrabbandato come un atto di generosità da parte di chi più ha verso chi ha meno. Appare come una forma di giustizia sociale indiscutibile sotto l’aspetto etico; verrebbe incontro a placare quel senso di colpa tipicamente “cristiano” (lo dico perché stimo il “cristiano” ma non posso esimermi dal sottolineare che troppe volte la “carità” ha oscurato la “legalità”), che considera l’arricchimento come un elemento per il quale provare imbarazzo e del quale “solo in parte” sbarazzarsi (non giudico la provenienza di tali ricchezze ma se si prova disagio possedendole qualche sospetto naturalmente emerge). Ma questo riferimento è un inciso dal quale staccarsi; dal mio punto di vista laico ed essendo scevro da questi problemi, non possedendo patrimoni per cui provare imbarazzo, posso esporre senza tema il mio pensiero, così come si è andato svolgendo in questi ultimi tempi, ma anche prima. Quando sottolineavo come lo scoppio e la diffusione negli spazi e nel tempo degli eventi pandemici avrebbe potuto (e dovuto) creare le condizioni migliori per un livellamento tendenziale  delle posizioni economiche delle classi sociali (non una rivoluzione come la abbiamo immaginata da una parte o dall’altra delle barricate ideologiche) osservavo la realtà con uno sguardo di media portata ma non lunga né immediata. Le ingiustizie sociali dovevano essere sanate senza la necessità di un rovesciamento ma con la strutturazione di leggi – anche se si vuole, “speciali”, e chiamarle così non per avviare una fase di riduzione delle libertà, che non possono essere considerate “tali” se producono ingiustizia – che proteggano i più deboli e spingano i più forti a redistribuire i propri ricavi in modo soprattutto “legale”.

La scelta probabile di una “nuova patrimoniale” è profondamente iniqua. Essa continua a proteggere i disonesti, quelli che nascondono i propri guadagni, molto spesso frutto di illeciti, che la faranno franca “anche” in questo caso, mentre gli onesti verrebbero costretti da una scelta legislativa poco coraggiosa ed incapace di produrre effetti positivi di larghe ed ampie vedute. Con tale scelta sarebbe inevitabile protrarre ulteriormente il disequilibrio tra chi più possiede e chi meno ha, creando addirittura i presupposti per ribellarsi palesamente ed in modo occulto a tali soluzioni che apparirebbero non come atti di giustizia ma vere e proprie angherie.

Alla Sinistra che “sembra” approvare queste scelte rivolgo l’appello più accorato. Bisogna andare oltre lo stretto “contingente”: dopo la “patrimoniale” continueranno ad esistere il lavoro “nero”, lo sfruttamento dei lavoratori e l’arricchimento illegale. Il che produrrà altra ingiustizia e il convincimento da parte dei disonesti di essere invincibili. Alla Sinistra credo debba stare a cuore l’abbattimento delle “piaghe” connesse al trattamento lavorativo, la sconfitta della povertà incentivando il rispetto delle competenze e delle professionalità, valorizzando il merito, diffondendo soprattutto nei giovani una cultura della legalità che non sia solo un mero sbandieramento di slogan sulle piazze e nei consessi politici. Per fare questo bisogna avere più coraggio ed andare oltre le enunciazioni ideologiche; e per far questo, visto che la proposta pedagogica educativa è quasi fallito (anzi “é fallita”!), non bisogna temere di inimicarsi la parte peggiore della società.