DENTRO IL LOCK DOWN – IL NATALE per me è stato sempre triste

IL NATALE per me è stato sempre triste

Forse lo so perché – forse lo immagino – ma non ricordo un Natale del tutto felice. Anche per questo motivo il Natale del 2020 non farà eccezione.

Sarà semplicemente il 360° giorno di un anno bisestile. Un anno maledetto come nella tradizione, ma che può essere peggiore degli altri (bisestili) a causa dell’insensatezza umana.

C’è una forma di autodistruzione che pervade una parte della società, refrattaria a prendere coscienza della gravità di questi giorni che stiamo vivendo (e, per fortuna, ma anche per una forte volontà di vivere, li stiamo vivendo, sopravvivendo), che la conduce a non considerare l’utilità nell’essere sobri e l’inutilità del piegarsi ad una forma esasperata di consumismo. Ho già scritto sull’ostentato bisogno di apparire consumando più del necessario e soprattutto più di quanto effettivamente si possa. E’ certo che coloro che hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità oppure utilizzando tutto quel che si guadagnava senza curarsi di un “futuro” che a volte può riservare sorprese sgradite (e di questo tipo, purtroppo, è il tempo che ci sta condizionando) mal sopportano tali mancanze e – non avviando un certo tipo di riflessione critica – se ne lamentano e attendono “tempi migliori”, illudendosi che possano essere vicini. Ma la Storia ci dice che non c’è limite al peggio, anche se tutti ci auguriamo che il “peggio” sia passato o che passi presto. Ma non è il caso di questo Natale del 2020. Forse, addirittura, il peggio potrebbe ancora venire: se non regoliamo i nostri comportamenti in modo maturo, consapevole, non infantile potrebbe accadere che già nella prima metà del mese prossimo ci ritroveremo di fronte ad una terza serie pandemica, ancora più dura. Non è bastato sapere che qui in Italia e non più solo in una parte di essa ci sono stati più morti che in altre nazioni europee. C’è una grande voglia di socialità, ai più giovani mancano anche i confronti gladiatorii, ai puledri ed alle cavalline il desiderio di incontrarsi liberamente, c’è una profonda nostalgia di poter discutere “a viso aperto” e c’è la necessità di un guadagno fosse anche sulle “ceneri” dei propri congiunti o degli amici più cari: e ci si commuove, anche se è doveroso farlo come “omaggio” ai bei tempi che abbiamo vissuto, di fronte alla morte di qualche “vip”.

Il mio Natale sarà ancora più triste, perchè penserò alle persone, sia quelle che ho conosciuto e stimato, sia quelle per me anonime ma pur sempre significative per tante altre.

E ad ogni modo starò nel mio “covo” a progettare ancora qualche po’ di tempo per pensare e riflettere sulle disgrazie umane, sperando però che i giovani, quelli più sensibili e preparati possano riuscire a  costruire qualcosa di meglio di quel che ci capita di vedere.

A proposito, abbiamo disquisito abbastanza sull’infimo livello di scolarizzazione e sulla qualità media della formazione nel nostro Paese: ecco il risultato. Ovviamente non mancano le eccellenze, anche se “scappano” via dai loro luoghi natii, dal Sud al Nord e poi all’estero, dove trovano spazi non occupati dai servi del Potere. E’ mai possibile che per avere un mondo migliore si debba fare una Rivoluzione? E chi la fa?