Cani gatti e figli – il nostro “primo figlio” era “peloso” parte prima

Cani gatti e figli – il nostro “primo figlio” era “peloso” parte prima

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Non ho avuto mai una grande passione per i cani per diversi motivi. Innanzitutto trovo che possono anche essere fedeli ma non sono autonomi, e quindi sono molto lontani dal mio prototipo di riferimento animale ed umano: un cane avrà sempre dei “padroni” o “il padrone”.  In secondo luogo, anche se per una ragione molto simile alla prima, hanno bisogno di essere “accompagnati” e di essere “curati” (non escono da soli nè sono in grado di provvedere alle loro deiezioni in ambienti ristretti, producono una salivazione eccessiva e nn sono in grado di autoregolarsi nelle pulizie: in sintesi, spesso “puzzano”). Hanno la necessità di essere “portati” fuori e lì, complici “padroni” incivili (non tutti, per fortuna, ma tanti e troppi!), alzano la loro gambetta, di solito quella più vicina ad un muro o ad un oggetto solido, per pisciare e poi… non si limtano a questo e producono altri tipi di deiezione qui e là. Spesso ringhiano ed abbaiano non sempre in modo logico: lo fanno esclusivamente in modo selvatico per difendere il loro territorio. Indubbiamente svolgono anche un ruolo di difesa della proprietà del loro padrone. Spesso lo fanno mentre stanno in casa, abbandonati da “padroni” che li trascurano, ed in quel caso a volte disturbano il vicinato di giorno e di notte. Per tutti questi motivi non ho mai avuto un mio “cane” ma ho accolto quelli di altri con il rispetto dovuto anche ai loro padroni. A qualcuno di loro accennerò.

I gatti, sì, mi sono sempre piaciuti per la ragione opposta a quella che provoca in me una repellenza verso i cani. Sono liberi, autonomi, pieni di inventiva, sorprendenti nella varietà di espressione della loro essenza; le loro azioni sono irripetibili e le reazioni esprimono un livello di partecipazione unico nel suo genere. Ne ho avuti sin dalla mia più tenera età ed a loro ho dedicato anche liriche infantili che ho scoperto essere rimaste nella memoria di qualche compagno di scuola  (da qualche parte ho anche i manoscritti), e ringrazio ancora quanti, tra i felini, mi hanno fatto compagnia nella solitudine da “figlio unico”.

Crescendo, poi, avendo sempre meno tempo (ero in perenne fuga) e rimanendo spesso lontano da casa non ho avuto altri amici pelosi, anche se i miei genitori per ragioni forse associabili alla mia assenza hanno continuato ad averne. Quando poi ho incontrato Mary e sua sorella Teresa ho conosciuto anche “Pallina” un siamese bisbetico ed umorale, che provava grandi simpatie ma altrettante insofferenze verso alcuni ospiti, ai quali riservava minacciosi agguati. Credo di poter dire che, pur non essendogli (“gli” e non “le” perchè “Pallina” era un gatto maschio) del tutto simpatico, mi sopportava ma non mi riservava per niente attenzione, vale a dire che “mi snobbava” fin quando, poi, per una serie di vicende di tipo sanitarie (veterinarie) non ebbe bisogno lui di coccole. D’altra parte, è nel DNA dei felini, questo adattarsi al bisogno.