DENTRO IL LOCK DOWN – I doni inattesi e quelli che tardano – parte 1

DENTRO IL LOCK DOWN – I doni inattesi e quelli che tardano

Oltre tutti quelli che sono gli aspetti negativi – che pure ho più volte sottolineato che potrebbero portare a revisioni propositive e migliorative – questa pandemìa ci ha riservato sorprese molto interessanti.  

Alcune le ho trattate in questa serie di post; ad esempio, quelle bellissime originali esternazioni da balconi e finestre con canti e suoni o l’utilizzo di piattaforme digitali che hanno messo in contatto amicizie “lontane” nuove e “vecchie” che non si erano più incrociate negli anni passati e che forse, senza questa “occasione”, non avrebbero mai pensato di poterlo fare.                                                                                                                            Inoltre grazie ai social abbiamo scoperto talenti che non avrebbero avuto così ampie platee disponibili in un tempo normale.              

La nostra primavera del 2020 si è andata proprio caratterizzando con questo annuncio di rinnovamento mentre eravamo condizionati da una reclusione necessitata, in attesa di venirne fuori al principio dell’estate.

E’ andata più o meno così ma non è andata bene in definitiva: sembrava che, con il rispetto delle regole da parte di tanti di noi, non ci sarebbe stata la seconda ondata.                                                                                        A tutta evidenza, non è andata così. E non è semplice assegnare le responsabilità. Ma non è questo il luogo per discuterne, almeno oggi.

I ritmi delle giornate per molti di noi, anziani, è stato scandito dalle attività fisiche (è vietato abbandonare la propria muscolatura che tende “pericolosamente” ad atrofizzarsi e quindi a moltiplicare i danni) dalle letture di quotidiani e riviste dallo scovare programmi televisivi che, al di là delle informazioni troppo spesso creatrici di cupi pessimismi, fossero in grado di abbinare cultura ed intrattenimento intelligente, non banale. Ed è stato così che alcuni servizi di film e video come Prime oppure la stessa Rai Play sono stati di aiuto alla noia. Personalmente non ne avrei avuto bisogno: ho una immensa mole di film da vedere e rivedere; sono stato e rimango un cinefilo impenitente ed uno studioso della settima arte e ne ho raccolto migliaia “per uso personale”. Ed è così che – complice un Governo che ha mostrato poco coraggio nel sostenere la pratica delle arti drammatiche (teatro, musica) e la loro diffusione sui territori (teatri, sale cinematografiche) non abbiamo potuto fare altro che seguire alcune “prime” trasmesse in streaming o presentate da Prime, Netflix, Rai Play e via dicendo.

Su alcune di queste mi piacerebbbe spendere qualche parola e in un prossimo post non mi perderò in preamboli (basta già questo) e mi addentrerò sugli streamng delle inaugurazioni delle Stagioni dal Teatro dell’Opera di Roma e dal Teatro “Alla Scala” di Milano; e su alcune “prime” cinematografiche apparse direttamente sugli schermi televisivi come “il talento del calabrone” e “10 giorni con Babbo Natale”.

Il mio rammarico è tuttavia collegato da un po’ di tempo a questa parte ed è relativo al trattamento tranchant in senso negativo che hanno ricevuto i luoghi della Cultura (Musei, Archivi, Biblioteche, Teatri, Sale cinematografiche, Circoli culturali) e gli operatori ad essi collegati sia per il lavoro vero e proprio sia per la fruizione da parte di liberi studiosi e ricercatori. C’erano le condizioni per normare l’uso di quegli spazi ma non si è avuta la capacità di provarci. Sento un gran parlare di quanto costerà la mancanza della “Didattica in presenza” nelle scuole ma ben poco viene preso in considerazione l’impatto negativo dell’assenza di Cultura diffusa sui territori. Sarebbe utile affrontare anche questi temi.