La retorica delle buone intenzioni non serve a modificare la realtà

Non è il “destino” nè ancor più una volontà suprema a segnare le nostre vite. Queste sono essenzialmente nella disponibilità di noi tutti, soprattutto quando non dipendono da uno stato di salute reso precario dalla salute o da condizioni di vita. Un operaio che precipita da una impalcatura insicura non è certo stato sospinto da una mano misteriosa. Allo stesso tempo una giovane operaia come Luana non ha perso la vita per ragioni che dipendano da forze occulte.

Ieri mattina, scorrendo le pagine dei social con tutte le dichiarazioni individuali e collettive, quelle private e quelle pubbliche, mi ha profondamente scosso la retorica che ciascuno di noi utilizziamo di fronte a simili tragedie. Ho provato un forte senso di sbandamento, disagio, financo disgusto, pur riconoscendomi partecipe di quel consesso (forse proprio per il fatto che riconosco sempre di più la lontananza da quel modo di esprimere la mia presenza, anche se ne ho fatto parte); non c’è “parola” che possa essere utile a riportare indietro le lancette della “vita” e dunque è perfettamente inutile ogni commento. Anche per questo motivo trovo davvero fuori luogo ogni manifestazione che serva a garantire l’esistenza di sovrastrutture incapaci di agire realmente sulla vita delle donne e degli uomini, per impedire che simili tragedie si verifichino. Tra le sovrastrutture attualmente in gioco ci sono le forze sindacali, i Partiti, le Istituzioni pubbliche tutte realmente responsabili del controllo sulla legalità. Alzare “oggi” la voce in modo solo eclatante (nelle piazze, quelle reali e quelle virtuali) per chiedere maggiore sicurezza (“maggiore” rispetto a cosa?) serve esclusivamente a mantenere questo “stato delle cose” e non produce “di per sè” alcun cambiamento. Finita la “passione” si stempera anche la volontà di operare perchè quel che è accaduto non riaccada ad altre come Luana.

Le uniche parole sensate in queste ore le ha espresse Michele Del Campo (ne riporto solo una parte in due tranche ma le sottoscrivo per intero)

“ Luana è stata lasciata sola da tutti noi perché ognuno era intento a soddisfare le proprie passioni in un’assenza di condivisione di orientamenti, di orizzonti.”

Non è l’amicizia che me le fa condividere; non mi sento affatto “non amico” di tutti gli altri che si sono assiepati intorfno alla “tragedia” per un loro commento solidale e propositivo. Troppo tardi. Purtroppo, non si è evitata quest’altra tragedia. E non saranno altre “parole” ad evitarne ancora. Il vero problema è descritto per l’appunto da Michele.

“Adesso andremo tutti alla ricerca dei colpevoli, assolvendoci tutti dalle nostre responsabilità e trovando un capro espiatorio, ma se non vivremo questa morte, come “catastrofe vitale” non ci sarà rigenerazione; non ci sarà spirito vitale se non ci metteremo insieme a risolvere il problema e tutto tornerà come prima.

Penso che in questo periodo di vita pandemica e fra poco, si spera, di post pandemia, dobbiamo ripensare il lavoro in modo vitale per evitare morti inutili.”