9 giugno – PACE E DIRITTI UMANI – parte XXXIII e ultima – per la parte XXXII vedi 20 maggio

PACE E DIRITTI UMANI – parte XXXIII

Io ringrazio, prima di avviare la lettura di questa solenne dichiarazione, il Provveditorato agli Studi, la Provincia di Prato, lo stesso Comune di cui siamo emanazione e rappresentanza, per l’appoggio convinto fornito all’iniziativa e ringrazio anche la sezione locale di Amnesty International che sarà rappresentata dalla signora Liviana Livi che non è ancora presente ma che ha promesso di intervenire per aggiornarci, purtroppo un aggiornamento in negativo, con tutti i dati sulla situazione della pena di morte nel mondo. ringraziamo il centro “Pecci”, ed ovviamente, anche in questo caso lo faremo direttamente non appena sarà arrivato il Vicepresidente il professor Attilio Maltinti che parlerà più tardi come già precedentemente da me precisato.

Ecco, ora davvero mi appresto a leggere l’annunciata dichiarazione solenne, quella firmata dai massimi esponenti della Regione Toscana:

“30 novembre 1786, nel Granducato di Toscana per la prima volta al mondo viene abolita la pena di morte. A partire dal 30 novembre 2000 per ricordare quell’evento, si celebrerà la Festa della Toscana. Quella data mostra come l’impegno per la promozione dei diritti umani e della pace risieda nella storia della Toscana ed appartenga alla sua cultura. Non è solo una memoria storica quella cui ci si vuole richiamare, ma il fondamento stesso dei principi che fanno della Toscana una delle terre più civili. Nel corso dei secoli, la Toscana è stata punto di incontro e di dialogo tra Occidente e Oriente, tra Europa e Mediterraneo. Dall’abolizione della pena di morte alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, dalla Costituzione italiana alla Carta dei Diritti dei cittadini dell’Europa, uno straordinario viaggio si è compiuto e la Toscana ne è stata protagonista. E’ giunta a maturazione una comprensione nuova della dignità della persona; sono stati tutelati i diritti della donna, dei bambini e di tutte quelle persone che si trovano in condizioni di difficoltà e di minorità; alla affermazione del diritto alla vita si è accompagnato il riconoscimento delle libertà fondamentali: di pensiero, di coscienza, di espressione, di culto, di informazione, di associazione, di riunione. Anche quando, nel ventesimo secolo, la storia si è incamminata lungo pericolosi crinali ed ovunque si sono costruiti muri, la Toscana è rimasta fedele ai suoi principi originari e, con creatività, è stata capace di gettare ponti tra civiltà e culture diverse tra l’est e l’ovest, tra le due rive del Mediterraneo, tra le grandi religioni. Questo patrimonio di valori civili e spirituali rappresenta l’identità più profonda e autentica della Toscana ed indica la sua vocazione storica a contrastare ogni localismo settario, ogni nazionalismo egoista, ogni forma di xenofobia e di razzismo. Questa identità e questa vocazione devono essere consegnate ai giovani di questa Regione, come seme di speranza e di futuro. La Festa della Toscana è la solenne occasione annuale per meditare insieme sulle nostre radici di pace e di giustizia, per coltivare la memoria della nostra storia, per attingere con entusiasmo alla tradizione di diritti e di civiltà che si è radicata nella coscienza dei cittadini, prima ancora che nelle leggi. Nel tempo del federalismo, questa è l’identità che la Toscana mette in comune con le altre Regioni dell’Italia e dell’Europa; per unire e non per dividere, per accogliere e non per escludere, secondo uno stile di vita che da sempre caratterizza i cittadini di questa terra”.

Vi ringrazio per l’attenzione, vi ringrazio per la partecipazione e, visto che non vedo ancora la vicepresidente della Provincia Gerardina Cardillo, passo la parola al Professor Giuseppe Panella che aprirà nella maniera più seria possibile dal punto di vista storico questa giornata con un approfondimento su queste tematiche il ci titolo abbiamo prima espresso: “Cesare Beccaria: “Dei delitti e delle pene” e l’influenza che questa opera universalmente ebbe”.

G.M.

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