26 agosto – LA SALUTE PRIMA DI TUTTO – p.6 Green Pass (mah!) e riflessioni varie (ok!)

In alcuni post recenti ho più volte toccato, ma solo superficialmente annunciandolo, il tema del Green Pass. Sono stato quasi sempre lì lì per trattarlo, ma poi sono stato condizionato da altri stimoli, anche se pur sempre all’interno di questo tremendo tempo che ci è stato donato di vivere. Anche oggi, lo sento, sarò condizionato da alcune sortite, visto che mi trovo di fronte ad eventi, che pur essendo tristi ed inattesi non possono essere spiegati in modo unilaterale, con la lente degli oppositori all’utilizzo del vaccino. E’ accaduto che un noto uomo rappresentante della politica amministrativa sia stato colto da un malore improvviso e sia morto. Purtroppo, come ha ben rilevato un noto “NO VAX”, per tutti è prevista una data di scadenza (ovviamente il “noto” di cui parlo si riferisce esclusivamente al fatto che, dovendo perire, non è necessario accelerarne l’iter, assumendo un farmaco); è così ovvia ed intrisa di verità assoluta l’affermazione che la riporto solamente per contraddirne il senso voluto dal suo estensore.

Pur tuttavia il caso funesto cui mi riferisco mi consente anche di provare a rinfrescare la memoria di tanti che, a mio parere, non riescono a mantenerla in esercizio.

In un post di qualche giorno fa elencavo le manchevolezze della nostra Amministrazione nazionale, regionale e locale; trattavo di Lavoro, Scuola e Sanità e ricordavo che fino a pochi giorni prima che scoppiasse in maniera violenta la pandemia, da Codogno fino ai confini delle nostre dimore, la critica di tanta parte di noi verso quei settori mal gestiti sotto tantissimi aspetti era stata puntuale e severa. Ma, lo si sa, di fronte alle difficoltà tragiche si fa un passo indietro, tutti.

In quei giorni la maggior parte delle persone – con qualche  ameno e pittoresco distinguo – mantenne un comportamento composto, rispettoso delle regole, segregandosi per lunghe giornate nelle abitazioni, con brevi sortite collegate ai bisogni primari. Le famiglie si disgregarono: molti anziani per difendersi e difendere i giovani – e viceversa – si accontentarono di contatti telefonici o telematici con i loro figli e nipoti ed altri parenti ed amici,  quasi come se si vivesse in nazioni o continenti lontanissimi tra loro. Ma se la separazione fisica poteva garantire dal contagio, altre erano le preoccupazioni, soprattutto tra gli anziani. “E se, in questo periodo, avverto un malore, di quelli potenti, un ictus o un forte dolore al petto, alla spalla, quali possibilità ho di essere curato a dovere, tempestivamente?” ci si diceva tra noi e noi. Prima della pandemia, come accennato, non erano tutte rosee le prospettive; ma se non altro gli spazi ospedalieri con le terapie sub intensive ed intensive erano interamente dedicate a simili casi: vi era un livello di probabilità di riuscire a cavarsela assai più elevato di quanto non fosse in quel primo semestre del 2020.

Oggi con un numero di vaccinati (coraggiosi o sprovveduti, a seconda del punto di vista; ad ogni modo persone civili non piegate sul proprio ombelico) considerevole uno degli effetti cui occorre guardare con rispetto ed attenzione è la riduzione dell’occupazione delle terapie di urgenza per il Covid; la qual cosa, pur non garantendo che tutto possa funzionare meglio di prima (mi riferisco, per evitare equivoci, al pre 2020), ci permette di essere più tranquilli, nel caso di malori improvvisi e sospetti di conseguenze gravi.

…6… (e anche stavolta non ho trattato del Green Pass)

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