PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – undicesima parte (Anna Fondi)

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Chi è Anna Fondi

http://iltirreno.gelocal.it/prato/cronaca/2013/12/12/news/prato-oggi-saluta-anna-fondi-un-gigante-di-donna-1.8286890

RICORDI DI “GIOVANNA” – ANNA FONDI

D. Le donne negli anni ’50. “Giovanna”, il personaggio del film del quale parliamo, può essere considerato un simbolo lontano o vicino dalla realtà di allora?. Ce n’erano di “Giovanne” nella realtà locale ?

R. Fare un confronto tra la figura di Giovanna negli anni ’50 ed oggi è un po’ difficile perché da allora le donne hanno fatto, dal punto di vista della loro emancipazione, notevoli passi in avanti.
Negli anni ’50 persone come Giovanna ce n’erano. Non era una situazione generalizzata, però c’erano delle figure importanti che potevano essere confrontate con la figura di Giovanna, donne che maturavano attraverso le lotte, perché quello era un periodo di grandi lotte.
Io ero la segretaria dell’UDI. Gillo Pontecorvo e Giuliano Montaldo si rivolsero in particolare alla nostra organizzazione per trovare non solo l’interprete del personaggio di Giovanna, ma anche tutte le altre donne che dovevano partecipare a questo film.
La cosa non fu facile, considerando anche che negli anni ’50 non era semplice trovare persone disposte ed esibirsi in un film.
“Giovanna” fu trovata in Armida, le altre donne erano in gran parte operaie alcune delle quali, proprio per le lotte di quegli anni, erano state addirittura licenziate.
Era un periodo particolarmente difficile. Pontecorvo e Montaldo non avevano grossi fondi per sostenere questa impresa e le cifre che venivano offerte, mi sembra 1500 lire ogni giorno di lavoro, non erano certo un invito alla partecipazione.
Non fu facile né convincere Armida né convincere le altre. La cosa ci richiese non poco lavoro.
Erano anni difficili ma belli. Le donne, uscite dal periodo della guerra, erano rientrate pian piano nelle fabbriche ed avevano ripreso contatto con una realtà difficile, durissima. Era il periodo della ristrutturazione delle nostre fabbriche, dei licenziamenti, con gli industriali che davano i telai per il lavoro a domicilio, che più facilmente erano presi dagli uomini piuttosto che dalle donne.
Come sempre, anche in questo periodo difficile per la nostra industria, le donne erano le più colpite: erano le prime ad essere licenziate. Però era il periodo nel quale le donne pian piano cominciavano a prendere coscienza dei propri diritti. In questo svolse un grande ruolo l’Unione Donne Italiane. Ricordo che in qual periodo nascevano i circoli delle donne, si svolgevano tante riunioni e tante discussioni. Vi erano anche grandi soddisfazioni.
I problemi principali erano la parità salariale e la tutela della maternità, oltre al tema della pace. Si pensi che all’epoca non c’era parità salariale. Una tessitrice che lavorava allo stesso telaio, che svolgeva lo stesso lavoro, riscuoteva il 20% in meno del compagno di lavoro.
Non c’era inoltre una legge di tutela della maternità. E quindi, assieme alle lotte per il lavoro, perché quello era il periodo delle ristrutturazioni industriali, c’erano anche questi problemi che erano più specifici delle donne. La legge per la maternità fu conquistata successivamente, noi la chiamammo la “legge Noce”, per questa grande compagna che per prima si pose il problema della tutela delle lavoratrici madri.

Nelle lotte degli anni 1950-51, alla Calamai ecc., erano emerse delle bellissime figure di donne, la Frini ???, la Linda Fiaschi, la Iolanda, la Marcella, la Licia e tante altre, donne profondamente convinte delle lotte che si conducevano. Anche quelle donne che si riuscì a convincere a partecipare a questo film lo fecero con grande entusiasmo, perché allora vi era un grande slancio, molto diverso da adesso.
(Ricordo le difficoltà a cercare la fabbrica, essendoci il sospetto che fosse coinvolto il Partito Comunista Italiano o addirittura l’Unione donne Italiane, che era vista come un’appendice, come un’emanazione del PCI)…

…continua intervento di Anna FONDI

IL “DOMINO” LETTERARIO all’interno di “Contaminazioni generali” al CIRCOLO DELLE IDEE a partire dal 27 marzo

IL “DOMINO” LETTERARIO all’interno di “Contaminazioni generali” al CIRCOLO DELLE IDEE a partire dal 27 marzo

next round il 10 aprile

Questo è solo un primo “lancio”!
Segnatevi la data venerdì 27 marzo– l’ora è quella canonica delle iniziative politico-culturali (21.00) – il luogo è il Circolo ARCI di via Cilea a Prato

Vi spiegherò di cosa si tratta nei prossimi giorni.

IL “DOMINO” LETTERARIO all’interno di “Contaminazioni generali” al CIRCOLO DELLE IDEE a partire dal 27 marzo

NON PROTESTE MA PROPOSTE – dal Circolo ARCI San Paolo di Prato via Cilea e dall’ADSP – CIRCOLO DELLE IDEE – seconda ed ultima parte

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NON PROTESTE MA PROPOSTE – dal Circolo ARCI San Paolo di Prato via Cilea e dall’ADSP – CIRCOLO DELLE IDEE – seconda ed ultima parte

Viabilità
Il Quartiere di San Paolo è collocato ed è stretto, da una parte, a ridosso della linea ferroviaria FirenzePratoPistoia, dall’altra dall’asse viario di percorrenza veloce della strada detta “Declassata” che conduce a Firenze o a Pistoia e dall’altro asse che è la Tangenziale che porta verso la Vallata. Nel corso degli anni ed in particolar modo negli ultimi sei il territorio di San Paolo è stato compresso per la lungaggine dei lavori non ancora a tutt’oggi terminati per la costruzione del nuovo Ospedale. Tutto ciò ha notevolmente aggravato e compromesso il senso di Sicurezza da parte della popolazione residente. L’incuria delle ultime Amministrazioni ha prodotto un abbassamento non solo percettivo della qualità della vita e della percezione di Sicurezza. Avanzare proposte che affrontino queste tematiche servirebbe a creare un clima di maggiore tranquillità (si pensi soltanto al fatto che a pochissime centinaia di metri dall’abitato di San Paolo è stato costruito il nuovo Ospedale di Prato ma per accedervi per gli abitanti di questo territorio vi sono più difficoltà rispetto a prima quando il nosocomio cittadino era a due chilometri di distanza) per tutti.

Anche in questo caso struttureremo i nostri interventi allo scopo di ottenere risultati tangibili; abbiamo già avviato delle riflessioni sul disagio che una viabilità inadeguata ha prodotto sui cittadini di San Paolo (2012 e 2013); ora proseguiremo con un’attività di critica propositiva a chiedere che alcune questioni vengano affrontate ed alcuni nodi vengano sciolti.
Il tema della viabilità sarà affrontato in tre fasi:
– Studio sulle cartine e discussione con esperti, tecnici e cittadini;
– prime proposte alternative all’attuale viabilità;
– studi sulla fattibilità e prime progettazioni.
Relazioni economiche
Il tema delle relazioni economiche è fortemente condizionato da quello dell’evasione fiscale e dello sfruttamento dei lavoratori da parte degli imprenditori cinesi. Sono fra i temi più attuali collegati al lavoro all’interno dei capannoni laddove in special modo la comunità cinese opera e vive per tutto l’arco delle ventiquattro ore, sottoposta a ritmi di lavoro che essa accetta in cambio di guadagni che consentano loro di poter innanzitutto liberare i loro “passaporti” e poi di riuscire diventare imprenditori in proprio o in patria o fuori di essa. Oltre alle problematiche di ambiente malsano e di igiene vi è tutta la partita dell’evasione fiscale e contributiva che pesa gravemente sulle spalle della nostra comunità; occorre trovare vie d’uscita che non siano solamente quelle repressive attuate dall’Amministrazione di Centrodestra che non vuole ascoltare le critiche che una parte avveduta della città non obnubilata da forme xenofobe e razziste le rivolge e continua imperterrita a proporre blitz ed incursioni hollywoodiane che non producono poi effetti reali sull’economia. Il Circolo propone dunque di incontrare funzionari della Guardia di Finanza, imprenditori e commercialisti attivi nell’ambito dell’imprenditoria straniera locale e confrontarsi anche con le categorie sociali e sindacali locali.
Ascoltando le opinioni della gente spesso prevale la sensazione che l’evasione o elusione dei diversi oneri sia prevalentemente ascrivibile alla comunità cinese; noi vorremmo capire meglio cosa accade. Ascoltando altre opinioni verifichiamo se dietro questo comportamento illegale si celino interconnessioni la cui responsabilità ricada su parte della comunità italiana che lucra sulla manodopera straniera a bassissimo costo, anche perché troppo spesso quasi costretta alla vita clandestina.
Noi vorremmo dimostrare che non è affatto “buonismo” la ricerca della verità e l’utilizzo di forme di intervento che tengano in massimo conto della complessità dei fenomeni e che non continuino ad accanirsi in modo irrazionale e generalmente unidirezionale come ha fatto l’attuale Amministrazione di Centrodestra di Cenni e Milone.
Il lavoro si svolgerà attraverso incontri nei Circoli e nei luoghi comuni (Giardini, piazze, sedi parrocchiali) allo scopo di confrontarsi in modo ampio con la maggior parte dei cittadini. Suddivideremo in tre fasi il nostro intervento:
– Scelta degli interlocutori “esperti” e primi approcci con le problematiche attraverso incontri “riservati” agli operatori di questo progetto;
– incontri pubblici nei Circoli con discussioni sui dati a disposizione e sulle possibili “exit strategies” da proporre alla prossima Amministrazione comunale;
– applicazione di parte delle strategie evidenziate nella pratica amministrativa locale.

GAS (Gruppo Acquisto Solidale) a San Paolo di Prato

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GAS (Gruppo Acquisto Solidale) a San Paolo di Prato

Un altro passo in avanti che prende le mosse da quel Gruppo che nel Circolo ARCI di via Cilea – San Paolo di Prato sta agendo da alcuni anni; quei transfughi dal Partito Democratico che hanno fondato l’ADSP – Circolo delle Idee – che sono fra i principali animatori del Progetto “TRAMEDIQUARTIERE” – “Gestire le diversità”; quegli stessi che, a detta di qualcuno, “discutono troppo” come se il discutere fosse disdicevole (a parte le discussioni, a San Paolo i progetti si realizzano).
Ieri sera, mercoledì 4 marzo 2015, quel Gruppo si è incontrato con “I’ Gasse” uno dei Gruppi di Acquisto Solidale attivi in Prato per verificare la possibilità di attivarne uno nel territorio di San Paolo.
Dopo le presentazioni di ciascuno dei presenti, Cristina Cozzi ed altri membri de “I’ Gasse” hanno risposto a tutte le richieste di chiarimenti. Alla fine si è deciso di dare vita ad un GRUPPO ACQUISTO SOLIDALE San Paolo – a breve la presentazione ufficiale.

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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – parte decima – si conclude la testimonianza di Pietrino Vannucci

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SUL FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – parte decima – si conclude la testimonianza di Pietrino Vannucci

Una lotta esemplare ed importante fu l’occupazione della Calamai Michelangiolo, ove 700 lavoratori, in maggioranza donne, occuparono l’azienda per molti giorni. Nel pratese i processi di ristrutturazione, di smantellamento, andavano oramai avanti a ventaglio, e migliaia erano i licenziamenti. Stabilimenti e lanifici (San Martino, Fratelli Lucchesi, manifattura di Casarsa, Giovannelli, Ciabatti, Forti, Lanificio La Briglia e altri) erano entrati in crisi, in una crisi dalla quale non uscirono più.
L’occupazione della Calamai galvanizzò in tutto il pratese il movimento nel suo insieme.
Alla testa di queste lotte si trovarono tante ‘Giovanne’: alla Calamai Michelangiolo ricordo Linda Fiaschi, Licia Cangioli, Magazzini. Al lanificio La Briglia, tra le tante, Teresa Martini. Al Fabbricone Tosca Brunini, Gina Vestri, Cangioli e tantissime altre. Tante donne delle quali non ricordo il nome ma di cui ricordo con affetto i volti e che voglio ancora ringraziare per quanto hanno fatto per il movimento operaio.
In quel periodo di grandi lotte venne a Prato il ministro Vanoni, ministro dell’allora governo De Gasperi. In una riunione presso la Unione Industriali incoraggiò gli industriali portando la solidarietà del governo e indicando loro i due inseparabili obiettivi da portare avanti: diminuire la caparbia resistenza dei lavoratori delle fabbriche perché erano, così diceva il ministro, strumentalizzati dai comunisti, e ristrutturare l’industria tessile rompendo i cicli continui nelle aziende, dando ai lavoratori il macchinario a sconto di lavoro. Il risultato fu l’incremento del lavoro a domicilio e per conto terzi, e l’ulteriore aumento dei licenziamenti.
E’ in questo quadro che nel 1953 i disoccupati decisero un grande sciopero alla rovescia, realizzando la ristrutturazione e l’allargamento della via Bologna, che era in condizioni pessime. Assieme a Bruno Fattori, che allora era segretario della Camera del Lavoro, partecipai all’organizzazione dello sciopero. Riuscii a reperire un camion per metterlo a disposizione dei disoccupati, e fummo assieme ai lavoratori fin dal primo colpo di piccone.
Lo sciopero fu un grande successo. Fu un successo per la tenacia e la decisione dei lavoratori e per la capacità professionale che dimostrarono, anche perché molti avevano lavorato nelle miniere del Belgio e quindi erano pratici di questi lavori. Anche qualche imprenditore, mi ricordo Sbraci Metello, proprietario di una fabbrica presso La Foresta, invece di prendere una posizione contraria solidarizzò coi lavoratori, espresse il suo compiacimento al sottoscritto e alle forze di polizia che erano intervenute massicciamente. Di fronte a queste posizioni e alla solidarietà che Prato esprimeva ai disoccupati in sciopero, le forze di polizia si ritirarono ed iniziò così una fase nuova, la costituzione di una cooperativa, diretta dal compagno Martini, che permise a questi lavoratori di conquistare il salario. Fu un successo importante che dette fiducia al movimento sindacale e democratico pratese, in un momento di gravi difficoltà, di fronte allo smembramento delle fabbriche e alla divisione che nel paese si tentava di creare tra i lavoratori.
Molti anni fa Giovanna venne proiettato di nuovo, per iniziativa del Comune di Prato, al ‘Controluce’, nella zona del Soccorso, con la partecipazione dell’allora vicesindaco Montaini e del sottoscritto in rappresentanza della Camera del Lavoro. Con Gillo Pontecorvo erano presenti il critico Ciruzzi ed altri. Nel rivedere il film rimanemmo entusiasti perché ci apparve ancora più bello, per il suo valore culturale, per la mano magistrale dei registi; inoltre rivedemmo con piacere i tanti lavoratori che avevano partecipato alla realizzazione. In quell’occasione ricordo di essere intervenuto per paragonare l’occupazione della fabbrica che avviene in Giovanna con quella del lanificio Balli, e ricordai l’estrema cura di questi lavoratori nel pulire e mantenere le macchine, perché finita l’occupazione si doveva tornare al lavoro. Vi erano state le occupazioni delle università, condotte spesso in maniera molto diversa, e io portai a modello per i giovani proprio il comportamento di quei lavoratori.

Pietrino Vannucci è stato dirigente sindacale, segretario degli edili, negli anni ’50, poi membro della segreteria CGIL, segretario dei tessili dal 1963 e negli anni ’70 segretario della Camera del Lavoro.

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TRAMEDIQUARTIERE E METANARRAZIONE – un nuovo esempio – “I giardini di via dell’Alberaccio” – seconda parte

TRAMEDIQUARTIERE E METANARRAZIONE – un nuovo esempio – “I giardini di via dell’Alberaccio” – seconda parte

…Il quartiere fra gli anni Sessanta e i Settanta si era affollato a dismisura; vi erano arrivati nuovi immigrati – molti dal Sud altri dal Centro e dal Nord, i primi soprattutto i primi qui li chiamavamo “marocchini”. L’affluenza era stata così massiccia in un periodo di tempo molto limitato al punto che il Comune non ebbe modo, in effetti non volle, di verificare e seguire progettazioni e realizzazioni urbanistiche e i “palazzoni” sorsero come funghi, senza criteri prestabiliti e senza alcun controllo. Era tutto necessario ma ovviamente qualcuno ne approfittò.
A quel tempo ero ormai adulto; avevo altri amici con i quali ero cresciuto, Giuseppe, Vincenzo, Elda, Sirianna, Michelangelo e con loro si andava a ballare nei Circoli e nelle Case del Popolo; ce n’era uno al Centro ben frequentato, il Circolo “Rossi”, a due passi dal Castello dell’Imperatore e proprio sotto la sede del Partito Comunista. Con loro ero anche iscritto al Partito, tutti lo eravamo ed io insieme a Giuseppe ero nel Direttivo locale; e c’era anche una struttura di Quartiere con un Presidente ed un Comitato tutto di non eletti. in tutta quella confusione innescata da quegli arrivi “di massa”, nessuno – nemmeno noi che eravamo nel Quartiere e lavoravamo nelle Sezioni – sapeva quel che stava per accadere. In verità nessuno aveva mai saputo molte delle non-scelte urbanistiche che l’Amministrazione aveva attuato nel corso degli ultimi anni.
E così una mattina… ero appena rientrato dal turno di notte della tessitura che fu proprio Michelangelo a scampanellare dal portone. Mi affacciai per vedere chi fosse il disturbatore mattutino: “Oh vieni giù! ci sono già le ruspe…” Non capii bene cosa volesse dirmi ma mi riaggiustai i pantaloni alla meglio ed ancora in pantofole e con la tazzina di caffè tra le mani scesi per le scale e rapidamente, senza nemmeno badare alle ultime gocce la lasciai sul bordo del primo finestrone, fui giù. “Che succede, Michelangelo?” In effetti non ci avevo capito granché anche se mi ero reso conto della gravità della situazione. “Là in quello spiazzo dove noi abbiamo sempre pensato di farci un giardino ci sono le ruspe e gli operai lo stanno transennando…Saranno arrivati con il buio!” Rientrai in casa con la stessa velocità con cui ero sceso, misi le scarpe senza nemmeno allacciarle e volai giù. “E allora, andiamo!”
“Il sonno, Andrea, mi era passato ma allora non ci pensavo nemmeno. Lungo il percorso ci si fermò a chiamare altri compagni, altri amici cui spiegavamo il motivo della nostra concitazione: ed in men che non si dica anche questi ne chiamarono altri. Le donne accorsero con i bambini che avrebbero dovuto accompagnare a scuola, gli anziani sollecitati dalle donne informate da un tam tam mediterraneo erano confluiti tutti davanti a questo spiazzo, proprio qua dove ora ci troviamo, caro Andrea. E proprio io, insieme a Michelangelo ed Elda che ci aveva raggiunti, con questa folla alle spalle – più di centocinquanta forse duecento persone – andai a parlare con il capomastro, chiedendogli di sospendere i lavori. Era a tutta evidenza che volevano tirar su un altro “palazzone”! Lui però ci disse che non ci poteva fare nulla.
La gente diventò irrequieta e ci toccò calmarla facendo ragionare quelli che sembravano più agguerriti ma anche capaci di comprendere. Poi io e Elda andammo a casa del Presidente del Quartiere che dopo una nostra breve illustrazione ci accompagnò al Palazzo Comunale dove, grazie soprattutto a lui, al suo credito, fummo subito ricevuti dal Sindaco che, informato delle intenzioni “ragionevoli” della gente, telefonò ai vigili chiedendo che facessero sospendere, perlomeno in quella giornata, i lavori. Noi, però, chiedemmo al Sindaco di venire ad ascoltarci; mentre con la 500 del Presidente andavamo verso il Centro avevamo concordato con lui di convocare un’Assemblea urgente; ed era giusto che vi fosse invitato il Sindaco…. E tu lo vedi, come è andata a finire. I lavori non ripresero, anche se per più di un mese le ruspe ed altri attrezzi per gli scavi delle fondamenta e materiali vari rimasero minacciosi sul posto difesi da un doppio recinto di metallo e di legno.
A quel tempo Ginotto era andato già via, credo in Belgio ma non ne ho più avuto notizie ed alcuni dei miei amici sono partiti per sempre. Tu, Andrea, ricorda che gli interessi dei poveri come noi che pure stiamo ancora bene non sono quasi mai gli stessi dei ricchi, soprattutto quelli che hanno il brutto difetto di volere sempre di più, perché hanno una gran paura di diventare come noi o peggio di noi. E per noi un giardino conquistato ci fa stare bene, ci fa vivere meglio. Loro non ne sentono il bisogno o, forse, e questo è triste, non sanno nemmeno più di cosa hanno bisogno”.

FINE

“GIOVANNA” di Gillo Pontecorvo extra – un tentativo di metanarrazione ad uso personale – un recupero della memoria collettiva sulle conquiste che ci stanno rubando – seconda parte

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…Armida sorride e appare interessata a quel che le propongo. Il marito non c’è più, già da qualche anno. Le dico che le “compagne” comuniste la invitano prima a Figline, area nord di Prato e poi a Napoli. Si accende in lei il desiderio di recuperare quegli elementi di storia, della sua, così come quella delle altre donne che negli anni Cinquanta auspicavano con il loro impegno nel lavoro e nella società la conquista di un mondo migliore per i loro figli. Come doveva essere bella, alta e fiera, ancor più di quanto pur oggi appaia, Armida in quegli anni.
Non voglio rimanere a lungo; sento di essere rientrato anche se per pochi minuti nella sua vita senza un preavviso, in modo quasi furtivo; con la “signora” che le tiene compagnia abbiamo anche parlato delle nostre comuni origini “campane” ed anche lei sembra interessata alla possibile “trasferta” nel Sud.
Ci salutiamo. Prima poi di rientrare in auto chiamo Mirko, il compagno che mi aveva contattato; lo rassicuro “ho visto Armida e l’ho invitata ai due eventi” poi chiamo Pippo “ho bisogno di tutto il “girato” di tutte le interviste realizzate tra il 1990 ed il 1991” E’ un amico sempre disponibile soprattutto quando si parla di recupero della memoria. Non si smentisce, men che mai in questa occasione. Ed in pochi giorni mi richiama perché il materiale è pronto; e così mentre sono ad una “presentazione” di una Mostra sulle “autostrade” arriva con questo immenso “cadeau”. Regalate un nuovo giochino ad un bimbo e lo vedrete strabuzzare gli occhini; a me fa lo stesso effetto quel “disco” e corro a casa per rivedere tutto il lavoro che tra il 90 ed il 91 avevamo fatto nello studio di Franco Morbidelli in un vecchio palazzo alla confluenza tra il viale Montegrappa ed il viale Vittorio Veneto; Franco che con noi aveva sognato una Hollywood (o più semplicemente una Cinecittà) sul Bisenzio, progetto inseguito insieme a Giuliano Montaldo ma naufragato troppo prematuramente sulle scogliere del destino; Franco che quella sera prima di sentirsi male da quello studio mi chiamò e prendemmo appuntamento per il giorno dopo. In quelle immagini siamo tutti più giovani, tutti anche quelli che non ci sono più come Roberto Giovannini, storico Sindaco degli anni Cinquanta, Anna Fondi, operaia ed amministratrice lucidissima straordinaria interprete delle lotte per le conquiste sociali che a Prato hanno visto un’applicazione da pionieri; Pietrino Vannucci che si è speso fino all’ultimo suo giorno per il Sindacato; Gracco Giustini diviso tra Sindacato e Partito Comunista ed impegnato nel “sociale” all’interno delle Case del Popolo. E poi Gillo da me intervistato in contemporanea alle vicende che la CNN ci trasmetteva in diretta da Baghdad (era la prima volta che una guerra veniva seguita in “diretta”) di notte in una delle salette riservate dell’Hotel “Flora”. Tra le immagini registrate anche quelle del ricevimento d’onore per Giuliano Montaldo (quello previsto per Pontecorvo saltò per gli eventi internazionali che avevano accompagnato il suo arrivo: quel giorno migliaia di giovani manifestarono per la PACE inondando Piazza Mercatale proprio sotto la sede della Camera del Lavoro e Gillo non volle far mancare la sua partecipazione): con Giuliano c’erano Roberto Giovannini, Marcello Cappellini insieme ad Anna Buti ed Ambra Giorgi della CGIL, il Sindaco Claudio Martini, il Pelagatti capo di Gabinetto del Sindaco, qualche fotografo e qualche giornalista. C’era, ovviamente, Armida. Ci fu uno scambio di idee, un flusso di ricordi e Montaldo firmò l’Albo d’oro” del comune apponendovi una dedica “Per me e per altri cineasti Prato è – e sarà – un ricordo indelebile: una tappa importante nel lavoro. Per “Giovanna” Prato ci adottò…” in quelle immagini c’è anche un “ME” molto diverso da ora: venticinque anni pesano. Ma Armida no, non è cambiata. Credetemi: non è cambiata!

… fine seconda parte… continua

PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – nona parte – continua intervista a Pietrino Vannucci

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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – nona parte

…continua intervista a Pietrino Vannucci

“E’ in questo clima che Gillo Pontecorvo, Montaldo, Ciruzzi, Giraldi e gli altri giunsero a Prato, e con il concorso di molti lavoratori realizzarono il film Giovanna. Il film rappresenta un importante documento sulla condizione operaia, in particolare su quella della donna lavoratrice, doppiamente sfruttata sia nella fabbrica che nella società, e fu un contributo alla lotta per l’emancipazione del lavoro e per i diritti delle donne.

La presenza della donna nell’industria tessile pratese, a differenza delle industrie cotoniere dell’Italia settentrionale, non era maggioritaria, ma tuttavia era una presenza massiccia, pensiamo ai lavori di rammendatura e alle altre operazioni che particolarmente negli anni ’50 venivano fatte. Le donne erano insostituibili, ma non erano trattate a parità dell’uomo. Dal punto di vista salariale, anche a parità di mansioni e di lavoro, la donna riceveva una retribuzione inferiore e nella scala dei valori professionali era inquadrata contrattualmente nelle categorie più basse del mansionario. E quindi la battaglia per la parità sindacale fu uno degli aspetti centrali della rivendicazione sindacale degli anni ’50, e le donne pratesi dettero un contributo molto importante a questa lotta. Fra le protagoniste di quella battaglia voglio ricordare, tra le altre, Cesarina Tortelli, che lavorava alla fabbrica Sbraci Metello, un’attivista che ha dato tutta la vita al sindacato e al suo partito. Oltre a lottare assieme alle altre donne, face causa al suo padrone in un momento in cui era molto difficile far valere questo diritto tramite la magistratura e si rischiava il licenziamento. Cesarina Tortelli vinse la causa. Questa fu una vicenda importante nella lotta per giungere alla conquista della parità di salario a parità di mansioni, che contrattualmente viene sancita immediatamente dopo la fine degli anni ‘50.
A Prato vi fu una notevole partecipazione delle donne alla vita sindacale e politica, caratterizzata da grande passione, da un impegno quotidiano nell’attività e nella lotta. Anche se gli uomini erano in maggioranza nei posti di direzione del sindacato e anche nella fabbrica, le donne erano una parte importante e significativa nella struttura organizzativa. Nei reparti delle fabbriche erano soprattutto le donne che organizzavano i lavoratori al sindacato, riscuotevano i contributi sindacali, organizzavano la partecipazione agli scioperi. Era questa un’attività pericolosa, infatti molte delle nostre compagne sono state per questo licenziate. Furono centinaia i licenziamenti per attività sindacale, chi con una scusa chi con un’altra, e troppo spesso con il pretesto della mancanza di lavoro chi veniva colpita era in primo luogo l’attivista sindacale. Di queste voglio ricordare solo due nomi: Nara Marconi e Brunella Bini.
Ricordo inoltre che tra i 110 licenziamenti che avvennero al Fabbricone, la stragrande maggioranza era costituita da donne, dalle nostre meravigliose attiviste di reparto, che costituivano l’ossatura del sindacato in quella fabbrica che è sempre stata all’avanguardia delle lotte nel pratese. Già nel 1943 le donne della fabbrica Calamai Bruno avevano scioperato contro la tessera del pane e per la fine della guerra. Furono tutte costrette a salire sui camion, arrestate e portate a Firenze. Vi sono molti episodi in quell’epoca, l’epoca dell’occupazione nazista, ove le donne del Fabbricone, della Mazzini, della Magnolfi, della Cangioli, riescono a organizzare scioperi e manifestazioni contro il fascismo e per la fine della guerra. Anche negli anni ’50, le donne di quelle e di altre aziende furono sempre presenti nei momenti più difficili della storia del sindacato pratese.
…fine parte nona … continua

“GIOVANNA” di Gillo Pontecorvo – extra “un tentativo di metanarrazione” ad uso personale – un recupero della memoria collettiva sulle conquiste che ci stanno rubando! prima parte

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“GIOVANNA” di Gillo Pontecorvo – extra “un tentativo di metanarrazione” ad uso personale – un recupero della memoria collettiva sulle conquiste che ci stanno rubando! – prima parte

Di questi tempi quando ti arriva un sms su Facebook è un mondo intero che con velocità stratosferica all’indietro ti passa davanti agli occhi: “ salve, parlando con …. mi ha indicato te come persona informata per i contatti a riguardo il film “GIOVANNA” .di Gillo Pontecorvo… dobbiamo proiettare il film a Napoli alla Assemblea nazionale delle donne comuniste a metà Marzo … abbiamo deciso di ospitare, come PCdI pratese, l’Assemblea regionale toscana, la domenica 1 marzo, con pranzo a Figline e pensavamo di contattare attrici, protagoniste. sindacalisti eccetera. magari se mi contatti per telefono al n° 0574 …. ne parliamo a voce. in attesa grazie mille”. E ti riconcili con il tuo “mondo” quello della Solidarietà della Legalità e dell’Equità nascondendo per un attimo le ottusità e le nequizie che ci tormentano in questi ultimi mesi. Non penso di cambiare bandiere, anche perché quelle che sventolano dentro di me sono dello stesso colore “rosso” e non mi sento lontano da loro che si considerano “comunisti”. Sono “Democratico” ribelle e polemico; ma non demordo: e lo lascio intravvedere nelle mie azioni. Richiamo il mio interlocutore senza ottenere risposta e rispondo su chat “Ho provato a richiamarti allo 0574 … alle ore 21.50 di questa sera 4 febbraio. Domani se puoi chiamami al 346 …. perché sarò in viaggio verso Napoli. Ne parlo volentieri. Grazie. Giuseppe” ed è infatti in viaggio che contatto il “compagno” e fissiamo per rivederci tra una settimana al mio ritorno a Prato.
Sul film “Giovanna” di Gillo Pontecorvo sono diventato un esperto e quando qualcuno se ne ricorda fa riferimento a me.
Si tratta di un film breve, non so dire se un corto o un mediometraggio; ma di certo è un “piccolo grande film” che rappresenta uno straordinario sguardo all’indietro che si riflette sul presente e sul futuro delle attuali e prossime generazioni. Girato fra il 1955 ed il 1956 a Prato racconta di un tempo in cui le lotte operaie erano foriere di conquiste che tardarono ma vennero raggiunte fra gli anni sessanta ed i settanta (la parità salariale e la legge sulla maternità prime fra tutte); oggi siamo a raccogliere i cocci degli interventi maldestri della Destra berlusconiana e quelli furbeschi della Destra renziana, ben più pericolosi perché portati avanti con bandiere truccate.
L’invito è molto gradito anche perché ho in progetto una “visita” ad Armida Gianassi che da qualche anno non rivedo. Armida è stata la protagonista del film; è lei la “Giovanna” di Gillo Pontecorvo. Mentre sono a Pozzuoli digito sul mio pc il nome di suo marito alla ricerca di un numero telefonico che però non riesco a trovare. Pazienza; aspetterò di tornare a Prato, so dove abita e spero mi perdoni l’intrusione senza avviso. E così una mattina non troppo presto che non è corretto, ma verso le 11.00 sono sotto casa di “Armida Giovanna”. Suono e mi viene aperto; c’è una donna di mezza età che mi riceve con cordialità chiedendomi chi sia e chi cerco. Mi presento e chiedo della signora; mi fa accomodare mentre allo stesso tempo chiama Armida. La vedo come un tempo – siamo nel 2015 e la mia intervista è del 1990. E’ eretta e nobile nel portamento; il suo sorriso velato di tristezza è lo stesso che ho intravisto in lei la prima volta che ci siamo incontrati. Forse “a posteriori”, a ripensarci, un po’ più accentuato. Ma se la osservate bene nel film è lo stesso sorriso “triste” che rappresenta il tormento intimo del personaggio che interpreta: una “donna” consapevole della necessità di affrontare lotte che la condizioneranno irrimediabilmente; un’icona del “femminismo” progressista non radicale che non intende rinunciare a ricoprire il ruolo di moglie e di madre mentre difende il diritto al posto di lavoro delle sue compagne oltre che del suo.

J.M.
fine prima parte

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