PERCHE’ “JOSHUA MADALON” E NON GIUSEPPE MADDALUNO terza parte

'O vico e poesie Di Giacomo

PERCHE’ “JOSHUA MADALON” E NON GIUSEPPE MADDALUNO terza parte

Il mio cognome è all’origine della denominazione successiva al mio atto di nascita. “Maddaluno” ha una grande diffusione nell’area Campania nord. Ha peraltro grande diffusione a Pozzuoli, dove risiedeva la mia famiglia (sono nato a Napoli così come i miei figli, toscani, sono nati a Firenze, anche se noi risiediamo dal 1982 a Prato). Vi sono delle variazioni diffuse in tutta Italia: a Belluno ad esempio vi è la variante Maddalozzo, con una splendido museo dedicato ad una famiglia rurale di quei luoghi ad Arsiè a pochi passi dalla Valsugana dentro la quale cui si perviene scendendo attraverso i tornanti di Primolano mentre di fronte lo sguardo si allunga verso Enego, primo contrafforte dell’altopiano di Asiago. Altre varianti sono Maddaluni, Mataluna, Maddaloni, che forse è quello più diffuso. Mi rifaccio con uno sguardo storico alle origini di quest’ultimo così come riportate da Wikipedia nel commento del toponimo della cittadina in provincia di Caserta, per l’appunto “Maddaloni”.

“Nel corso del tempo vari studiosi si sono cimentati nella ricerca dell’origine del toponimo Mataluni, ma non si è ancora giunti ad una conclusione certa; tra i tanti, il de’ Sivo si concentra sul Castrum Kalato Magdala, cioè il monastero di Maria Maddalena la cui chiesa fu distrutta dal terremoto del 5 giugno 1694. Secondo il Mazzocchi «questo nome fosse venuto al castello dalla voce araba di Magdalo, che vuol dire appunto castello, imposta a quel luogo forte dà Saraceni, che assai probabilmente dovettero farsene un nido di rapina». Per don Francesco Piscitelli, arciprete della Collegiata di San Pietro e studioso maddalonese, invece, il toponimo deriverebbe dal principe Matalo, capitano dei Galli Boi che seguirono Annibale nella sua discesa in Italia durante la seconda guerra punica: poiché lo stesso Annibale si curò poco di loro, essi, «avvezzi ad abitare appiè delle Alpi, trovarono alle falde del Tifata un sito conforme alle loro abitudini».
Decisero, quindi, di stabilirsi lì e di non seguire il condottiero punico a Capua: dal nome del principe, Matalo, gli abitanti di quella zona furono detti Mataluni. Altra ipotesi vorrebbe che il nome derivi, dal Medioevo, da “Mezza Luna”, descrivendo così la forma che è andata assumendo l’espansione del centro abitato rispetto alla collina che sorge dietro di esso. Una quarta ipotesi vede la città citata al tempo dei Romani con il nome di Meta Leonis, ovvero a forma di leone, sembra a causa di un masso di tale forma sito nei pressi”.

A dire il vero, ho sempre pensato che il mio cognome mi appartenesse senza dubbio per il mio sguardo “utopico” sulle vicende del mondo. Una composizione amena di origine iberica: “Mata Luna” come dire “Ammazza la Luna”, un “sognatore” come il “Don Chisciotte” di Cervantes. Oppure una derivazione poco affascinante da “Media Luna” (“Mezzaluna”) riferita alla presenza di quell’immagine nello stemma, emblema dell’islamismo.
Ecco, però, ritornando al mio “nomignolo”, fu proprio l’esigenza di variarlo, derivata dalla diffusione del cognome nell’area flegrea abbinato ad un nome, Giuseppe, altrettanto inflazionato essendo il secondo nome più diffuso in Italia, superato solo da Maria. Perché “variarlo”? Una delle mie passioni è stata quella del “teatro” e già da ragazzo ho calcato le scene con alcune compagnie locali e, dovendo distinguermi dagli omonimi, decidemmo di modificare “ad arte” il mio nome in Giosuè. Sulle locandine appariva così, accanto al personaggio, il nome dell’interprete, semplicemente “Giosuè”. I miei registi sono stati Nunzio Matarazzo ed Enzo Saturnino, con una puntata entusiasmante con Peppe La Mura con il quale abbiamo costruito un testo straordinario “Ccà puntey ll’arbe” (Spunta l’alba”) in dialetto puteolano, ispirato alla celeberrima “Cantata dei pastori”.
Fu in occasione di una delle proposte colte “L’importanza di chiamarsi Ernesto” di Oscar Wilde al Teatro Lopez dove interpretavo la parte del reverendo Chasuble che venne a vedermi Marietta, mia moglie. Da allora – e non solo lei – mi chiamano Giosuè.

Joshua Madalon

L'importanza di chiamarsi Ernesto 001