da giovane: “Una vocazione religiosa?” terza parte

2487,0,1,0,360,256,443,5,2,201,55,0,0,100,0,1976,1968,2177,661192
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da giovane: “Una vocazione religiosa?” terza parte

D’altra parte non mi ero mai sentito a mio agio in quel Circolo, dove le dissonanze superavano le consonanze sia dal punto di vista sociale quanto da quello culturale e politico. Man mano andava maturando la mia scelta ideologica molto diversa da quanto ciascuno dei miei pochi interlocutori avrebbero potuto immaginare. Erano tempi di grandi passioni civili e noi ci guazzavamo dentro.
Nel frattempo, mentre il Circolo dei maturi rampolli della classe borghese si avviava al declino un altro di gruppo di ragazzi, tutti più giovani di me, mi volle coinvolgere per una nuova avventura associativa. Mentre il primo si riferiva all’antico nome della città il secondo fu intestato ad un grande studioso dell’area archeologica flegrea, il professor Amedeo Maiuri. L’età dei ragazzi e la presenza di alcune giovani ragazze mi rassicurava sugli obiettivi che peraltro in seguito si sarebbero poi spinti molto più in avanti. La differenza sostanziale era che il nuovo gruppo si sarebbe formato dal punto di vista culturale, professionale e politico lentamente nei tempi, anche oltre l’esistenza del Circolo. Si costruirono progetti più autentici e coinvolgenti ma molto meno strumentali ed interessati. Memoriabili furono le “Tribune elettorali locali” connesse alle competizioni politiche cittadine che consentivano di prepararsi anche a successivi impegni amministrativi ma senza foga: era una modalità che poi ho personalmente trasposto quando negli anni più maturi della giovinezza ho cominciato ad occuparmi di Politica, anche se lontano dalla mia città.
Nel periodo di cui vado scrivendo non avevo mai abbandonato la mia passione per il Teatro. Sin dai tempi della mia partecipazione all’Azione Cattolica, che aveva avuto in tante parti del Paese un ruolo importante dal punto di vista sociale, resistendo nella prima parte del secolo agli attacchi del regime fascista e difendendo i fondamentali valori sociali della libertà e dell’uguaglianza, il mio impegno era stato interpretato come una “vocazione”. Era la mia naturale propensione ad una conoscenza totale che veniva scambiata per dedizione di tipo ecclesiale. Nell’oratorio collaboravo con il già citato Presidente del Centro Sportivo Italiano, Nunzio Matarazzo, ancor prima che divenissi segretario di quella Associazione. Con lui avevo cominciato a mettere in scena sotto forma di “improvvisazioni” dei quadretti comici. Al pubblico, di certo benevolo, forse perché erano quasi tutti parenti ed amici, la nostra proposta piaceva. Ed imitando Nunzio, che ci faceva da regista ma non disdegnava di interpretare qualche ruolo, quando capitava che anche d’inverno io fossi a Procida , l’isola nella quale era nata mia madre, proponevo ad un gruppo di giovani della Parrocchia Madonna della Libera di mettere in scena nei pomeriggi della domenica qualcuna delle scenette che avevamo costruito.
In quel periodo era da poco sbarcato in quella sede un giovane parroco “forastiero”, don Salvatore, che portava con sè idee innovative accolte con entusiasmo dai giovani un po’ meno dalle persone più mature, non del tutto disponibili verso le aperture ed i cambiamenti che gli anni Sessanta con il Concilio Vaticano II andavano proponendo. La collaborazione con don Salvatore e la mia passione “organizzativa” non tardò di condurre a qualche equivoco.

…fine terza parte….

Joshua Madalon

Foto di Agnese Morganti