da giovane: Bergamo, Pasolini e Giovanni XXIII, le lotte operaie, l’antifascismo – parte sesta

Bergamo

da giovane: Bergamo, Pasolini e Giovanni XXIII, le lotte operaie, l’antifascismo – parte sesta

Ben prima che si concludesse la mia esperienza militare involontaria (lo chiamavano “obbligo”), in attesa che si svolgesse il concorso per gli aspiranti docenti, avevo già inoltrato una serie di domande per supplenza in varie scuole del Paese. il desiderio di mettermi alla prova era tanto ed anche la volontà di affrancarmi dalla famiglia, che non mi aveva mai fatto mancare il sostegno ma non possedevo altra autonomia che la mia naturale esistenziale e generazionale “rabbia”, che mi spingeva alla fuga. Avevo scelto scuole in realtà lontane dai miei luoghi: Lombardia, Veneto; oppure province periferiche come Rieti. Utilizzai il tam-tam degli amici più anziani, che erano già partiti e dispensavano saggi consigli a coloro che desideravano avviare la loro storia lavorativa prima possibile. Erano ancora tempi pre-elettronici e le convocazioni pervenivano attraverso telegrammi. Il primo che arrivò a casa fu quello di un Istituto Tecnico Industriale di Bergamo: una supplenza di dieci giorni per sostituire un docente che doveva sottoporsi ad un intervento chirurgico. Era il 1975. Fine ottobre. A Bergamo avevo dei punti di riferimento: un mio carissimo amico di naia, attivissimo nel sociale e nella politica praticata extra parlamentare di Lotta Continua ed un ferroviere che negli anni precedenti avevo avuto modo di valutare sui campi di calcio e sul selciato dei nostri spazi ludici. Li contattai prima di partire giusto per orientarmi. In partenza non sapevo di dover avviare la mia storia di docente confrontandomi con la realtà del mondo del lavoro; sostituivo il “collega” in due classi di serale e cominciai immediatamente anche se il tempo sarebbe stato breve a conoscere meglio il variegato cosmo delle attività lavorative. Più che trattare della guerra dei Trent’anni, che in ogni caso affrontai, ascoltammo la voce del mondo operaio ed impiegatizio. Avevo mattine e pomeriggi liberi, anche se in quel breve spazio di tempo, e frequentavo insieme a Fausto e Peppino (i due amici di cui accennavo) gli ambienti politici e sindacali.
Erano anni di grande fermento e di grandi paure. Il 1975 aveva visto l’affermazione del PCI nelle elezioni amministrative del 15 giugno ma nell’anno precedente c’erano stati picchi sanguinosi della strategia della tensione proprio allo scopo di impedire l’avanzata del movimento operaio: il 28 maggio in Piazza della Loggia, a Brescia a pochi passi da dove mi trovavo ed il 4 agosto sulla linea ferroviaria Bologna – Firenze con il treno Italicus due gravissimi attentati terroristici di matrice fascista insanguinarono il Paese.

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Ebbi modo di conoscere altri giovani docenti e, dopo il proseguimento della mia iniziale supplenza, ebbi altre occasioni di lavoro, intervallate da pochi giorni impegnati essenzialmente alla loro ricerca. Funzionava così: non so se fosse del tutto regolare ma era difficile per tantissimi “aspiranti” accettare pochi giorni di supplenza ed allo stesso tempo era difficile per i Dirigenti di allora coprire quelle “assenze” di cinque-sette giorni. Conclusa l’esperienza del “serale” non tralasciai di seguire le vicende politiche e sindacali sia quelle nazionali che quelle locali: uno degli ambienti più fervidi sotto questi aspetti era la mensa del Dopolavoro ferroviario, dove consumavo i miei pranzi, che a quel tempo era aperto anche ai non ferrovieri, che – come me – lo utilizzavano per la convenienza soprattutto ma non solo di tipo economico.
E l’altro luogo che frequentavo di pomeriggio era una Sala cinematografica d’essai intitolata a papa Giovanni XXIII.

Joshua Madalon

…fine parte sesta….