PASSEGGIATE FLEGREE 2018 – parte 2

30430157_10213192634622881_1939911404_n

PASSEGGIATE FLEGREE 2018 – parte 2

Il cielo in quei giorni era terso, il clima più che primaverile annunciava l’estate anticipata. Si era venuti su per il Monte Miseno e ci si era fermati all’ingresso del tunnel che porta al faro. Poi, a piedi, ci si era mossi lungo la stradina che, erta, si affaccia sui golfi e porta all’Hotel Ristorante “Cala Moresca”, all’Agriturismo “Cetrangolo” ed al Caracol Gourmet. Operai tuttofare esperti nella potatura delle siepi di pittosporo aulente diffondevano con le loro possenti forbici il profumo dei fiori bianchi che, insieme a parte delle infiorescenze e dei rami, giacevano temporaneamente sul selciato ed entrambi i muretti laterali già imbiancati da poco per l’apertura della stagione degli eventi, in primo luogo quelli matrimoniali. Marietta, ringraziando del lavoro di cura gli operai, ne raccolse un mazzolino, scegliendo i rametti più alti da poter inserire in un piccolo vaso. Il panorama magnificente creazione, impagabile contorno delle nostre esistenze, sospingeva le nostre curiosità. Un sentiero circondato da alberi mediterranei come lecci, alloro, corbezzoli e lentischi ed arbusti vari mescolati ad una vegetazione bassa ricca di profumi, mirto, finocchio selvatico, cisto, erica, rosmarino tra le grandi agavi e le siepi fiorite di vario colore della classica “unghia di janara” ci avvicinava alla vista del mare da un altro punto. La strada scendeva ripida ed anche là un giovane operaio accudiente ripassava di fresca bianca calcina i muretti di delimitazione. “E’ un ristorante esclusivo “gourmet” riservato a 15 posti” probabilmente pensava potessimo essere interessati ad una tale frequenza, il giovanotto ci indicò la strada da percorrere in modo più agevole: un sentiero circondato da steccati rustici. Il nostro interesse si limitava al godimento della vista e dell’olfatto, per il palato ed il gusto in questo caso giudicammo inadeguato il nostro portafoglio. Lentamente per rendere anche più duraturo il nostro godimento procedemmo verso il basso. Fino a raggiungere una piccola struttura protesa sul bordo costiero della parte occidentale del Monte Miseno. La discesa era stata impetuosa nella sua ripidezza soprattutto nella parte riservata al transito dei mezzi di trasporto; noi l’avevamo evitata ma era quella che forniva un significato al nome prescelto per il locale, “Caracòl”.
Solo qualche rumore di stoviglie dall’interno del locale e qualche voce indistinta. Tutto intorno nella parte retrostante un giardino attrezzato con tavolini all’aperto e comode sedute su altalene multiple attendevano ospiti forse nel pomeriggio o in serata: i vialetti erano dotati di illuminazioni artificiali.

30776507_10213192645263147_267248132_n

Ci inoltrammo sotto un arco di passaggio verso la veduta del mare, continuando a far foto che fossero parti del ricordo della nostra esplorazione. “Incantevole location, complimenti!” al giovane che si affacciò venendo dall’interno del locale verso la terrazza sul mare. Di fronte il panorama non smentiva la nostra scelta di proseguire in quella visita straordinaria. “Buongiorno, desiderate?” forse nella professionale attesa di una proposta di conferma. “Nulla di particolare….eravamo su a “Cala Moresca” e siamo scesi qui seguendo la vista del mare. Siamo flegrei, di origine e di complessione”.
“Non potevate scendere qui! Non avete visto il divieto? E’ posto ben prima di inoltrarvi nella discesa!”. Non lo avevamo visto e quasi certamente non avremmo derogato all’impedimento. Lo dicemmo, scusandoci mentre dentro di noi ci dicevamo che era valsa la pena non averlo visto. Chiedemmo, presentandoci in anticipo, cognome e nome del nostro interlocutore-padrone e ne custodimmo l’identità. Ci allontanammo felici di avere scoperto la bellezza di un luogo nel quale noi non saremmo mai andati non solo perché il nostro censo non ce lo avrebbe consentito ma anche per l’assenza di una capacità imprenditoriale fondata sui rapporti umani a prescindere da quelli economici. “E’ anche vero – dicemmo tra noi allontanandoci – che dobbiamo essere consapevoli della presenza di persone con disponibilità economiche elevatissime, ma non possiamo mai rinunciare a comprendere che la vera ricchezza è la Cultura che si possiede e che ci permette di condividere esperienze “umane” comuni tra persone diverse”.
Il divieto in effetti c’era ma si riferiva al transito automobilistico non a quello umano.
La valutazione non incide sulla indubbia qualità artistica del cibo probabilmente preparato per la clientela d’alta classe “economica” ma per quella forma di esclusione dal godimento dei beni paesaggistici che “non può” essere preclusa a chicchessia, anche perché mi piacerebbe sapere come sia stato possibile costruire strutture ben fissate sul terreno in quel territorio.

…fine parte 2…continua….

Joshua Madalon

30776480_10213192644063117_385862145_n