DENTRO UN LOCKDOWN che sia l’ultimo(!)– I giovani

DENTRO UN LOCKDOWN che sia l’ultimo – I giovani

Le stagioni della vita sono una “convenzione” più o meno realistica, a seconda del punto di vista. La vita scorre dentro e fuori di noi ed è un flusso molto diverso a seconda delle esperienze che a ciascuno di noi è dato di percorrere. Quando gli altri mi vedevano “giovane” avevano di me un’idea molto variegata relativa non univoca. A qualcuno potevo apparire un giovane di età ma già vecchio per tutta una serie di motivi; per altri un eterno bambino ingenuo ancora inesperto. I primi a tutta evidenza osservavano quella sorta di saggezza dottrinale meramente scolastica e l’assenza di palesi pulsioni passionali; i secondi si facevano forti delle loro esperienze più “pratiche e materiali”. Anagraficamente ero “giovane”; per alcuni poi ho continuato ad esserlo anche dopo il matrimonio, che da molti è considerato un passaggio dall’età giovanile a quella adulta.

Ad ogni buon conto la conquista della mia autonomia ha prodotto in me, da giovane, una forte propensione all’organizzazione di eventi ed alla scrittura di testi, oltre che la volontà di sperimentare percorsi nuovi, molto spesso originali, il più delle volte collegati a tematiche non precedentemente praticate, con uno scopo ben preciso legato alla “conoscenza” che può partire da ciò che sai fare ma che, per me, deve offrire nuovi stimoli.

Perché, oggi, scrivo queste frasi? Ho desiderio di autocelebrarmi? Può darsi di sì, ma vi dico anche che non è così! anche se a voi potrà sembrarlo!  Tra le altre cose, leggendo il titolo del post avrete anche notato un riferimento all’attualità con un richiamo nel sottotitolo ai “giovani”. Ecco già una parte della risposta alla vostra possibile domanda. Ad ogni buon conto, se vi darò l’ impressione di voler essere al centro di questo mio ragionamento, fate pure: cominciate a segnare che “non ho mai smesso di sentirmi giovane”. Anche se ho una certa età (verso i 73), ritengo di poter confermare che si è “giovani” dentro e per me non è un modo di dire, tanto così per caso. Basterebbe leggere quel che ho riportato in corsivo.

Ma come mai quel richiamo al “lockdown”? in questi giorni, come tantissimi altri, sono confinato nella mia torre d’avorio casalinga. Esco poco, non vedo quasi nessuno, sento pochi amici, interloquisco sui social. Potrei dire che sopporto con grande sofferenza queste limitazioni e condivido il moto represso di ribellione di quelli che “anagraficamente” sono giovani. Pur tuttavia, ci è stato concesso di vivere questa esperienza ed è necessario armarsi di santa pazienza, preparandosi semmai a quei momenti migliori che verranno soprattutto per coloro che hanno un’aspettativa di vita ben superiore a quella che hanno i “giovani” come me. Confesso che anche io attendo quei “giorni”, fossero anche ben pochi, che ci permetteranno di mettere a frutto le idee e i progetti che avremo saputo sognare.

Non bisogna rammaricarsi di nulla. Viviamo in un tempo molto diverso e lontano da quello in cui abbiamo trascorso, noi settantenni, la nostra gioventù. Abbiamo potenzialità comunicative di cui “allora” leggevamo sui libri di fantascienza; ma se ci si limita oggi all’ “hic et nunc” senza una visione storica ampia sul passato sarà ancora più difficile per le nuove generazioni di “giovani” superare le difficoltà dei nostri giorni per potersi meglio preparare al loro futuro.

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