2 NOVEMBRE – DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – nona parte – per intero

DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – ottava parte 1 (per la settima – 18 vedi 10 aprile 2020)

Questo è lo shortlink per riprendere il cammino su uno dei temi che ho trattato relativamente a quel che ho vissuto negli ultimi tempi in cui stabilmente sono stato nella mia terra natìa: “Pozzuoli nei Campi Flegrei”
DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE http://www.maddaluno.eu/?p=11530
E’ datato 10 aprile 2020

Il titolo è
DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 18 e ultima della parte settima – una necessaria precisazione

In linea di massima sono alcuni appunti su come nacque l’idea di scrivere un testo per il secondo ciclo delle scuole elementari e per le classi della scuola media inferiore della città di Pozzuoli.
Ho trascritto tutto il testo del librettino in vari post. Di certo le informazioni che in esso ho dispensato risultano in alcune parti essere datate: si trattava in qualche modo di abbinare ad esse delle indicazioni civiche per le nuove generazioni ed infatti il riferimento del titolo della serie di “post” è “illuminante” allorquando si fa riferimento alla “sensibilità ambientalista, storica e culturale”.

Tra le attività che, da organizzatore (in cooperazione con Raffaele e Renato), svolsi in quella straordinaria occasione dei “2500 anni dalla fondazione di Dicearchia”, ci fu il Concerto della “Nuova Compagnia di Canto Popolare” che era stata fondata all’inizio della seconda parte del decennio precedente (1966) dai musicisti napoletani Eugenio Bennato, Carlo D’Angiò, Roberto De Simone e Giovanni Mauriello ai quali si unirono Peppe Barra, Patrizia Schettino, Patrizio Trampetti, Fausta Vetere e Nunzio Areni.
Prendemmo contatto con l’impresario, che in quel periodo iniziale era Giulio Baffi, uno dei personaggi del mondo dello spettacolo, come studioso del teatro, non solo popolare, ma soprattutto quello di ricerca e di studio che era (ed è) una delle caratteristiche fondamentali dell’esperienza della NCCP, particolarmente in quel periodo in cui facevano riferimento in modo diretto al grande “maestro” Roberto De Simone.
In pochissimi giorni avevamo già concordato gli aspetti amministrativi e per la fase logistica organizzativa, essendo stato previsto l’utilizzo di uno spazio della Diocesi, la Cittadella Apostolica che si trova accanto all’Accademia Aeronautica, fissammo un appuntamento con alcuni membri della Compagnia alla Stazione della Metropolitana.
Arrivarono Eugenio Bennato, Giovanni Mauriello e Patrizio Trampetti; e, con loro, il geniale fratello maggiore di Eugenio, Edoardo, che si estranea e non partecipa alle discussioni, confermando la sua indole ribelle. Andammo poi tutti insieme a fare un sopralluogo tecnico acustico nel Teatro della Cittadella.
Molti tra noi già conoscevano ed apprezzavano la Nuova Compagnia di Canto Popolare che avevamo seguito sin dalle loro prime prove. Io stesso avevo in qualche occasione avviato un percorso teatrale etnomusicale insieme a Salvatore Di Fraia, Raffaele Caso e Enzo Aulitto senza ottenere tuttavia alcun incoraggiamento per i risultati – per me – davvero deludenti (non ho mai avuto una preparazione musicale); e non ho insistito, assistendo volentieri però al successo dei miei compagni di avventura di quel tempo che ancora oggi riescono ad esprimere un buon livello nelle loro performance.

Nel prossimo post riporterò un Comunicato Stampa da me redatto per l’occasione del Concerto di cui parlo, che si tenne il 22 ottobre del 1972

“Meravigliosi!”, “Stupendi!”, “Sono bravissimi!”, e la Nuova Compagnia di Canto Popolare non aveva che da pco iniziato il suo Recital alla Cittadella Apostolica offerto dal Comitato delle Celebrazioni in occasione del XXV Centenario della fondazione di Pozzuoli ad un folto gruppo di autorità e di cittadini.

La breve presentazione fatta dall’eclettico prof. Adinolfi aveva in precedenza predisposto il pubblico al tipo di s pettacolo cui avrebbe di lì a poco assistito

Fra le altre cose veniva riportata alla luce parte della nostra storia cittadina con tre canti di tradizione puteolana, recitati in maniera pregevole dallo stesso prof. Adinolfi.

Allo spettacolo era intervenuto un pubblico di eccezione, quale mai era stato visto, un pubblico preparato ed attento he, man mano, divenuto entusiasta fino a confondersi con il gruppo dei cantanti in un collettivo che raramente si raggiunge, ha espresso la sua opinione con applausi prolungati e ripetute richieste di “bis”.

Terminata la breve parentesi di presentazione, il gruppo della Nuova Compagnia Popolare si accostava, passando attraverso un corridoio laterale alla sala, verso la pedana palcoscenico e nei loro caratteristici abiti d’epoca si presentavano con un inchino, mentre il maestro Roberto De Simone, che dà luce e stile al gruppo con la sua perizia di ricercatore etnofonico e la sua bravura di Direttore, indicava la finalità della loro arte, tesa alla riscoperta dei valori che ci vengono offerti dalla tradizione popolare attraverso i canti della gente del nostro Sud.

Quello che più ci aveva sorpresi era la loro semplicità, che avevamo potuto riconoscere nei primi incontri con questi ragazzi, e provammo un’intensa commozione nel dover ammettere che essi, proprio per quella virtù, meritavano ancor più il nostro plauso, allorché cominciarono a presentarci il loro valido, interessante repertorio.

“Madonna de la Grazia”, il primo brano di derivazione procidana, ancora in voga in quell’isola, vide il pubblico attento all’ascolto, mentre tutto il gruppo si presentava con le sue possibilità canore.

Poi, pian piano, si arrivò, tra un entusiasmo e un altro, a quel canto che gli organizzatori dello spettacolo attendevano, quel “Cicerenella”, che la Compagnia presenta nei suoi spettacoli, utilizzando il nostro dialetto in maniera del tutto perfetto, tanto da ingannare spesso i presenti, che si chiedono se questo o quell’altro dei membri o tutto il gruppo non sia di origine puteolana.

Fausta Vetere, unica donna della “Compagnia” non ha niente, tuttavia, da invidiare nei confronti dei suoi amici per bravura musicale e canora e si fece applaudire nelle sue interpretazioni di “Nun me chiammate cchiù Donna Sabella” e nel “Ritornello delle lavandaie del Vomero”, nonché nel ruolo di solista e in quei pregevoli arpeggi che si sono rivelati la delizia degli esperti.

Bravo Patrizio Trampetti, la cui voce nell’interpretazione de “La morte de mariteto” e di “Vurria addeventare”, canto di cocente delusione, è stata in definitiva tra le più interessanti.

Un plauso davvero speciale per Eugenio Bennato, bravissimo “Pulcinella” nella “Zeza”, sorprendete artista strumentale, elemento sommamente indispensabile in un complesso di quella levatura.

Non va dimenticato Giovanni Mauriello, con la sua voce particolarmente affascinante, perché ai più anziani ricorda un po’ le canzoni di qualche anno fa, così come ha dimostrato in “Lacreme ‘e cundannate”, che ripropone, in tono certamente più vicino alla storia, il caso di Sacco e Vanzetti.

Di Peppino Barra non riesco a dire in breve, tanto le sue qualità di cantante e di attore hanno sorpreso il pubblico presente che lo ha ripetutamente richiesto dopo la sua esibizione nel “Ballo di Sfessania”

Nunzio Areni non canta, o almeno, se lo fa, si limita ad un sottofondo velato, ma col suo flauto è inimitabile e la sua fortuna, anche come solista, è sicura se continuerà di questo passo.

Un “Bravi!” dunque che va all’intera Compagnia ed un ringraziamento che è diretto al Comitato che ha permesso che un simile spettacolo potesse essere presentato al pubblico puteolano, che ha mostrato di voler, in seguito, avere altre occasioni di riascoltare questo gruppo, semmai con l’introduzione nel suo repertorio di altri canti di tradizione popolare puteolana.

Tra gli intervenuti, oltre al Sindaco, prof. Angelo Nino Gentile, Presidente del Comitato per i festeggiamenti, erano presenti il senatore Dott. Salvatore Sica, l’ Onorevole Antonio Palumbo, Assessore Regionale, il professor Armando Traetta De Bury e consorte, Monsignor don Ignazio Imbò, Monsignore Cascella, il professor Gennaro Saverio Gentile, il professor Sirago ed altri.

Pozzuoli 22 ottobre 1972