19 luglio – Gli errori degli storici “partigiani”

Gli errori degli storici “partigiani”

Ragionando su questi temi – semplicemente per una deviazione dall’obiettivo principale che è “contingente” e collegato ad un problema ricorrente in questi anni –  la mancanza di spazi per gli istituti scolastici – finisco per addentrarmi in un tema “STORICO” fondamentale: come si ricostruiscono i fatti storici del passato!   Correrò il rischio di essere frainteso. Lo avverto come “necessario” perché non riesco a condividere la sicumera di una parte considerevole della Sinistra, naturalmente caratterizzata (e qui aumento il “carico” delle mie critiche) da profonde ipocrisie. Mi è chiaro, tuttavia, che esistano persone di Sinistra che sappiano collegare le parole ai fatti, ma sono delle eccezioni.  E quel che scrivo e su cui da tempo affondo le mie taglienti accuse è riferita ad una faccenda nella quale la sedicente Sinistra post PCI è protagonista.                                                                                                                                                                          Le mie riflessioni non vogliono essere delle “lezioni”. Ribadisco che l’occasione è data da una serie di scelte politiche ed amministrative che ho considerato sbagliate  e sulle quali  a tutt’oggi non si è mai ottenuto, da parte dei responsabili di allora (la fine dello scorso secolo), alcuni dei quali ancora, dopo più di venti anni,  sulla breccia, un riconoscimento dei loro errori; peraltro sia quelli che i loro successori continuano a barcamenarsi, arrabattarsi in modo arrangiato anno dopo anno, “scolastico”, fingendo di dover fronteggiare solo delle emergenze o, peggio, ignorando ciò che non dovrebbero ignorare riguardo al recente passato. E sì;  perché si tratta della mancanza cronica degli spazi scolastici, sulla quale sembra sempre che si sia all’anno zero. Colpa della incapacità di troppi ad analizzare i “fatti” nella loro complessità.

Anche in questi giorni, mentre si svolge il dramma dei “lavoratori” licenziati “in tronco” assistiamo alla passerella delle dichiarazioni. Ormai chi capita in questo tritacarne e ne è vittima ha ben poco da sperare: sembra che la classe politica perennemente assetata nel mantenere il suo Potere si accanisca sulle debolezze di una regolamentazione ingiusta nel mercato del lavoro, promettendo ciò che non è in grado di mantenere, pronta semmai a scaricare le colpe poi sugli “altri” (l’opposizione, la Confindustria, la globalizzazione sregolata, l’Europa e via dicendo), ma non sulla loro “capacità” di mirare solo al proprio immediato tornaconto elettorale.

Digressione per digressione, ritorno a quel tema appena annunciato nel titolo: come si documentano i “fatti” storici! Nella seconda parte degli anni Sessanta ci trovammo di fronte al caso “De Felice”. Le reazioni al lavoro meticoloso di quello “storico” intorno alla genesi ed all’avvento del Fascismo furono scomposte, venate da un ideologismo accecante e le sue analisi furono attaccate in modo virulento come forme di revisionismo.

Continuo a parlare di questi temi nel prossimo post e poi ancora negli altri.             

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *