EPIFANIE 5

Stagione

Altro viaggio, altra storia, qualche tempo fa. Ero di ritorno da una delle frequenti visite a mia madre che, ormai vedova, era accudita da una badante ucraina. Si chiamava Maria ed era una donna straordinaria della quale ho perduto i contatti ma che è rimasta nella mia memoria per la sua correttezza che mi rendeva tranquillo durante le mie comunque lunghe assenze. La mia irrequietudine emotiva mi aveva spinto ad una ricerca di momenti “diversi”, alternativi alla vita monotona coniugale ed avevo intercettato una signora che aveva più o meno le medesime esigenze. Fu proprio durante il viaggio di ritorno che ritrovai il suo messaggio sulla chat: “Mi chiamo Daniela e vorrei conoscerti”. Seguiva il suo numero di cellulare. La chiamai e, dalla voce, sospettai, essendo anche lei di Prato, fosse persona a me già nota: la identificai per una donna che aveva frequentato insieme a me le stanze del PCI poi PDS, ma la curiosità non è solo “donna” e fissai, proprio nel corso del viaggio, quando dove e come vedersi. A pochi chilometri da Prato c’è un paese che si chiama Calenzano; in questo don Lorenzo Milani agli inizi della sua carriera svolse funzioni di vice-parroco alla Pieve di San Donato la cui struttura ed il Campanile si vedono distintamente dalla linea ferroviaria e dall’Autostrada Firenze-Bologna. E, per quel che riguarda don Milani da qui cominciò la sua “rivoluzione”. L’appuntamento con Daniela avvenne all’Ufficio Postale di Calenzano; arrivò in Vespa. No, non era la persona che avevo sospettato, aveva un aspetto gradevole: piccolina, ben messa dal punto di vista del fisico, forse un po’ tonda ma non mi è mai importato questo aspetto. Non perdiamo tempo dopo il riconoscimento reciproco; non ce n’è molto: entrambi dobbiamo essere a casa fra un paio d’ore ed abbiamo bisogno di conoscerci meglio, di sapere. La invito in auto e ci spostiamo verso Calenzano alto, non nella zona della Rocca ma in quella proprio di San Donato. Il luogo ha una sua grande forza simbolica legata al fascino della vicenda terrena di don Milani ed è abbastanza tranquillo ed isolato per fare due chiacchiere in grande libertà. Solite motivazioni ci spingono ad avviare una relazione; niente bugie, niente promesse di costruire pezzi di vita definitivamente alternative: solo l’esigenza di rilassarsi respirando atmosfere nuove o recuperare emozioni antiche. Entrambi sappiamo quel che facciamo e conosciamo il suo valore. In questo caso sento parlare di violenze domestiche, di rapporti difficili con un uomo rozzo e umorale, che forse addirittura conosco. Ed è questo uno dei motivi per cui con Daniela, colta e sensibile, il rapporto non è nemmeno iniziato; in quel periodo i miei impegni mi portavano fuori e non avevo molto tempo per coordinare tre vite parallele, faticando a tenerne in piedi anche solo una. Mi occupavo di Politica, di Cinema e di Poesia e proprio in relazione a quest’ultima andavo curando la redazione di un libro che raccoglieva poesie di donne e per donne, dal titolo “Poesia sostantivo femminile”. Incontravo donne, molte; in verità anche uomini. Ma spero non vi sembrerà strano: ero costantemente attratto dalle prime. Dai loro occhi, dai loro sorrisi, dai loro silenzi e dai testi che mi consegnavano; mi intrattenevo a parlarne, mi confrontavo con loro osservandole al di là delle comuni e banali apparenze. Erano mondi inesplorati che emergevano e mi affascinavano. Non volevo trascurarli.

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