reloaded VOCI FUORI DAL CORO

Ripropongo questo articolo

Libertà e Giustizia

VOCI FUORI DAL CORO
Da qualche mese non riesco a condividere più la linea ufficiale del Partito Democratico, che ho contribuito “in primo (non primissimo, ma comunque primo) piano” a far nascere, concependone la necessità già molto prima che altri la prendessero in considerazione. Orgoglioso e presuntuoso, sì; sono tale e sfido coloro che ne avvertissero per strumentalità la necessità di muovere questi addebiti come accuse ed elementi negativi a farsi avanti. Nondimeno, pur non condividendo tale linea, non rinuncio ad una battaglia “legale”, ma senza impegnare terze persone, perché venga riconosciuto il diritto a coloro che “fecero il PD” di sostenere le loro posizioni liberamente senza rinunciare all’appartenenza. Avverto che ciò, anche se nell’indifferenza “offensiva” di ipocriti gruppi dirigenti, in una situazione che spinge la leadership a limitare la libertà di espressione di alcuni parlamentari (il caso Mineo è evidenza logica e razionale = se non fai quel che ti si chiede sei fuori), non è affatto facile; ma questo aspetto non mi spaventa. Piuttosto, soccorso dalla Storia, quella più e quella meno recente mi avvio a delle riflessioni che, come intravedo da alcune letture recenti, non sono vaghe peregrine e meramente personali. Abbiamo sentito il leader del PD tuonare contro i disfattisti e farsi forte di una volontà popolare che è trasversale ed a-politica semplicemente riferendosi senza menzionarli a sondaggi che tendono ad accontentare il popolo indistinto ed inferocito a causa dei demeriti di una classe politica non estranea né a Renzi né a tantissimi di quelli che si dichiarano suoi sostenitori. Quel popolo a cui si intende dare ascolto è lo stesso popolo che dovrebbe ribellarsi (in effetti lo farebbe pure se non avesse perduto la fiducia nell’essere ascoltato nelle richieste sacrosante di far ripartire l’economia e far riavviare il mercato del lavoro) ma non lo fa perché non sa più nemmeno organizzarsi e non riesce più – anche per un deficit di cultura – a rappresentare le sue istanze se non in maniera individuale come elemento di sondaggio. Questo sfilacciamento consente ad una classe di potere furba ed avida che si picca di rappresentare il “rinnovamento” nelle forme e nella sostanza (ma né quelle – homines novi e giovani vecchi nei metodi – né questa – la furia selvaggia in un accelerato iter di “riforme” che mortificano la nostra Storia repubblicana – affermano o preludono ad un cambiamento davvero rivoluzionario) di appropriarsi (o riappropriarsi) delle leve del comando senza averne il “merito” ma semplicemente con un’azione scorretta di pirateria politica (le Primarie dello scorso anno). E così, andando avanti, continuando ad umiliare l’intelligenza e la cultura si rende sempre meno importante la partecipazione dal basso e si “valorizzano” (!) i piani intermedi e quelli alti del Potere. A casa mia tutto questo – sia chiaro – ha ben poco a che vedere con la Democrazia.
Parlavo di “disfattismo” e sono andato a rileggere un intervento di Adriano Prosperi su “Repubblica” del 15 giugno 2009. Il prof. Prosperi parlava di Mussolini e Berlusconi ma le sue riflessioni appaiono quanto mai attuali. L’articolo ha per titolo “Il fantasma necessario del disfattismo” e vi si legge:
“Il filo dell’ attacco al disfattismo non si interruppe qui. Fu il leit motiv della propaganda del regime. Se rievochiamo queste vecchie cose non è per tornare sulla questione generale se quello che si presentò anni fa come il «nuovo che avanza» sia in realtà qualcosa di molto vecchio, se il berlusconismo sia classificabile come fascismo. Quello che si presenta è una nuova declinazione di qualcosa che appartiene alle viscere profonde della storia italiana, alle magagne della nostra società, alle questioni non risolte nel rapporto tra gli italiani e il passato del paese. E’ il linguaggio del leader a svelare che il regime che giorno dopo giorno avanza nel nostro paese tende a riproporre qualcosa che l’ Italia ha già conosciuto. Il disfattismo fu per il regime fascista un fantasma necessario, continuamente evocato, il responsabile a cui imputare le difficoltà e gli insuccessi.”

Anche Libertà e Giustizia nell’aprile scorso ha elaborato una riflessione cruda ma drammatica del “cul de sac” in cui si è andato ad infilare la Sinistra con la sua incapacità di esprimere una via d’uscita negli anni passati. Ci si è felicemente crogiolati nei solipsismi intellettuali senza comprendere che si attraversava un periodo di “guerra-nonguerra” nel quale bisognava fare fronte comune senza storcere la bocca ma anche senza doversi necessariamente turare il naso.

E Salvatore Settis sempre nell’aprile di quest’anno elabora una riflessione sui rischi che con il Governo Renzi ad essere “rottamata” sia la nostra “Democrazia”:

“… occorre fermare la «svolta autoritaria» del governo, perché il progetto di riforma costituzionale tanto voluto dal premier è «affrettato, disordinato e assolutamente eccessivo». Tanto per cominciare, «non si può accettare che a incidere così profondamente sulla Carta sia un Parlamento di nominati e non di eletti, con un presidente del Consiglio nominato e non eletto»….Il guaio è che il male viene da lontano: si tratta di «decisioni prese in stanze segrete», che «non ci sono mai state spiegate», perché sono i diktat del neoliberismo che vorrebbe sbaraccare lo Stato democratico, visto come ostacolo al grande business…”
Continua il prof. Settis: “ Solo che finché si adeguano Berlusconi e Monti mi stupisco ben poco. Ma che ceda il Pd, che dovrebbe rappresentare la sinistra italiana, è incredibile. E porterà a un’ulteriore degrado del partito, e dunque a una nuova emorragia di votanti».

Secondo Settis, «La sinistra sta proprio perdendo la sua anima: si sta consegnando a un neoliberismo sfrenato, presentato come se fosse l’unica teoria economica possibile, l’unica interpretazione possibile del mondo».
Renzi cavallo di Troia di questo neoliberismo che ha colonizzato la sinistra? «Certamente l’unico elemento chiaro del suo stile di governo è la fretta».Dice Settis. «Dovrebbe prima spiegarci qual è il suo traguardo e poi come vuole arrivarci. Non basta solo la parola “riforma”, che può contenere tutto. Anche abolire la democrazia sarebbe una riforma». “Quello che cerca Renzi” continua Settis, «è l’effetto annuncio, il titolone sui giornali: “Renzi rottama il Senato”. Lui punta a una democrazia spot, a una democrazia degli slogan. Se il premier sostiene che la Camera alta non è più elettiva, ma doppiamente nominata, allora significa che ha veramente perso il senso di che cosa voglia dire “democrazia”». Un nuovo Senato composto da sindaci e presidenti di Regione? «Mi pare una concessione volgare agli slogan leghisti secondo i quali il Senato dev’essere la Camera delle autonomie, cioè l’anticamera dei secessionismi. È inutile festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia se poi i nostri figli rischiano di non celebrare il 200esimo compleanno».

Ecco perché, sentendomi purtroppo in buona compagnia, c’è da preoccuparsi e non si può far finta di niente.

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Settis Salvatore

PASSIONE VIGOTRUFFAUT – Pillole – Emile Cohl

PASSIONE VIGOTRUFFAUT – Pillole
In una delle scene di “Zero de conduite” in cui Huguet (Jean Dasté) intrattiene, facendo il funambolo, i ragazzi in classe Jean Vigo utilizza un disegno animato riprendendo lo stile di Emile Cohl. Siamo in un periodo di grande sviluppo dell’arte cinematografica, ma l’animazione è ancora in una fase sperimentale. Cohl realizza la sua prima opera nel 1908 (ha 51 anni), Fantasmagorie, che ha come protagonista un piccolo clown. È il primo lavoro del genere nella storia dell’animazione, 700 disegni per appena due minuti di proiezione al Théâtre du Gymnase.

CORSO DI STORIA E DIDATTICA DELLA SHOAH – Università Europea di Roma – prof.ssa Valentina Colombo

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Ho conosciuto la prof.ssa Valentina Colombo a Prato nel 2010 allorché la contattai per la presentazione di uno dei suoi libri di cui mi aveva parlato uno dei partecipanti a “Poesia Sostantivo Femminile”. L’invito ebbe una risposta sollecita ed entusiasta e nell’arco di pochi minuti alla mia determinazione fu corrisposta altrettanta volontà. Il 29 aprile del 2010 alla “Libreria Marzocco in via Valentini (ora è chiusa) presentai “Non ho peccato abbastanza – Antologia di poetesse arabe contemporanee”. Da allora il contatto è stato costante attraverso mail. Ieri mi è arrivata una nuova mail con il testo qui sotto interamente riprodotto. Le ho chiesto per mail se acconsentiva ad inserirlo nel mio Blog. La risposta positiva è stata sollecita. Grazie.

Valentina Colombo è docente di Geopolitica del mondo islamico presso l’Università europea di Roma.

Corso di Storia e Didattica della Shoah – Università Europea di Roma, 16 ottobre dalle 15 alle 19. Il giorno 17 ottobre è prevista la visita al Museo Ebraico di Roma
La “Rete Universitaria per il Giorno della Memoria” – costituita nel marzo 2011 e presentata ufficialmente il 24 gennaio 2012 alla Camera dei Deputati – si propone di diffondere, attraverso iniziative legate alla conoscenza della Shoah, i valori alla base del rifiuto di ogni forma di razzismo e antisemitismo, per un sentimento di cittadinanza condivisa e lo sviluppo di una cultura della convivenza, del pluralismo e della tutela dei diritti umani e civili.In tale ambito ha inteso promuovere, in numerosi atenei italiani, un corso di “Storia e Didattica della Shoah”, rivolto principalmente ad insegnanti delle scuole secondarie di primo e secondo grado indicando quale periodo, a memoria dei giorni tristemente noti del rastrellamento nazista e della deportazione degli Ebrei di Roma del 1943, del 17, 18 e 19 ottobre.
In Italia la memoria della Shoah rappresenta ormai un valore acquisito. Dall’anno 2000 questo valore è divulgato e protetto anche da una legge, la n. 211 del 2000, che fra l’altro istituisce il 27 gennaio Giorno della Memoria, in ricordo della Shoah e, insieme, di ogni persona caduta o discriminata per motivi etnici, sessuali o religiosi. Ben oltre l’obbligo di ricordare il passato, il senso profondo del Giorno della Memoria coincide con valori fondamentali di pacificazione civile, come la responsabilità individuale, la libertà democratica e la lotta al razzismo.
Come posso trasmettere la Shoah alle generazioni del futuro?E come posso farlo in modo equilibrato, nel rispetto cioè della sostanza storica ma al tempo stesso tenendo a distanza la retorica e la facile demagogia?Infine: quali fra le molte iniziative possibili offrono i migliori benefici sul piano didattico e formativo?
Per rispondere a queste domande l’Università Europea di Roma organizza il primo corso di storia e didattica della Shoah. La responsabilità scientifica è a cura della prof.ssa Valentina Colombo. Il corso è gratuito ed è rivolto prevalentemente a docenti della scuola secondaria. Il corso corrisponde due CF.
Il Corso dell’Università Europea è uno dei dodici organizzati negli stessi giorni dalla Rete Universitaria per il Giorno della Memoria in altrettanti atenei del Paese, con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, dell’Ambasciata d’Israele in Italia e dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

Per iscriversi al Corso inviare una mail alla Prof.ssa Colombo v.colombo@hotmail.it

La professoressa Colombo conferma la sua tempestività e nell’arco di pochi minuti mentre è ancora buio mi invi una precisazione. Grazie.

Carissimo Giuseppe, ti ringrazio. Specifico che cadendo il corso durante festività solenni ebraiche non avrà il patrocinio dell’UCEI e non vedrà la visita al Museo ebraico che verrà rinviata alle prossime settimane.

valentina-colombo