INVITO A PASSIONE VIGOTRUFFAUT presso Lux in Fabula martedì 21 ottobre ore 18.00

zero1tumblr_inline_mgzl33psUt1qzysqqMargaritisphotoMichel SimonDita ParloDastè e l'atalanteDastè e CharlotDoinelCopertina Sales GomesAtalante matrimonioVigo e Truffaut 2Vigo e TruffautJEAN VIGOVigo3bVigovIGO 1

 

 

Gentilissime amiche e gentilissimi amici

siete invitatei a partecipare confermando la vostra presenza all’iniziativa che Claudio Correale (Lux in Fabula) e Giuseppe Maddaluno (Dicearchia 2008) hanno organizzato per martedì 21 ottobre ore 18.00 oresso la sede dell’Associazione LUX in FABULA Rampe Cappuccini n.5 – La serata che tratterà di due grandi personaggi della Storia della Cultura e del Cinema del Novecento in coincidenza con l’anniversario della loro morte sarà condotta da quattro giovani: Federica Nerini, Emma Prisco, Germana Volpe e Roberto Volpe.

VIAGGIATORI – reloaded prima parte de “I GIORNI” 1972

GiuseppeMaddaluno-150x150

 

Era il 1972 e scrivevo un racconto lungo nel quale immaginavo un viaggio durante il quale la “formazione” di uno dei protagonisti, un ventenne accompagnato da un amico più maturo, avviene attraverso i ricordi e non attraverso le esperienze dirette. A questo racconto, “I giorni”, fu abbinato un altro, scritto dal mio amico Raffaele Adinolfi, noto studioso di archeologia e storia locale nonché Insegnante di Latino e Greco, il cui titolo è “La notte”, e verrà pubblicato su questo Blog dopo le 12 parti da cui è composto “I giorni”. (g.m.)

PRIMA PARTE

E all’isola Eèa venimmo; qui stava

Circe ……………………………………..

……………………………………………..

Qui con la nave ci avvicinammo alla punta, in silenzio,

fin dentro il porto riposo di navi: un dio ci guidava.

Poi, sbarcati, due giorni e due notti

giacemmo, mangiandoci il cuore di stanchezza e di pena.

(Omero, Odissea, X, vv. 135-36 e 140-43)

 

 

Strada diritta, lunga, senza grandi paesaggi. Tutta pianura. Qua e là, venditori di generi alimentari fra i più vari. Al di là dei recinti, sterpi di macchia, le bufale con la loro pelle bruna dal sole e dal letame. Gli acquitrini lasciavano la loro impronta un po’ dappertutto. Il pino marittimo nano ci accompagnava. Ai margini della strada, qualche giovane viandante straniero autostoppare, col suo cartello di tela e il suo dito sempre pronto. Il traffico non era poco, questa via era sempre tra le più intensamente solcate. Da mezz’ora in auto, senza scambiarci ancora una parola. Di preciso non sapevamo niente. Ci piaceva fare così. Non sapevamo perché eravamo lì su quella strada, non sapevamo dove saremmo andati. Di una sola cosa eravamo convinti, che ci sarebbero stati giorni di vacanza. L’anno, per tutti e due, non era stato dei più sereni. Io venivo fuori da molte delusioni e da qualche insuccesso negli studi. Il mio amico, da travagli spirituali. “Dove si va?” Avevamo pensato, qualche giorno prima, di andare a trascorrere una breve vacanza, la nostra, a Ponza. Ci avevamo ripensato. “Andiamo in qualche posto, qualsiasi sia”: Poi tutto piombato nell’incertezza. Il posto lo avremmo scelto all’ultimo momento. Le isole a me sono sempre un po’ piaciute, forse anche per questo avevo una certa predilezione per Ponza. “Beh, allora facciamo come vuoi, andiamo a Ponza, ma… se mi stanco, te la vedrai tu!” Andavamo a Ponza, l’avevo vinta! In tempo di alta stagione, senza una prenotazione in albergo, col rischio di dormire all’aperto. “Se… mi stanco, te la vedrai tu!”. Di albergo in albergo per postulare un posto non sarebbe stata cosa poco faticosa. Cominciai a sfogliare le guide turistiche (cominciai?) a studiarmi le piantine dell’isola e quelle delle isole circostanti. La topografia e la cartografia erano state sempre la mia passione, forse perché furono oggetto del mio primo esame all’Università. Immaginavo già, così dalle carte, quale forma avesse l’isola: lì un faraglione, là una montagna, più in qua una spiaggia. Riempivo intanto di domande il mio compagno di viaggio e ad ogni risposta l’entusiasmo era crescente. Lui già c’era stato a Ponza, qualche anno prima, e mi fu molto prezioso nelle risposte. “Quanti abitanti ci sono… come è la gente…., come sono le strade… E man mano ne sapevo di più. Contatti umani che si avvicinavano, nuove conoscenze, amicizie. E la fantasia lavorava freneticamente. Tutto quello che importava massimamente nella mia vita era questo. E lo è tuttora. Mia madre quella mattina aveva pianto, alla mia partenza. Quanto è stupido fare così davanti a un figlio che parte per tre giorni! Talvolta immagino cosa potrebbe fare davanti alla mia morte! Per essere coerente dovrebbe stare a piangere tutta la vita. Ma io sono forte, non mi commuovo… e parto. “Ciao. Ti telefonerò non appena arrivati al posto prescelto”. E questo era per lei il maggior dolore: non saper di preciso dove io andassi. “Non appena arriviamo a Formia, fermami ad un telefono pubblico. Dirò a mia madre che andiamo a Ponza”. “Ma no, telefona da Ponza, stasera! Così si sentirà più sicura”. Il mio amico, mentre guidava sulla strada che porta a Formia, mi andava raccontando anche delle sue avventure, di quando era stato all’isola, l’altra volta; mi parlava di una comunità di ragazze, francesi; me le descriveva splendide ingenue e disposte ed il fatto mi eccitava non poco. La nostra vita, qui a Sud, scorre fin troppo monotona, per non lasciarsi accendere nell’immaginare simili venture. Ed una persona come me, che di tali casi ne aveva più fantasticati che corsi, poi… vi lascio immaginare cosa nutrisse nel corpo. Cominciavo già a programmare la mia vicenda, quando scorsi in lontananza il centro abitato di Gaeta e lo additai.

Gaeta

PASSIONE VIGOTRUFFAUT – pillole ZERO DE CONDUITE Pozzuoli 21 ottobre ore 18.00 LUX in FABULA

zero1

“Con Zero de conduite Vigo coglie l’occasione per mettere a nudo un aspetto inquietante dei rapporti umani e sociali, rivelando la natura del conflitto tra il mondo degli adulti e il mondo infantile, così come si radicalizza in un momento particolarmente delicato e denso di significato: il momento del confronto diretto tra le istanze creative dell’infanzia e le istanze normalizzanti della società degli adulti…..L’intento di Vigo non è quello di descrivere il mondo dei bambini e quello degli adulti da un ipotetico punto di vista più o meno documentato, ma, al contrario, è quello di dare immagini e parole al mondo dei fanciulli dal loro punto di vista esclusivo e tendenzioso, e dall’interno di quel mondo irrelativo; che non si pone in contatto, se non in negativo, con il mondo adulto….” (Maurizio Grande – VIGO – Il castoro cinema n.64 aprile 1979 – La Nuova Italia pagg. 50-51)

563537_329377607150335_456347080_n