PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 7

 

 

 

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PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 7

 

Tornare a casa dalla zona Mercato-Porto di Pozzuoli a quella collinare della Solfatara significava dover salire di quattrocento metri  e qualche centimetro ad una distanza di  poco più di cinquecento metri.  Avevamo rinunciato a prendere in considerazione i mezzi “pubblici” del tutto inaffidabili; peraltro in un impeto di fiducia avevamo anche acquistato i titoli di viaggio, incuranti in quel momento di poter essere sbeffeggiati dai compagni di avventura che ci avrebbero degnati di commiserazione osservando il nostro tentativo di obliterarli in macchinette quasi sempre in tilt.

“Saglite, saglite, signo’” aveva detto il conducente del bus a Marietta, quando in uno dei suoi viaggi di ritorno nella sua terra aveva mostrato  che non aveva i biglietti e “Cosa ha detto il signore?” le aveva controbattuto l’amica Angela, incredula, avendo ben compreso l’invito alla trasgressione civile. Ed allo stesso modo insieme alla delegazione di un’Amministrazione in visita al territorio gemellato avevo fatto io sulla linea della Cumana nel tratto “Terme puteolane – Bagnoli”. Ricordi di annata, ormai. Oggi, maturi ultrasessantenni, ci apprestavamo a pagare il fio delle birbonate, scegliendo di far ritorno a piedi, con una differenza sostanziale nella forza fisica e nella sopportazione di una umidità elevata.

La più agevole tra le salite ci sembrò quella dei Cappuccini e così ci avviammo, scegliendo tra l’altro di percorrere un tunnel  che attraversa la collina della Terra murata. Fino a più di settanta anni fa (io non l’ho mai visto in funzione) c’era la linea del tram che arrivava da Napoli lungo la litoranea.

Il percorso ci consentiva di ridurre il cammino e di avere una discreta ombra, anche se mista a qualche scarico di motorette rombanti.

Passammo a fianco della vecchia struttura del Cinema Mediterraneo, chiuso ormai da trenta anni, del quale però si vedeva ancora l’Uscita di Sicurezza e poi cominciammo lentamente a salire sulle comode larghe scale.

Attraversata la sede ferroviaria della Cumana cominciò la nostra ascesa e  “Village of Hope & Justice Ministry (onlus)” vedemmo scritto al termine della prima rampa.   Curioso ma il caldo, l’ora e il desiderio di “elevarci” prima possibile ci sconsigliò l’approfondimento.  Anche perché, girato l’angolo, fummo attratti da voci giovanili e da uno strano lampione sotto il quale c’era  una scritta amena ma molto attraente, “Lux in Fabula”, accompagnata dall’immagine della “lampada di Aladino”, così come trasmessa dalla nostra infanzia di visionari. Sarà stata pure la stanchezza ma quei due curiosi che siamo rimasti si spinsero a chiedere qualche informazione in più. I ragazzi furono molto contenti di accontentare il nostro desiderio di sapere. “Claudio, ci sono questi due signori che vogliono sapere di cosa ci occupiamo” uno dei giovani si era rivolto a qualcuno che era dentro, in uno spazio apparentemente angusto e colmo di oggetti e libri. Marietta ed io con il peso delle nostre “provviste”  e la leggerezza  della curiosità avevamo allungato il collo per capire chi fosse Claudio, mentre il parlottare dei giovani si era acquietato, forse anche in attesa di sapere chi fossimo noi, così curiosi ed interessati sia alla sosta in un ambiente più fresco sia alla possibile nuova scoperta di mondi a noi ignoti.

 

…fine parte 8….continua

 

Joshua Madalon

 

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