“Qui sono tutti matti” a partire da me

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“Qui sono tutti matti” a partire da me

Qualche giorno fa commentando alcuni dati sull’incidenza del Coronavirus rispetto ad altre patologie una mia amica oncologa concludeva: “Qui sono tutti matti!”. Ricevendo questo messaggio, non riuscivo però a comprendere chi fossero i “matti”. In realtà non avrei potuto comprenderlo, avendo io involontariamente (la mia non è una scelta condizionata dalla diffusione del virus) utilizzato una sorta di “quarantena” culturale: me ne sto per gran parte della giornata in casa in mezzo a migliaia di stimoli culturali, che mi distraggono dalla “catastrofe” mediatica. L’altra mattina Mary, svegliandosi un po’ più tardi del solito mi chiedeva i dati aggiornati sul contagio ed io le ho risposto che “non se ne può più…non c’è uno spazio libero dai bollettini di guerra…la tv non fa altro che questo…e io stamattina non l’ho proprio accesa!”.
Così, un po’ alla volta, sto comprendendo a cosa si riferisse la dottoressa, parlando di “matti”. Sono perfettamente convinto che quel che sta accadendo sia molto serio e grave: pur tuttavia occorre mantenere la calma e non farsi prendere dal panico, contribuendo ad aumentare così il numero dei “matti”.
Le isterie colletive non aiutano a superare la crisi. Occorre certamente rispettare le norme igieniche, anche se sarebbe stato bene farlo da sempre; ma non è mai troppo tardi per imparare. Sono quelle cose che ci aiutano a giustificare quel che ci appare come un sacrificio insormontabile. Ovviamente alcune indicazioni, come quella della “distanza di uno o, meglio, due (facciamo uno e mezzo) metri” non vanno interpretate in modo rigoroso: sarebbe molto comico vederci zigzagare per la strada o nei corridoi del supermarket alla ricerca di uno spazio di sicurezza. Intanto si evitino i luoghi pieni e si privilegino quelli meno affollati. Bene, perciò, aver chiuso le scuole; così, con l’accortezza di uscire poco, e con gli strumenti tecnologici sempre più avanzati utilizzati soprattutto dalle nuove generazioni, si potrebbero studiare forme alternative di trasmissione del sapere, sperando tuttavia di non dover corrispondere alle assurde pretese di quel Dirigente (!) preoccupato per il fatto che la chiusura straordinaria delle scuole avrebbe comportato un danno alla preparazione didattica dell’Istituto. A proposito di “matti” ci sono anche queste tipologie, che assestano un colpo di credibilità fortissimo alla validità della preparazione scolastica dei nostri studenti: basta lavorare sul “sapere” in modo esclusivo ed avviare invece un “saper fare”, che nella scuola italiana è fortemente carente. In Italia c’è ancora troppa accademia e troppi parrucconi vetusti a dettar legge. Chissà che un “virus” anche tanto pericoloso non ci aiuti in quella direzione.
E poi la grande confusione che alberga sovrana è dovuta proprio a questo analfabetismo civile che caratterizza il momento. L’altra sera ho ricevuto la richiesta da parte di una giovane amica supplente temporanea di farsi accompagnare alla Guardia medica. Forse non era necessario ma la solitudine fa brutti scherzi e quindi mi sono prestato per accontentarla. Aveva seguito le indicazioni prescritte dal giorno prima, per cui per accedere occorreva prenotare telefonicamente l’appuntamento. Ed era tutto in regola: niente di che, solo un mal di gola persistente, qualche linea di febbre. Ma mentre attendevo che uscisse dall’ambulatorio sono passate altre persone che non avevano tuttavia prenotato e le Guardie giurate le informavano su come fare, commentando in modo improprio che “la legge non ammette ignoranza”. Purtroppo non di “legge” si trattava, ma di una prescrizione temporanea di tipo organizzativo tesa ad evitare assembramenti pericolosi per la diffusione della patologia virale; e poi solo da poche ore era stata comunicata: fino al giorno prima chi aveva bisogno in giorno festivo o feriale notturno di un controllo ne poteva usufruire senza alcun preavviso. Ecco, dunque, che – guardandosi intorno – i matti li scopriamo un po’ dappertutto, a partire da noi stessi, ovviamente.

Joshua Madalon

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