A POZZUOLI primissimi anni Settanta del secolo scorso – il GUAP: “Il piccolo caffè” di Tristan Bernard nella rielaborazione dialettale di Enzo Saturnino (parte prima)

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A POZZUOLI primissimi anni Settanta del secolo scorso – il GUAP: “Il piccolo caffè” di Tristan Bernard nella rielaborazione dialettale di Enzo Saturnino (parte prima)

Nella prima metà degli anni Settanta a Pozzuoli molto vivace era la presenza di gruppi teatrali, filodrammatici e collettivi, impegnati a rappresentare diverse opere, soprattutto riadattandole. Ebbi modo di essere tra questa parte della gioventù, non impegnata in modo diretto nell’attivismo politico che pure era in auge (noi spesso venivamo visti come disimpegnati, ma il nostro lavoro sotto traccia ha creato un humus socio culturale che ha dato frutti) ma che si preoccupava di realizzare rivisitazioni, adattamenti anche allo scopo di preservare il nostro dialetto, che ha una sua storia molto particolare.
Quello che segue è la presentazione di uno dei lavori ai quali partecipai direttamente, sia nella fase istruttoria (scelta del testo e lavoro di riadattamento) sia in quella artistica dalla scelta degli interpreti sino alla messa in scena vera e propria.

Siamo qui a presentarvi un nuovo lavoro del Gruppo Universitario Artistico Puteolano, dopo quello che riscosse il più vivo successo e che per forza maggiore fu messo in scena solo una volta nella nostra città, Pozzuoli: ci si riferisce a “’O Vico” di Raffaele Viviani.
Allora, la compagnia era agli esordi. Oggi, dopo alterne vicende, il G.U.A.P. si ripropone al pubblico con questo lavoro di Tristan Bernard, che il bravo regista Saturnino potendo contare su altri validi elementi ha adattato nel nostro dialetto. Protagonista nelle vesti del cameriere Alberto, il nostro maggiore attore Alberto Carmidio, cioè Carmine Amodio che ha scelto per sè quello pseudonimo: il suo talento e la sua abilità scenica sapranno ben interpretare il ruolo assegnatogli. Accanto a lui le attuali maggiori brillanti giovani attrici del teatro puteolano: Luisa Cavaliere e Alina Zinno. Di entrambe conosciamo la grande passione, l’amore che esse portano al teatro affrontando insieme a tutti gli altri gli enormi sacrifici, cui si dedicano tutti quelli che impegnano gran parte del loro tempo libero per un hobby. Anche se, occorre dire che per tutti noi il teatro non è solo un hobby. Siamo pervicacemente a confermarlo: la nostra è una vera e propria seria ambizione. Nei loro rispettivi ruoli queste due giovani dimostreranno di saperci fare e di possedere una vera e propria “vis drammatica”, con la quale loro come tanti attori ed attrici di razza si trasformano diventando personaggi. Biagio Cassese dopo il successo de “’O Vico” non si è fermato. Con questa ultima interprretazione potrà ancora una volta fornire una valida prova di fronte al pubblico e verrà senz’altro premiato. Suo complice, in una losca faccenda di cui non vi diremo molto, sarà un signore, interpretato da Andrea Basile, che esordisce nella nostra compagnia in una parte che lo pone nettamente in luce, rendendo questo personaggio in maniera precisa in modo da non alterare il significato del testo originale che pur sembrava all’avvio delle prove potersi perdere tra i rivoli del nostro vernacolo.
Abbiamo iniziato con Basile il discorso sui debuttanti: dobbiamo a questo punto accennare al lavoro continuo, alla cura talora pignola che il bravo regista Enzo Saturnino ha saputo dedicare agli ultimi arrivati.
Li ha nutriti, imboccandoli, li ha creati, fornendo demiurgicamente l’humus vitale necessario per iniziare una nuova vita: da attore a personaggio. Anna Maria Indiveri e Rossella Parisi sono allieve dell’Istituto Magistrale. Per un puro caso qualcuno ( e sembra la solita montatura pubblicitaria) un giorno le notò e le indicò come probabili perfette interpreti dei ruoli di “Cassiera” e di “Ivonne”. Da allora non ci furono dubbi: sarebbero stati quei personaggi. La loro grazia, il sorriso che sanno regalare, la loro allegra e squillante risata hanno riempito di gioia le seriose serate delle nostre prove, contribuendo a portare un po’ di sana giovane allegria.
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