L’acqua calda, i “gonzi” e lo zio Sam

L’acqua calda, i “gonzi” e lo zio Sam

La classica scoperta dell’acqua calda è quella che è stata diffusa recentemente “ad arte” (cioè di proposito, deliberatamente per ingabbiare i “gonzi”, ovvero “Persona tarda e stupida che si lascia facilmente raggirare”) per suscitare una reazione di rifiuto verso il “grave” rischio che si va correndo (la vittoria della Destra nella Regione più “rossa” che “c’era una volta” – ed il ricordo si indebolisce con il tempo che scorre): in Toscana (per l’appunto la Regione “rossa” di cui sopra) il Centrodestra tallona a pochi punti di distanza il Centrosinistra in vista del traguardo delle prossime Regionali di settembre.
L’intento è quello di continuare nella pratica del “ricatto” morale puntando il dito accusatorio come un novello “zio Sam” che in questo caso, diversamente dall’intenzione “bellica” del vecchio zio a stelle e strisce, intenderebbe colpevolizzare l’elettore incerto o recalcitrante, quello che più volte ha dovuto “turarsi il naso” (pian piano turandoselo, ha rischiato anche di morire) e sopportare le indigeribili candidature e proposte programmatiche.
La lezione della Historia, quella anche “popolare”, ci racconta che “la corda – a furia di tirarla – si spezza” ed i sentimenti popolari sono molto spesso imperscrutabili, perchè collegati a “percorsi” poco praticati dalla Politica. Ti ritrovi con il culo per terra e te ne accorgi solo quando non riesci nemmeno a rialzarti.
Occorrerebbe, “ma non ce ne è mai il tempo” (è un “mantra” che cela la volontà di non aprire alcuna discussione critica all’interno delle varie posizioni politiche = mi riferisco particolarmente a quelle di Sinistra) fermarsi ed avviare un momento di autoanalisi degli errori prima di procedere. La pretesa di rappresentare in toto la posizione politica della Sinistra in modo dogmatico ed ideologico della parte minoritaria e la presunzione di poter usufruire della “stanchezza” e delle “paure” della vittoria delle Destre rappresentata dal PD finiscono per essere una costante venefica.
L’incapacità di comprendere che al di sopra di tutti vi siano i bisogni primari (senza escludere quelli secondari che rendono minimamente degna l’ esistenza) e che non vi è Destra o Sinistra che se ne possano occupare in maniera esclusiva. Le battaglie per i “diritti” perduti non hanno colore; le battaglie per la conquista dei diritti sono “comuni”: tutto il resto è strumentalizzazione a favore delle diverse coalizioni o posizioni politiche.
La differenza tra Destra e Sinistra non sta nelle enunciazioni programmatiche e coloro che hanno perso la speranza per se stessi e per i propri figli o nipoti non fanno più differenza alcuna tra Destra e Sinistra. C’è una Cultura-melassa lattiginosa che non consente ad una larga parte della popolazione (sempre più larga) di poter serenamente valutare le differenze ed è stata progressivamente deprivata della capacità critica. Tutto questo ha avvantaggiato un ceto politico bipartisan camaleontico prontissimo alla compromissione, poco più che autoreferenziale; d’altra parte i sostenitori della Sinistra nuda e pura non hanno mai voluto adeguare i loro ferri del mestiere, non certo acconciandosi pedissequamente alle ipocrisie compromissive ma riconoscendo perlomeno che in un processo moderno occorre abbattere i vecchi muri ideologici e convincersi che per procedere in un cammino virtuoso gli “interessi” comuni tra imprenditoria e lavoro vanno coltivati ed incentivati in modo nuovo; occorre innanzitutto partire dal riconoscere che anche l’Impresa è parte del mondo del lavoro.
Questo, ovviamente, è troppo, troppo avanti sono andato. Mi rimane, per ora, da dire che “forse” una sconfitta potrebbe spingere a quella analisi critica (autocritica) di cui la Sinistra (le Sinistre) ha bisogno.

Joshua Madalon